giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

68 esse sono destinate a priori a non misurarsi con l'azione: Marat, oltre a essere rappresentato in punto di morte, è ideologicamente al di là degli avvenimenti rivoluzionari, mentre Sade se ne distoglie e ne contesta il significato. Entrambi sono • scribacchini ,, teorici puri, intellettuali. Di qui l'astrattezza del loro contrasto e insieme la possibilità che continuino a monologare l'uno davanti all'altro. Certo, se i I loro contrasto non si verifica nel1'azione, esso è purtuttavia fondato su una azione possibile. Dal poscritto di Weiss sullo • sfondo storico • del dramma risulta che Sade è concepito come un equivalente del • moderno rappresentante del terzo punto di vista •, poiché egli è • convinto della necessità della rivoluzione• e le sue opere • sono un unico attacco a una classe dominante corrotta •, però • rifugge dalle misure di violenza dei seguaci del nuovo ordine • e quindi sta in equilibrio instabile • tra due scranni •. Qui non ci interessa se questa concezione di Sade sia o meno vera. l'importante è che per Weiss egli è evidentemente il prototipo dell'intellettuale non impegnato (il Weiss prima maniera) mentre Marat è quello dell'intellettuale impegnato, che se non agisce egli stesso esorta e sprona all'azione. Se questo implica una presa di posizione in favore di Marat, confermata da quanto sappiamo di Weiss, nondimeno l'impressione generale che dà il dramma, nonostante le modifiche della seconda redazione, è che Sade è superiore a Marat, l'intellettuale-spettatore all'intellettuale impegnato. Tale superiorità è fondata, più che sugli argomenti o sul decorso del dramma, sulla sua stessa struttura. Mentre infatti Marat e gli altri sono insieme attori e personaggi, Sade è l'unico (se si prescinde da Coulmier e dal personale del manicomio) che rappresenta se stesso e soltanto se stesso. e quindi si trova in una posizione di forza che Marat non ha. Egli è anche l'unico che, nella scena della flagellazione, traduce temporaneamente le sue teorie in realtà, e lo fa proprio quando le esprime nella forma più esaperata e brutale. Per un momento sembra che il dramma da leggere e il dramma da vedere coincidano, ciò che peraltro avviene solo in una convulsa atmosfera propriamente • sadica •. Comunque sia, che lo spettatore esca con la convinzione che ha ragione Sade o Marat, o che il conflitto è insolubile, estate 1967 l'essenziale è che questo viene ridotto a parte obiecti all'opposizione tra sistema rivoluzionario totalitario e rivolta individualistica, a parte subiecti all'impegno o al disimpegno dell'intellettuale. Basta confrontare con Buchner per vedere come in costui il conflitto (anche ideologico, non solo politico) fosse assai meno astratto e intellettualistico, o basta leggere il capitolo dedicato a Sade nella Dialettica dell'illuminismo di Horkheimer e Adorno per accorgersi come dal divin marchese si potesse tirar fuori molto di piu. Tuttavia questi confronti fanno torto alle intenzioni di Peter Weiss. La riduzione del conflitto corrisponde alle radici autobiografiche dell'opera, a loro volta immerse nell'humus di una determinata situazione che è poi quella degli intellettuali tra le due guerre. Weiss non voleva scrivere un dramma sulla rivoluzione francese, né su Sade, ma rapp_resentare le aporie dell'intellettuale di fronte alla rivoluzione russa e ai suoi sviluppi. Napoleone, che fa rientrare la rivoluzione nel suo alveolo e trasforma il sogno di Marat in una dittatura burocraticomilitare, sta per Stalin. Si può osservare che questa problematica (se mai è stata valida nella forma che assume in Weiss) è ora intrinsecamente invecchiata nei paesi capitalistici avanzati, dove lo sviluppo delle forze produttive permette di contemplare prospettive rivoluzionarie non repressive e statolatre, e, come mostra l'esempio cinese, non è inevitabile, nemmeno nei paesi sottosviluppati. Anche il suo riflesso soggettivo, e cioè l'impegno degli intellettuali, non si presenta piu nello stesso modo. L'abolizione del margine di libertà dell'intellettuale di fronte alla società, l'impossibilità della sua pretesa di essere freischwebend (per dirla con Mannheim) al di sopra di essa e dei suoi contrasti di classe, rende futile sia il gesto con cui si afferma questa libertà, sia quello con cui la si sacrifica, sia il disimpegno che l'impegno. L'intellettuale può essere utile alla causa della rivoluzione solo riconoscendo l'identità della sua situazione con quella della generalità degli uomini e impegnando la sua intelligenza ad analizzare questa situazione e a partecipare al suo possibile rovesciamento. In questo senso Weiss è arretrato anche rispetto a Brecht, che di tutto ciò aveva già chiara consapevolezza, e si ricollega piuttosto alla drammaturgia espressionista

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