giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

Questo carattere eminentemente ideologico determina la forza e Insieme i limiti della opera. Essa mantiene solo fino a un certo punto la promessa· del titolo, poiché da questo La persecuzione e l'assassinio di Jean Paul Marat, rappresentati dai filodrammatici dell'ospizio di Charenton sotto la guida del marchese di Sade ci si attende una narrazione che non ha luogo. Per trenta scene vediamo Marat nella vasca e la Corday pronta a pugnalarlo. Questa staticità è deliberata, poiché a Weiss interessa appunto solo il conflitto ideologico, non la storia in sé. Dal punto di vista teatrale essa sarebbe quanto mai negativa se non fosse spezzata dai vari straniamenti introdotti. In primo luogo si tratta di • teatro nel teatro • poiché l'assassinio di Marat è rappresentato da una compagnia di attori improwisati. Quindi il nostro interesse non va tanto ai personaggi quanto a coloro che li incarnano. Il fatto poi che costoro siano pazzi del manicomio di Charenton costituisce il secondo elemento dinamico: attori di questo genere non possono immedesimarsi del tutto nella parte, spesso essi la dimenticano e si rivelano quali sono. In particolare la Corday è una maniaco-depressiva e Duperret un erotomane. SI aggiunga che Sade è il regista dell'allegra compagnia - un regista che approfitta della sua posizione intervenendo quando vuole e facendosi addirittura frustrare dalla Corday - e che al di sopra di lui sta Il direttore del manicomio, Coulmier, che richiama spesso all'ordine aiutato da robuste infermiere. Infine, c'è lo sfasamento temporale. La recita awiene in epoca napoleonica: gli awenimenti sono quindi abbastanza vicini per essere ancora scottanti e perché gli attori possano a tratti immedesimarsi nelle loro parti ed esprimere sentimenti giacobini; d'altra parte la rivoluzione è finita, li suo risultato è la dittatura napoleonica, di cui Coulmier è il fedele rappresentante, sicché ogni entusiasmo rivoluzionarlo appare Insieme anacronistico e sowerslvo e viene aspramente rintuzzato da Coulmler. Questo sfasamento temporale è l'unico elemento teatrale che ha anche valore Ideologico. Specie nella prima redazione, che culminava nell'apparizione dell'Immagine della morte vestita da Napoleone, si Insisteva sulla dittatura sanguinosa di costui e sulla sconfitta della rivoluzione. Sede vedeva 67 chiaro fin da principio, i tribunali rivoluzionari non avrebbero instaurato la ragione, anzi sarebbero serviti a portare nuova schiavitu e nuova morte. Nella seconda redazione, essendosi Weiss ulteriormente avvicinato alla posizione di Marat, questo particolare è stato soppresso, e nella confusione finale domina la voce di Jacques Roux che grida: • Quando imparerete a vedere / Quando riuscirete finalmente a capire •· L'epoca napoleonica è vista dunque ora piu come un riflusso temporaneo che come il fallimento della rivoluzione. Questa complicata tecnica drammatica fa dell'opera la faticosa ricostruzione di una parvenza di illusione scenica attraverso cento elementi che la negano. È un caso particolare della moderna dissoluzione del dramma. Ci si può chiedere se in questa dovizia di mezzi, tra svenimenti e flagellazioni. urla e fischi, non venga messo in ombra sulla scena proprio l'essenziale, e cioè il conflitto ideologico che sta a cuore a Weiss. Il dramma fatto per essere letto non coincide con quello fatto per essere rappresentato, anche se entrambi reggono bene. In realtà il conflitto ideologico è altrettanto povero e lineare quanto il motivo drammatico dell'assassinio di Marat, è una ripetizione della medesima situazione, e da esso non può scaturire una vera dialettica. Non si tratta soltanto· della irreducibilità delle posizioni. Certo, Weiss ha preso due casi estremi. Nella Morte di Danton Buchner aveva configuratoun conflitto all'Interno della rivoluzione. quello tra girondini e giacobini. Weiss, prendendo da una parte Sade, cioè la riduzione all'assurdo dell'epicureismo girondino, e dall'altra Marat, visto come awersario di Robespierre da sinistra e precursore del socialismo, ha teso al massimo l'arco dell'opposizione. In un certo senso entrambi i protagonisti sono al di fuori della rivoluzione mentre In Buchner erano entrambi al di dentro, cioè· il conflitto storico reale si trasforma in un conflitto simbolico, ciò che del resto è sottolineato da tutte le procedure suaccen-- nate e dal fatto stesso che Sade è un antagonista puramente Immaginario, che durante la rivoluzione svolse un ruolo del tutto oscuro ed effimero. Quel che dà al dialogo tra I due Il carattere, di un dialogo tra sordi non è dunque tanto li divario delle Idee, quanto li fatto che

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==