giovane critica - n. 33 - inverno 1973

20 valsero a chiarire che l'esorcizzazione morotea dei • rischi • del centro-sinistra, operata al Congresso di Napoli del 1962, non era stata un'operazione tattica, ma una scelta strategica: il centro-sinistra non si proponeva di essere strumento di accelerazione, ma di stabilizzazione degli equilibri politici. E infatti, invece di produrre una nuova egemonia nella DC. modificava a favore della destra i rapporti di forza all'interno del PSI. La prospettiva dell'unificazione socialdemocratica minacciava di rendere definitiva l'involuzione: non a caso l'ultima battaglia in campo aperto che la sinistra democristiana condusse fu quella contro l'elezione di Saragat alla presidenza della Repubblica, alla fine del '64. L'involuzione del quadro politico di centro-sinistra coincide con un altro fenomeno, di portata assai piu vasta e di segno indiscutibilmente positivo, che contribuisce a mettere in discussione lo spazio tradizionale della sinistra cattolica: la deconfessionalizzazione post-conciliare del mondo cattolico. Essa non investe i vertici ecclesiastici, specialmente a livello • pastorale •, cioè di prassi politica e di gestione del potere: infatti, proprio nel corso dell'elezione presidenziale di fine '64 si avrà un durissimo intervento della Santa Sede, che richiama le sinistre democristiane alla disciplina di partito proprio mentre il braccio secolare - rappresentato dalla Direzione DC - sospende per sei mesi dal partito De Mita e Donat Cattin, rei di essersi opposti a trattative coi fascisti. Dopo l'elezione di Saragat. nei primi giorni del 1965, Paolo VI presenzia addirittura a un'adunata dei redivivi Comitati civici, e pronunzia parole estremamente gravi per l'autonomia della DC. La pressione clericale, comunque. si esercita di fatto, attraverso l'uso accorto dei vari strumenti del potere ecclesiastico, mentre trova sempre minori giustificazioni in sede dottrinale. Il messaggio di libertà del Concilio non solo ha messo per sempre in soffitta l'armamentario ideologico del cattolicesimo reazionario, ma - sottolineando fortemente la dimensione escatologica della missione ecclesiale - ha anche vaccinato i cattolici progressisti dal rischio dell'integrismo di sinistra. La cosiddetta • dottrina sociale della Chiesa • ha una sua evoluzione abbastanza coerente dalla Rerum novarum del 1891 alla Pacem in terris del 1963: quest'ultima enciclica, col suo giusnaturalismo laico ispirato alla Carta di San Francisco, rappresenta il tetto invalicabile di questa evoluzione. La costituzione conciliare Gaudium et spes, come del resto alcuni documenti pontifici postconciliari (la Populorumprogresslo, per esempio]. rappresentano un salto di qualità rispetto all'elaborazione precedente, in quanto non pretendono di delineare una società perfetta, aconflittuale, né rivendicano alcuna autonomia a una ipotetica ideologia cattolica, ma si propongono piuttosto di ispirare cristianamente ogni progetto umano (riconoscendo non solo, come faceva la Pacem in terris, l'autonomia dell'azione politica (la famosa distinzione fra • errore • ed • erranti • J. ma anche l'autonomia dell'elaborazione ideologica, o piu precisamente della teoria politica. Le conseguenze di questa vera e propria rivoluzione del pensiero cattolico sono di encrme rilievo a livello politico-culturale. L'unità politica dei cattolici non ha piu nessuna giustificazione dottrinale. e la stessa esistenza di partiti • di ispirazione cristiana • si rivela concettualmente insostenibile, quando l'ispirazione cristiana viene intesa dalla Chiesa come contributo adeguato ad ogni progetto umano. La stessa unicità delle organizzazioni laicali di apostolato o di azione sociale perde di senso, in quanto legata a una concezione istituzionale della Chiesa. Sorgono i gruppi spontanei. i cui membri sono in larga parte quadri dell'Azione cattolica desiderosi di sperimentare, senza coinvolgere responsabilità gerarchiche, un nuovo modo di essere cristiani fra gli uomini. In questa fase i gruppi spontanei semplicemente si disinteressano della politica, e si impegnano piuttosto in una testimonianza diretta del messaggio conciliare. Con ciò privano di quadri la sinistra democristiana, che era stata il tradizionale punto di riferimento politico del mondo cattolico militante. La maggioranza dorotea della DC. dopo aver cautamente ipotizzato una dimensione esplicitamente aconfessionale del partito, rettifica il tiro, nella preoccupazione di non fornire alibi a eventuali scissioni a sinistra. Fa promuovere, da cinque intellettuali cattolici di sicura fede - lo storico Gabriele De Rosa. i I filosofo del diritto Sergio Cotta, l'italianista Vittore Branca, il filosofo Cornelio Fabro e Vittorino Veronese, uomo di fiducia del Vaticano - un

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==