88 classe operaia francese, per esempio del '48 o del '70, contrapposti al livello sociale astrattamente più avanzato della classe operaia inglese dell'800, livello solo astrattamente più avanzato proprio perché a quel tipo di sviluppo sociale, a quel tipo di dimensioni oggettive della classe, non aveva corrisposto un movimento politico conseguente, anzi aveva corrisposto quel tale mrivimento politico che, incarnandosi nel cartismo e nelle altre forme di socialdemocrazia tipica, aveva impedito alla classe operaia inglese la formazione di un partito rivoluzionario. Se queste osservazioni in margine al discorso di Tronti sono giuste, allora io credo che si dovrebbe arrivare ad esaminare il problema delle diseguaglianze di sviluppo che esistono, non solo tra classe operaia e sistema capitalistico, ma anche tra il livello di sviluppo sociale della classe operaia e la sua capacità di organizzazione e di risposta politica. Secondo me questo è un problema che varrebbe la pena approfondire appunto perché ne può derivare una risposta sia teorica sia politica, anche in questo caso. di grande importanza. E, più in particolare, a questo punto del discorso di Tronti, è ricollegata, secondo me. l'affermazione di quel discorso teorico che lui fa spesso sul • punto medio •, che diventerebbe ai suoi occhi il momento più favorevole all'inizio di un processo rivoluzionario, con un evidente riferimento, io credo. ad una situazione come quella italiana. Punto medio di sviluppo significa che possono esservi delle convergenze di carattere sociale e politico. non necessariamente tutte tra di loro conseguenti. e che su questa convergenza. più che sul livello in astratto di sviluppo sociale, si deve puntare per aprire un certo tipo di processo rivoluzionario. Ecco, io credo che Tronti dovrebbe darci un chiarimento proprio su questo punto. Se si può parlare di diseguaglianze nel livello di sviluppo sociale della classe rispetto al livello di sviluppo politico della stessa formazione di classe o di formazioni contemporanee ma collocate in altre situazioni capitalistiche di tradizione rivoluzionaria e cosi via, il problema è secondo me di chiarire il nesso di convergenza o di contraddizione che esiste fra questi momenti di sviluppo sociale della classe e il suo livello di sviluppo politico. Altrimenti il discorso nel rapporto fra le classi e la sua organizzazione politica resta estate 1967 un po' fino al punto di sembrare eluso (oppure, ciò che è la stessa cosa, affidato a soluzioni causali). Una questione direttamente collegata. a mio giudizio, a quella precedente, nasce dalla distinzione che Tronti stabilisce tra classe e partito. All'interno di uno degli articoli di Classe operaia, quello per l'appunto intitolato Classe e partito 7 , Tronti sostiente che • nessun partito riuscirà mai ad esprimere nella sua totalità la ricchezza incomparabile delle esperienze di lotta che vivono a livello della classe in quanto tale. Il partito deve continuamente tendere a comprendere in sé l'intera realtà della classe operaia, anticipando e guidando i suoi movimenti. ma sapendo prima che uno scarto alla fine rimarrà tra i proprio margini di azione soggettiva e la spinta complessiva di base che lo colpisce e lo costringe ad agire • 8 . lo credo che questa distinzione sia perfettamente legittima e che anche in questo caso la semplice osservazione della realtà contemporanea ce la dimostri con l'evidenza dei fatti. Però anche qui mi pare che la distinzione fra questi due momenti, fra questi due livelli, comporti un problema di approfondimento teorico e chiarimento delle conseguenze politiche che questa distinzione comporta. Se cioè noi diciamo che il partito non riesce e non può riuscire ad assorbire tutta la ricchezza delle esperienze rivoluzionarie della classe, a questo punto diventa essenziale riuscire a capire cosa può evitare che lo scarto fra questi due momenti, considerato inevitabile a priori, tenda ad allargarsi, come è avvenuto del resto in tante esperienze storiche del movimento operaio; cioè. dato per scontato che questo scarto esiste, il problema, secondo me, teorico e politico è quello di riuscire a capire se esiste una possibilità di mantenere il nesso che viene dichiarato per altro essenziale, e di renderlo eventualmente più ricco, più tenace, di impedirne la dissoluzione, tante volte, anche in questo caso, riscontrata nella storia del movimento operaio. Ecco. qui mi pare che Tronti insista troppo sulla responsabilità individuale del dirigente. Srive Tronti proprio nelle frasi che seguono quelle che ho già letto: • Nel partito deve vivere questa tensione verso la classe come sua ragione di esistenza. E il dirigente di partito, il rivoluzionario per professione, deve essere lo specchio vivente di questa tensione rivoluzionarla contro la classe av-
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