giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

86 contrapposte non divenga piu debole o meno evidente in un momento di alto sviluppo sociale capitalistico, ma come anzi, questo sviluppo stesso renda lo scontro fra le due classi piu nudo e piu elementare, tino a riassumere questo atteggiamento nella formula secondo cui lo scontro frontale tra la fabbrica come classe operaia e la società come capitale, rappresenta il momento conclusivo, determinante, della storia della lotta di classe dentro la società capitalistica. Qui credo vada sottolineata una indicazione politica di grande momento che parte, direi, in maniera esemplare dal cuore di una indicazione di carattere teorico, dimostrando in termini concreti quella compresenza di discorso politico e di discorso teorico, di cui parlavano all'inizio. Se le cose stanno come dice Tronti, a livello di ricerca teorica e di analisi economica, diventa evidente perché il discorso politico venga riportato continuamente a livello della produzione, perché il momento della produzione venga considerato quello veramente decisivo di tutto il discorso politico-strategico, appunto perché colpire al cuore la società capitalistica non si può se non si colpisce questo momento veramente decisivo e fondamentale di tutto il sistema, che è appunto il momento della produzione: e qui ritorna l'affermazione decisiva che anch'essa traduce in termini reali un certo concetto già da me ricordato, quando parlavo del la scienza operaia, e ritorna nel momento in cui si dice, da parte di Tronti, che la classe operaia è veramente il segreto, in questo senso, della società capitalistica, ma non tanto nel senso della sua spiegazione, quanto nel senso della sua dissoluzione•. Che cosa significa a livello piu alto proporre questo scontro dentro la produzione, contrapporre dentro la produzione la classe operaia al capitale per una lotta che si suppone, appunto, decisiva e finale? Significa, in termini teorici, bloccare in un momento determinato dello sviluppo il processo di sintesi in base al quale il capitale è riuscito, durante la sua storia, a ricomporre insieme questo antagonismo operaio con il suo interesse di sfruttamento e di valorizzazione: e questo, in termini teorici molto evidenti, se considerati in questa prospettiva, questo significa la parola d'ordine del lavoro 0 • Tronti ipotizza come termine di questo processo un momento in cui la estate 1967 classe operaia risponderà • no • al capitalismo in quello che il capitalismo a livello piu maturo è obbligato a considerare come la parte essenziale del suo sviluppo, vale a dire la rivendicazione, la richiesta operaia: quel tanto di vita cioè che la classe operaia mette dentro l'organismo della produzione spingendo in avanti lo sviluppo del sistema. Ci sarà un momento, dice Tronti, in cui questo processo sarà spezzato. Sarà il momento in cui, al piu alto livello, la classe operaia si dividerà da se stessa in quanto • lavoro • e risolverà il duplice carattere del lavoro espresso nelle merci combattendo contro quella parte di se stessa, che l'ha incatenata al processo di produzione capitalista e l'ha fatta diventare l'elemento determinante per lo sviluppo stesso del sistema. In quel momento sarà aperto il processo rivoluzionario, che porterà la classe operaia alla conquista del potere. Non mi soffermerò a lungo sulle possibili implicazioni di carattere teorico generale, politico, di ricerca storica, che questo rovesciamento della prospettiva comporta, apunto perché esso risulta alla lettura stessa del libro. Vorrei soltanto isolare dentro questo contesto alcuni motivi che a mio giudizio, esigono un chiarimento da parte di Tronti stesso, e forse richiedono uno sviluppo del suo pensiero attuale al di là dei limiti che il libro, con i suoi saggi, si era posti. Se noi diamo come scontato il concetto secondo cui la classe operaia rappresenta l'elemento propulsivo e veramente vitale dello sviluppo capitalistico, diventa allora abbastanza ovvia e scontata quella scoperta, per altri versi cosi importante e fondamentale, che consiste nel considerare possibile una storia interna della classe operaia contrapposta alla storia del capitale. Anzi, una storia interna della classe operaia, da cui è possibile ripartire per costruire una storia interna del capitale. E a questo proposito credo necessario sottolineare che la prospettiva di Tronti porta in primo piano un elemento che potremmo definire la soggettività della classe operala, contrapposta all'oggetività morta degli strumenti di produzione capitalistica. Ma credo necessario sottolineare questo punto per rigettare preliminarmente quelle critiche che sono state affrettatamente espresse a questo proposito, secondo cui questa affermazione

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