8 della democrazia). Nello stesso tempo risulta anche confermato il giudizio secondo cui ci si illudeva quando si credeva di poter attuare le riforme in modo pressoché indolore. lasciando immutato il modello di sviluppo. In fondo la filosofia del centro-sinistra era quella di continuare ad affidare la crescita del reddito ai meccanismi che l"avevano sostenuta fin"allora, supponendoli stabili per un periodo indefinito. D. Questo rilievo si può fare ad una parte del Partito Socialista, non a tutto. R. Questa illusione è stata tipica di tutte le forze del centro-sinistra, salvo piccole minoranze. La maggioranza del Partito Socialista partecipò di questa illusione. Non dimentichiamoci che siamo andati al centro-sinistra in una situazione di involuzione del Partito Socialista, di allentamento dei suoi rapporti con il Partito Comunista, di divisione della classe operaia. Se il Partito Socialista fosse stato convinto che fare le riforme richiedeva una modifica profonda del meccanismo di accumulazione, credo che avrebbe giudicato impossibile andare a un'operazione di tale portata percorrendo tappe come Pralognan, l'unificazione socialista, il superamento della divisione con la socialdemocrazìa e l'approfondimento delle divergenze con il Partito Comunista, il quale peraltro si trovava in una fase di profondo ripensamento critico iniziato nel 1956. Mi pare quindi che la critica debba essere fatta alla maggioranza del Partito Socialista. In definitiva il programma che scaturi dal famoso convegno dell'Eliseo - su cui noi demmo giudizi fin troppo benevoli - patì l'illusione di poter procedere alle riforme con i residui di quello che sarebbe stato prodotto da un meccanismo di accumulazione sostanzialmente immutato. D. Negli anni Cinquanta, comunque, la sinistra aveva ritenuto quel meccanismo di sviluppo incapace di creare un reddito diffuso, mentre negli anni Sessanta lo stesso Partito Comunista ha modificato tale giudizio. R. Oui dovremmo anzitutto affrontare una serie di nodi teorici. Primo nodo teorico, non ancora completamente sciolto, è l'errore di valutazione culturale - di cui siamo stati tutti responsabili - In base al quale abbiamo collocato in modo sbagliato la fine del periodo della Ricostruzione. C'è uno studio interessante, pubblicato recentemente anche in francese, di un professore di matematica ungherese, Ferenc Janossy, genero di Lukacs (il titolo del libro è La fin des miracles). che mette in evidenza tale errore, commesso tanto nei paesi socialisti quanto nei paesi capitalisti. Credemmo la Ricostruzione finita una volta tornati ai livelli di reddito e di produzione del 1938. In realtà, sostiene lo Janossy, deve intendersi finito il periodo della Ricostruzione (cui corrisponde uno sviluppo estensivo «facile• e quindi un alto saggio di sviluppo del reddito) solo quando, dopo la crisi della guerra, si raggiunge nei vari paesi colpiti da distruzioni il livello che sarebbe stato teoricamente toccato qualora le distruzioni stesse non ci fossero state e tutte le risorse del Paese avessero continuato a crescere (e ad essere totalmente utilizzate: si introduce poi il concetto molto importante di reddito potenziale) con lo stesso trend di prima. Janossy ha individuato questo punto di ritorno al trend • normale • per vari paesi e ha trovato date molto posticipate rispetto a quelle considerate finora. Si possono muovere talune obiezioni ad un certo determinismo del trend che è a monte del ragionamento dello studioso ungherese, ma c'è nei suoi calcoli una verità e un insegnamento prezioso. Occorre poi considerare che in Italia, dato il periodo fascista e l'autarchia che lo aveva caratterizzato, determinati fattori di lungo periodo quali la liberalizzazione degli scambi, il passaggio dall'autarchia alla collaborazione internazionale prolungarono un periodo eccezionale in cui marciarono insieme lo sviluppo intensivo e lo sviluppo estensivo. Negli anni cinquanta non valutammo correttamente tutto ciò. Tuttavia nonostante l'elevatezza dei ritmi dello sviluppo e nonostante che le risorse fossero in Italia abbastanza cospicue (piu di quanto si potesse immaginare). esse erano e sono insufficienti rispetto all'ampiezza dei problemi storici che si ponevano e si pongono nel Paese. Basti pensare alla questione meridionale per rendersi conto di come, nonostante Il ritmo di crescita, cl
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