giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

sempre piu frutto di attività imprenditoriali; le organizzazioni di massa (che in molte situazioni hano stretti rapporti col movimento politico, con frequenti scambi di quadri) hanno subito un pronunciato processo di trasformazione capitalistica (oggettivamente determinato, per la verità) che ha portato le loro classi dirigenti a introdurre in questi organismi logiche oggettive e motivazioni soggettive tipicamente manageriali. E tali processi si riproducono anche nei partiti (si pensi alla funzione integrante del potere locale) al punto da qualificare in termini sempre piu chiaramente imprenditoriali l'attività e la funzione dei partiti operai. Ne consegue che gli elementi di dominio, di manipolazione, di formazione di strati dirigenti non revocabili (• separazione tra proprietà e controllo • a livello operaio) si mostrano sempre piu chiaramente come portato oggettivo di una diversa collocazione del partito nella società capitalistica; al punto da coinvolgere, Irrimediabilmente, le stesse strutture concepite in epoche precedenti nella integrazione politica del movimento operaio. Se questa è la situazione, ogni tentativo di evitare le difficoltà prescindendo dal problema dello strumento e dalla mediazione dell'organizzazione sembra destinato alla sterilità; o, per lo meno, a riprodurre, su scala ridotta, le antinomie proprie delle organizzazioni Istituzionali. D'altronde (il richiamo sembra pertinente nonostante la modestia del nostro orizzonte) qualsiasi esperienza rivoluzionaria ha elaborato la propria concezione del movimento e del partito: dal leninismo, all'esperienza cinese, alle rivoluzioni cubana, algerina, e cosi via. Appare evidente, a questo proposito, la spontaneità con cui ogni processo realmente rivoluzionario genera una specifica teoria dell'organizzazione; e questo si verifica, piu limitatamente certo, ma con minore chiarezza, anche nelle esperienze piu attuali: si pensi alla nuova sinistra americana, la cui novità e serietà di esperienze sta proprio nella radicalità delle sue procedure organizzative e nella intransigente volontà di collegare il problema della lotta politica al discorso degli strumenti di tale lotta. La ragione del sacrosanto rifiuto della new left di confondersi colle tradizionali manifestazioni politiche della sinistra (PCUSA ecc.) va ricercata nella consapevolezza della compromissione di tali forze con le 61 procedure di funzionamento della società capitalistica, nell'assimilazione, cioè, delle sue leggi dinamiche. Certo questa prospettiva rende ancor piu difficile il compito, la formazione di una sinistra non integrata; ma la inevitabilità di tale situazione non dovrebbe meravigliare, essendo essa fondata (come le stesse tendenze di fondo delle società sviluppate mostrano) sulla capacità del sistema capitalistico di ingoiare, assimilare, sino a farle sue proprie, le forme di conflittualità che In periodi precedenti hanno costituito le massime forze della sua contraddizione interna. E' in questo dato costante del funzionamento del sistema capitalistico che si ritrova il massimo elemento di difficoltà e disorientamento delle forze di classe che credendo alla immutabilità (nelle sue forme) della contraddizione capitalistica, entrano in crisi ogni volta che il sistema assimila, sino a farla componente della stessa sua coerenza, il tipo di contraddizione che esse hanno esplicitato. D'altro canto è proprio sulla incomprensione del carattere dialettico -contraddittorio dello sviluppo e del carattere endogeno delle contraddizioni che il riformismo ha basato la sua strategia. Cosi è anche per il partito. Chi ritiene di poter esercitare la lotta politica dentro i partiti (considerando tali istituzioni come • neutre •-teorici del • partito neutro • J e si autolimita nell'entrismo, come chi ritiene di poter • prescindere • (pur standovi dentro) dal partito, commette un errore le cui radici, pratiche e teoriche, stanno nella medesima incapacità di afferrare il nesso prima sottolineato: la interazione tra contenuti e forme dell'azione politica. Il partito, nella attuale sua forma, non è plu la istituzione naturale di espressione e di coagulazione dell'antagonismo di classe; esso è però sempre un elemento di • rappresentanza • (o di mistificazione della rappresentazione); e la prova è, nell'attuale accelerata svolta a destra dei partiti operai, il rafforzamento della loro pratica autoritaria, cui si assiste. In tale situazione il discorso • spontaneista • (si riconosce la imprecisione dell'aggettivo). quale ad esempio appare nelle recenti posizioni di Classe Operaia (unificazione a sinistra), teoricamente ricavato dalle ultime analisi di Tronti In Operai e Capitale (peraltro di alto livello) rischia di approdare alle stesse conclusioni dell'entrlsmo plu acritico, non percependo la reale mediazione-distorsione

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