giovane critica - n. 33 - inverno 1973

una grande battaglia aperta e comune, fuori dalle etichette di "vero comunismo" e "vero socialismo cristiano", capace di arrivare a coinvolgere anche una parte di questa latente situazione di rivolta nella società sfruttando il momento elettorale oppure dall'altra il rifiuto del meccanismo istituzionale come estraneo agli scontri ed al conflitti reali •. Sempre dando per scontata l'esistenza determinante di un • movimento reale • che dà vita a • scontri e conflitti reali • al di fuori delle istituzioni. Ma anche fra sconfitti si gioca a scaricabarile. Capita cosi che sul Manifesto Lidia Menapace spieghi che la fine del MPL è la • fine di una proposta "graduale" •, e che non coinvolge, quindi, le proposte non graduali di cui il suo giornale è portatore. • Il punto sul quale bisogna battere è la disJocazione di classe, la radicalità del distacco dall'interclassismo cattolico • afferma la Menapace: • su questo punto politico bisogna chiamare i compagni credenti a dislocarsi, cioè su una precisa discriminante rivoluzionaria •. Infatti • qualsiasi addomesticamento o attenuazione, qualsiasi discorso di gradualità e passaggio indolore è destinato a rafforzare la DC o il PCI •. E argomenta: • Per quale ragione, invero, uno che ha come punto di riferimento la sinistra democristiana dovrebbe essere attirato da un discorso che punta ugualmente sulle riforme, sul quadro costituzionale, nel rapporto con le istituzioni? • Tutto bene, salvo spiegare come mai chi ha rifiutato la proposta • graduale • del MPL non tia accettato nemmeno la proposta radicale del Manifesto, nonostante due anni di corteggiamento alla sinistra aclista e alla sinistra sindacale e la presenza, nel gruppo del Manifesto, di molti militanti provenienti dal movimento cattolico, come la stessa Menapace. Questo per dire che dopo aver preso 120.000 voti, pari allo 0.4% del corpo elettorale, l'autocritica deve essere seria e approfondita, non che non ci deve essere. Sarebbe stato facile anche per noi dare una spiegazione parziale dell'insuccesso, e uscirne puliti a incrementare la • continuità •e la • resistenza •, concetti tanto popolari fra gli sconfitti del 7 di maggio. Fare autocritica fino In fondo significa invece andare a cercare nella storia di questi ultimi anni la radice di un insuccesso che non è solo nostro. 19 E significa soprattutto individuare con esattezza i presupposti culturali e politici del tentativo del MPL. Schematicamente, col MPL si è tentato di offrire una risposta a tre tipi di problemi, nessuno dei quali - fermo restando il fallimento di questo tentativo - può dirsi risolto per altra via: 1) il problema della sinistra cattolica, che dopo essersi battuta per un decennio per una diversa dislocazione della DC (• apertura a sinistra • J si vedeva soffocata dal nuovo equilibrio politico, proprio in una fase in cui il Concilio demistificava ogni giustificazione confessionale dell'unità politica dei cattolici; 2) il problema di un rinnovamento ideologico delle sinistre di tradizione marxista, che approfondisca il nesso democraziasocialismo sia nella prospettazione di un modello di società futura. sia nella definizione delle strategie per la presa del potere nelle società capitalistiche occidentali; 3) il problema dell'alternativa politica nel tempo breve, e cioè del rafforzamento - quantitativo - della rappresentatività della sinistra, in modo che ne risultasse accresciuta l'egemonia sulla società italiana e quindi credibile la proposta alternativa. Queste tre esigenze - distinte, ma non opposte fra loro - sono venute alla luce attraverso processi specifici, e sfasati fra loro nel tempo: anche per questo, oltre che per comodità di esposizione, è il caso di trattarne separatamente l'evoluzione. Il dilemma della sinistra cattolica: diaspora o autonomia Dal 1964 al 1967 la sinistra cattolica è costretta a confrontarsi con tutte le contraddizioni della sua collocazione politica eculturale. Si è consumata per dieci anni nella lotta per l'apertura a sinistra della DC,. assegnando all'alleanza coi socialisti il compito di modificare definitivamente gli equilibri interni al partito di maggioranza, e di imprimere un'accelerazione decisiva nell'evoluzione degli equilibri politici. Il famoso titolo col quale l'Avanti! di Lombardi salutò il primo centro-sinistra (· Da oggi ognuno è piu libero •J può darsi che non rappresentasse per nulla l'opinionedella base sociaIista, ma senz'altro interpretava lo stato d'animo della base popolare cattolica. La notte di san GregoriC> - ma, ancora prima, la liquidazione di Sullo e della sua legge urbanistica -

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