14 teorizzando che non ha plu senso la distinzione tra privato e pubblico. D. Vogliamo ora proporti il discorso del!'immagine - diciamo cosi - della società futura. Non diciamo ovviamente di metterci a tavolino e fare un bel disegno di quel che dovrebbe essere la società del futuro, ma almeno alcune sue caratteristiche, alcune sue strutture. Altrimenti resta lntederminato lo stesso discorso sull'incontro delle componenti storiche della nostra società. A. Nessuno di noi naturalmente vuole abbandonarsi alle profezie e quindi nessuno pensa che si possa costruire e disegnare un bel modello da presentare. Credo che l'immagine di una società futura possa scaturire da un'analisi piu approfondita della fase che stiamo vivendo, quella del • meccanismo unico •. Approfondendo l'analisi di questa fase, io credo che potremmo arrivare a disegnare ed individuare alcuni tratti caratteristici, alcuni In positivo, altri in negativo, della società per cui stiamo lottando. Innanzitutto possiamo dire che questa società del futuro non è una società monolitica ma pluralistica dal punto di vista economico e delle imprese, dal punto di vista sociale, politico e dei partiti. Inoltre è una società che tenterà di regolare questo rapporto tra economia e politica a vantaggio del momento politico. E' una società quindi democratica che cercherà di organizzare democraticamente il formarsi delle grandi determinazioni e delle grandi scelte e di imporle al momento economico. E' una società in cui non scomparirà il mercato, un mercato che subirà le scelte, le grandi determinazioni, delle forze politiche ma che continuerà a funzionare come meccanismo di controllo, dell'economicità e dell'efficienza di queste scelte. E' una società nella quale, rispetto a quella attuale, ci saranno piu forze impegnate a produrre; quindi una società che disporrà di maggiori risorse oltre che di minori sprechi, perché cercherà di annullare o almeno di ridurre al massimo tutte le posizioni di rendita. E' una società di transizione che attraverso una programmazione sostenuta da una forte volontà politica - il che implica un massimo di consenso e di egemonia - uscirà dall'attuale crisi del • meccanismo unico •: un meccanismo in cui il momento della politica è oggi continuamente sacrificato a quello dell'economia, con conseguenze gravi per la stessa libertà e democrazia. La programmazione garantirà che la domanda da consumi sociali sostituisca la domanda ripetitiva, • opulenta ., oggi alimentata dalle diffuse posizioni di rendita. E' una società in cui la classe operaia dovrà avere una condizione nuova nella fabbrica e fuori della fabbrica (nel permanere di una libera dialettica tra dimensione sindacale e dimensione politica dei problemi) ma in cui avranno un Importante ruolo i ceti medi produttivi delle città e delle campagne e l'iniziativa imprenditoriale privata. La società. ho detto, sarà programmata ma non in modo accentrato, burocra• tico. Al contrario. Essa avrà una programmazione che, proprio perché scaturita da un processo democratico, dovrà tener conto di una molteplicità di sedi di sovranità (centrali e periferiche: Regioni, comuni, oltre che comunitarie). di scelte e di iniziative economiche. Tutte queste cose, evidentemente, non potranno aversi senza uno spostamento di potere e senza un mutamento del segno di classe di questo potere pur nell'ambito di un vasto sistema di alleanze. Quest'arco di alleanze deve essere in Italia particolarmente vasto data l'ampiezza delle forze oggi f~rzat~mente cointeressate alla rendita e il cu, ruolo economico va positivamente assunto in un quadro rinnovato.
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