giovane critica - n. 33 - inverno 1973

trovavamo in una situazione di risorse non adeguate a risolvere contemporaneamente i problemi dello sviluppo Intensivo e dello sviluppo estentivo. l"aggravarsi del problema della competitività e l'attuale politica hanno fatto precipitare questa contraddizione. Esiste dunque un problema di quantità delle risorse ma, come siamo andati sostenendo sempre più lucidamente negli ultimi anni, il problema della quantità dello sviluppo è legato al problema della qualità, e quindi a una modifica del meccanismo di accumulazione. In primo luogo occorre modificare l'attuale rapporto tra settore produttivo e settore improduttivo, rapporto che tanto il centro-sinistra quanto il centro-destra, fino agli ultimi atti del governo Andreotti, hanno continuato a peggiorare. Oggi solo una persona su cinque può essere considerata in Italia un lavoratore produttivo. D. Proprio rispetto a questi problemi c'è stata una dialettica interna al centro-sinistra che non si può trascurare. Basti pensare alle vicende della nazionalizzazione della energia elettrica, al tentativo di riforma urbanistica, al tentativo di riforma della casa, battaglie che si sono risolte oggettivamente in una vittoria delle forze moderate del centro-sinistra, ma che sono state caratterizzate da una vivacità interna alla coalizione che il Partito Comunista non ha sempre saputo valorizzare. Alcuni del protagonisti del progetto di riforma urbanistica hanno detto che in quel momento I sindacati non Il aiutarono. la riforma urbanistica mori senza clamore. R. Non credo si possa negare che ci sia stato da parte nostra un continuo tentativo di stimolo critico e di aiuto alle forze che cercavano di operare nel modo migliore all'interno del centro-sinistra. Quando parlavo prima di opposizione particolare, mi riferivo proprio a questo. Noi abbiamo combattuto il centro-sinistra nella consapevolezza che non si trattava soltanto di condurre una battaglia dall'esterno ma anche di fare una battaglia in collegamento con le forze che dall'interno spingevano verso determinate soluzioni. Oui naturalmente I temi da affrontare sarebbero parecchi. Innanzitutto cl sarebbe da ripensare criticamente a tutto Il discorso sulla programmazione e al tempo che si è perduto Inseguendo un disegno tutto sommato tee9 nocratico, sganciato dalla realtà. E' un grosso tema. Il secondo tema che si deve ripensare è quello del rapporto con i sindacati, che è stato impostato dal centro-sinistra in modo sbagliato per il prevalere di quella concezione tecnocratica della programmazione. Ed eccoci di fronte alla polemica sulla politica dei redditi, tema che, se non ha raggiunto in tutte le forze del centro-sinistra gli accenti ossessivi che ha avuto in la Malta, è stato portato avanti anche da parte di alcune componenti del Partito Socialista. Si è coltivata l'illusione che il rapporto più utile con i sindacati potesse essere un rapporto triangolare a tavolino: una cosa che se non era politica dei redditi, poco ci mancava. E ciò senza rendersi conto che ad una programmazione che avesse voluto veramente incidere nell'intreccio tra rendita e profitto era essenziale una libera dialettica e una vera autonomia sindacale. Il centro-sinistra ha sbagliato su questo tema non soltanto per un vizio culturale. In realtà il centro-sinistra ha sempre patito la delimitazione della maggioranza a sinistra, e un proclamato non rapporto con il Partito Comunista, da una parte, e la consapevolezza che non si potevano fare certe cose senza il contributo della maggioranza della classe operaia, dall'altra. Si è tentato di aggirare l'ostacolo e di risolvere questa contraddizione cercando di instaurare il rapporto in sede sindacale anche su temi e terreni che sono propri della sfera politica. E ciò ha portato ad una confusione e a un peggioramento della situazione. E' interessante notare che proprio quelli che tuonavano contro il pansindacalismo, tendevano poi a fare dei sindacati i protagonisti di tutto, fino al punto che in certi momenti il parlamento avrebbe dovuto limitarsi a registrare quello che il sindacato aveva fatto. Ciò è awenuto, ad esempio, per la riforma della pubblica amministrazione. E questo non tenendo conto che nella lotta del sindacato degli statali non può non prevalere un momento corporativo rispetto ai momenti degli interessi generali della società Il momento sindacale è indispensabile ma non è sufficiente. Anche in noi ha pesato in taluni casi una visione troppo sindacale dei problemi. Anche per questo errore - da noi ricono-

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