giovane critica - n. 33 - inverno 1973

e ci sentiamo, in questa come in altre direzioni, del tutto liberi e autonomi •. La libertà e l'autonomia furono del resto testimoniate ad abundantiam dalla platea congressuale, che· riservò una sonora fischiata al segretario del partito, onorevole Rumor, li quale, nel suo saluto, venne a chiedere agli aclistl di far valere le loro critiche all'interno della DC: con singolare intempestività, cioè, Mariano Rumor veniva a ripetere una proposta entrista che le AGLI avevano appena rifiutato. La sapiente regia congressuale aveva previsto, dopo il saluto di Rumor, l'intervento del presidente delle AGLI torinesi, Ettore Morezzi. Morezzi era allora uno dei pochi intellettuali cattolici che avesse rifiutato l'apartheid pacelliano: formatosi nella FUCI. segretario nazionale dell'Intesa, poi presidente dell'UNURI nel '59, era passato alle AGLI. diventando uno dei delfini in pectore di Labor. A Rumor ricordò che li tempo dell'entrismo era finito. e che l'unico rapporto possibile, fra AGLI e DC, era quello fra entità autonome. L'altro delfino, quello che avrebbe effettivamente preso il posto di Labor - Gabaglio - a sua volta ricordò come • per molti militanti le AGLI siano state e siano un punto di riferimento e di incontro per superare lo sconforto di una battaglia politica che spesso sembra tradire le grandi premesse ideali da cui era pure partita •. L'orizzonte culturale in cui si muove questa Iniziativa della sinistra cattolica è quello del cosiddetto •pluralismo•: quello della rivendicazione, cioè, dell'autonomia della società civile rispetto ai partiti. Lo teorizza apertamente Labor al già citato convegno di Lucca, quando afferma • che li partito è solo una delle componenti della società, che esistono altre forze traenti, altre spinte e sollecitazioni autonome, alle quali li partito non può sovrapporre la propria sintesi se non a patto di riconoscerne l'autonomia effettiva e non strumentale •. Lo teorizza Donat Cattin. alla tavola rotonda sull'unità sindacale, quando individua nel • maturare della mentalità del pluralismo • la condizione per una • unità organica del movimento operaio sul piano sindacale • che • abbia in sé un significato politico •. L'uso tattico del pluralismo è una costante del pensiero politico cattolico, specialmente italiano. Cominciò padre Taparelli d'Azeglio, esaltando le autonomie locali e aoclall oontro li centralismo Implicito nella 23 semirivoluzione risorgimentale; prosegui don Sturzo, usando le autonomie per infrangere il non expedit; se ne ricordò Felice Balbo - e ancor piu i suoi epigoni - quando dovette superare l'esperienza cattolico-comunista senza aderire alla Democrazia cristiana. Tatticamente. l'esaltazione del • pluralismo • è sempre servita a giustificare le posizioni eterodosse, ma • ubbidienti •, all'interno del mondo cattolico. Culturalmente, questo tipo di • pluralismo • risponde in parte all'esigenza di rifiutare la politica che è propria di ogni alienazione religiosa: lo Stato è una sovrastruttura di origine mondana, che ipostatizza valori più genuinamente vissuti nella società civile. Per i cattolici, quella del • pluralismo • è un'uscita di sicurezza che consente di affermare l'autonomia di classe senza superare il dogma del la società aconfiittuale. Non a caso, nello stesso periodo in cui le AGLI enuclevano la propria autonomia, i gesuiti di San Fedele scoprivano che le classi esistono, ma sostituivano alla lotta di classe marxiana il concetto aconflittuale di • azione di classe •. L'organicismo proprio della • dottrina sociale cattolica • - ancora presente, benché sublimato. nella Pacem In terris - soprawiveva al suo superamento teologico, verificatosi col Concilio. Sul piano culturale, insomma, la sinistra cattolica impegnata In politica si attestava su temi appena arretrati rispetto alle tensioni nuove - ma non ancora esplorate - prodotte dal Concilio: quanto bastava a Mario Gozzini - protagonista, con La Pira, Giovannoni ed altri, di un'effimera scissione della DC fiorentina orientata alla costruzione di un partito • conciliare • - per chiedere senz'altro, al convegno di Lucca, lo scioglimento della DC, In quanto • la politicizzazione a oltranza dell'esperienza dei cattolici italiani in questo ventennio ha sicuramente esercitato un'azione di freno o addirittura di impedimento sugli sviluppi in piani piu direttamente e immediatamente religiosi •: ma quanto era Insufficiente per fondare, con chiarezza, nuove prospettive di impegno politico. Né la polemica radicaleggiante di Wladimiro Dorigo e di Questltalia indicavano, allora, una via culturale praticabile. Fino al '68 la posizione di questo gruppo si qualifica piu per li suo isolamento dal mondo cattolico nella sua complessità, che

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