giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

versaria e al tempo stesso verso la propria classe•. Voglio dire che, In un'affermazione di questo tipo, la questione del rapporto tra classe e partito sembrerebbe da Tronti riportata essenzialmente ad una responsabilità individuale del dirigente. A questa affermazione interna al saggio su Classe e partito si lega un'altra affermazione ben altrimenti importante come prospettiva e come giudizio storico, ed è quella riguardante Il contributo, la posizione di Lenin, la funzione di Lenin dentro Il processo rivoluzionario di Ottobre. Oui a pag. 254, nel saggio conclusivo questa volta, Tronti scrive: • Dopo Lenin, la classe operaia può imporre praticamente tutto al capitale. Ad una sola formidabile condizione: se armata dall'esterno con l'intervento della tattica, con la direzione del partito. Senza Lenin, nessuno sarebbe stato in grado di capire che quello era il momento, il giorno, l'ora per scatenare l'offensiva finale e prendere il potere: la classe da sola non arriva mai a questo, e il partito ci arriva, solo quando c'è Lenin nel partito •. E poi aggiunge delle osservazioni che non trascuro, ma che io stesso riprenderò pili tardi. Ecco qui a me pare si debba distinguere la validità del riferimento, a seconda che esso sia indirizzato al plano del giudizio storico oppure al piano della indicazione politica e organizzativa. A me sembra cioè che il riferimento possa essere considerato anche Indiscutibile proprio sul plano, in questo caso, dall'affermazione storica: è probabilmente difficile disconoscere la decisività dell'intervento Individuale di Lenin ali 'interno di un certo sviluppo del processo rivoluzionario di Ottobre, la capacità geniale di individuare Il momento preciso dell'attacco, come ricorda Tronti in un altro punto del saggio, e di concentrare quindi l'urto con la società capitalistica nella situazione tattica piu favorevole alla classe operala. Ecco, io mi chiedo se In questo caso l'esperienza storica può valere come modello o Indicazione di organizzazione politica, cioè il riferimento alla figura di Lenin e alla funzione centrale della figura di Lenin in una determinata occasione rivoluzionaria non sia deviante rispetto a un discorso piu gioitale, che probabilmente dovrebbe lnv1111tlrel'Intero partito, l'Intero discorso sul partito. Nella pagina che segue Trontl sostiene, molto giustamente, che Il fallimento dell'esperienza sovietica non deve 89 minimamente farci pensare che è fallito Il tentativo rivoluzionario di Lenin, cioè non deve Investire un tentativo che nella sua sostanza dobbiamo continuare a considerare positivo, ed estremamente positivo. Ma io mi chiedo se il fallimento dell'esperienza sovietica non si possa ricondurre, almeno in parte, all'unicità, all'isolamento anzi della figura di Lenin dentro un partito che solo parzialmente gli corrispondeva, e che quindi il discorso sul fallimento della esperienza sovietica debba riguardare non certo la figura di Lenin e il suo decisivo intervento divoluzionario, bensi piuttosto un certo tipo di struttura di partito un certo tipo di esperienza collettiva di partito. E allora, quando Tronti, proseguendo il discorso sull'intervento di Lenin dentro la rivoluzione di Ottobre, sostiene appunto che il richiamo a Lenin non è altro che il richiamo alla volontà rivoluzionaria, senza la quale non si fanno le rivoluzioni, anche quando astrattamente si può pensare che ne esistano le condizioni, ecco, questa continuazione del discorso, questo proseguimento del discorso e questo chiarimento che Tronti ne dà, secondo me spinge a considerare, o dovrebbe spingere a considerare Il riferimento a Lenin come un riferimento fondamentalmente metaforico. Accettando anche in questo caso la posizione di Tronti, che sottolinea cosi fortemente l'importanza della volontà rivoluzionaria per spezzare nel momento giusto l'accerchiamento capitalistico, per Iniziare la rivoluzione nel momento giusto, io vorrei avanzare la proposta di intendere il riferimento a Lenin come, appunto, Il riferimento ad una espressione rivoluzionaria che noi tendenzialmente dovremmo esser portati a considerare come la espressione collettiva In un certo tipo di partito, la volontà politica rivoluzionaria non tanto come espressione geniale dell'• individuo • Lenin, quanto come espressione della maturazione collettiva di un certo tipo di partito. A questo punto Trontl avanza un'altra, posizione, anche questa, direi, estremamente importante ed estremamente fondata; cioè Trontl dice: Il problema del partito oggi, soprattutto oggi, in certe condizioni date, ma forse anche In linea teorica generale, il problema del partito non è un problema di strutture organizzative, non è un problema di Istituti, ma è un problema di linea. E dice questo In rapporto ad una esperienza politica determinata, e carica,

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