10 sciuto pubblicamente durante il tredicesimo congresso - la lotta per le riforme è stata vista come prevalente proiezione e continuazione della lotta operaia: quello che abbiamo chiamato un operaismo di fatto. In questo modo le riforme non muovevano le grandi masse e un grande blocco di alleanza. A volte, ha pesato una sfasatura, di contro, tra lotta sindacale e battaglia parlamentare. E questo proprio perché la lotta sindacale ha una sua logica, le scadenze contrattuali e determinate vertenze. Ma anche il calendario parlamentare ha delle scadenze. E noi ci siamo trovati a volte in situazioni in cui questi due calendari non coincidevano tra loro. Noi da una parte pensavamo di affidare la lotta per la riforma urbanistica, ad esempio, al sindacato il quale però in quel momento era occupato in una grande lotta contrattuale. Abbiamo avuto parecchie di queste sfasature: sulla casa, sulla sanità, sulla riforma della pubblica amministrazione. Ne abbiamo avuto una perfino sulla lotta per le pensioni. Abbiamo sfondato solo quando siamo riusciti a trovare un momento di raccordo tra la lotta per le pensioni in sede politica-parlamentare e in sede sindacale. La prima volta siamo stati sconfitti perché c'è stata questa sfasatura. Se poi vogliamo andare ancora oltre in questo discorso della verità, dobbiamo tener conto che alla delimitazione di principio nei riguardi dei comunisti si contrapponeva poi nella pratica da parte della DC e del governo una continua trattativa con essi in sede parlamentare. E ciò è continuamente avvenuto, chiunque sia stato il capogruppo democristiano, fino ad Andreotti, perché altrimenti il parlamento non avrebbe funzionato, data la nostra forza e il nostro peso che non si possono evidentemente ignorare. L'assurdo è che la trattativa è avvenuta non già sulle grandi linee, ma proprio per questo suo carattere di compromesso parlamentare in extremis, su alcuni nodi parziali. Il che ha avuto un prezzo. Per cui alcune leggi sono nate in modo distorto, con un determinato quadro di impostazione e poi con una serie di contraddizioni interne dovute ai rapporti di forza che di volta in volta si stabilivano in parlamento. Le cose sarebbero andate ben diversamente se avessimo avuto un ribaltamento di quest'impostazione. E noi abbiamo cercato di operarlo ad esempio proprio quando si avviò il discorso sulla programmazione. Nessuna forza può imporre una programmazione democratica, che comunque comporta sempre un certo momento di coercizione, senza un rapporto serio con il partito comunista. Da qui la nostra proposta: accordiamoci sulle grandi linee della programmazione, stabiliamo su queste un rapporto delle grandi componenti popolari - ciò che non voleva dire il Partito Comunista al governo o anche solo nella maggioranza - mentre restiamo differenziati su una serie di fatti anche cospicui, sostanziosi. Procedendo in tal modo, su alcune grandi scelte di fondo e sui tempi di attuazione per renderle compatibili fra di loro e con tutto il resto, si poteva trovare un accordo. Abbiamo avuto invece una trattativa su una serie di cose sminuzzate ed è chiaro che ciò ha finito per aggravare il quadro generale. Anche tenendo conto di ciò oggi noi diciamo che non si tratta di tornare al centro-sinistra ma di invertire la tendenza in direzione di un incontro tra queste tre componenti sulle grandi scelte e sulle grandi linee e sulla prospettiva di questa società. Il che non significa che il Partito Comunista deve andare subito al governo. e non esclude una serie di fasi intermedie che è inutile stare qui a disegnare a tavolino in quanto dipendono dai fatti, dalle lotte, dai rapporti concreti tra le varie forze poi itiche. Se non si realizza questo incontro, noi possiamo correggere gli aspetti peggiori del centrosinistra ma non usciremo stabilmente dalla crisi. D. Supponiamo che il quadro politico si decantasse. Nell'ambito della politica economica quali sono le due o tre cose compatibili tra loro per un diverso meccanismo di sviluppo da proporre? Quali sono cioè i due o tre temi sui quali fare perno in un momento del genere? Tenendo presente che voi comunisti avete fatto dei passi importanti In questa direzione ultimamente. Quando Berlinguer dice • alt alla mano pubblica •• cl pare che teoricamente ■i vada In una direzione ben diversa da quella dell'accordo ■oclalistl-comunlstl In Francia, dove ■i punta tutto sulle nazionalizzazioni. R. Per l'avvio di questo incontro è necessario prima di tutto un approfondimento comune, attraverso un confronto sulle carat-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==