giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

che forse erano già in precedenza individuabili; accelerano le tendenze in atto e provocheranno, con ogni probabilità, una razionalizzazione degli schieramenti politici (unificazione a sinistra o confederazione delle sinistre). Tali situazioni, owiamente, condizionano le opposizioni e provocano una crisi della negazione dell'integrazione e della opposizione di classe {che è lotta di classe internazionale). La crisi delle opposizioni di sinistra ai partiti operai nasce da due difficoltà {peraltro strettamente collegate): la ricerca di una strategia di opposizione e la definizione dei modi in cui esercitarla. Circa il primo punto, anche se si può ottimisticamente supporre di vivere una crisi di crescenza, un travaglio preliminare alla formulazione di una linea politica alternativa, va però riconosciuto che non si tratta ancora di una opposizione politica. Il dissenso dalla linea ufficiale della sinistra partitica si fraziona in una miriade di gruppi, centrati su esperienze pubblicistiche, le più serie delle quali hanno cercato di collegare la ricerca al problema delle forme di intervento politico; vi sono inoltre i gruppi all'interno dei partiti che, se hanno saputo evitare la logica • della istituzione •, considerando l'organizzazione e la presenza nel partito in senso strumentale rispetto al fine, hanno accumulato esperienze non trascurabili. Ma al di là di inutili autocompiacimenti, permane sempre la scarsa incidenza politica della maggior parte di queste esperienze, non certo dovuta a mancanza di realismo politico (alcuni ne hanno avuto persino troppo) quanto al fatto che esse, neppure sul piano teorico, sono sfociate in risultati sufficienti a fondare, in senso socialista, una ipotesi di opposizione; vale a dire che manca tuttora un'analisi compiuta delle condizioni in cui una prassi di questo tipo si può sviluppare e, inoltre, un progetto di forme organizzative di opposizione. Un elemento che accomuna parte di queste esperienze è la loro proiezione prevalentemente storica: la ricerca si è sviluppata, più che sulla comprensione scientifica del presente o del nessi di funzionamento dell'attuale sistema, nella ricerca storiografica e meglio (ma non abbastanza) nella ricerca della formazione delle teorie di parte operala. Cosf I fallimenti del movimento operalo e delle sue strategie vengono Individuati con procedimenti a 59 ritroso, risalendo a svolte storiche (Salerno, la formazione del gruppo dirigente del Pci, ecc.) senza avvertire che la formazione di una nuova prassi rivoluzionaria non è problema di ricerca storica, ma di una teoria di classe; e che i fallimenti politici non possono essere ricondotti al prevalere di alcuni gruppi politici rispetto ad altri. In tal caso si arriverebbe alla assurdità che la formulazione stessa di una nuova strategia si risolverebbe nella formazione di nuovi gruppi dirigenti (una sorta di legittimazione • a sinistra • della teoria delle élites e, insieme, una incomprensione del carattere oggettivo dei processi di integrazione nelle società di capitalismo avanzato). Si spiega cosi il carattere settario (nella accezione weberiana di rinuncia alla universalità nel suo senso e nella sua essenza) di queste esperienze; il richiamo ad una matrice storico-ideologica che opera come fattore di divisione e di distinzione anche in presenza di una maggiore e potenziale omogeneità sul piano delle proposte politiche. La questione è seria: poiché lo sforzo per la costruzione di una nuova forma di opposizione di classe non può fare a meno di nessuna di tali esperienze. Non nel senso di unificazione tout-court dei vari gruppi, ma per riconoscere che ognuna delle esperienze in atto contiene, anche se deformato, un principio di oggettiva validità che può divenire un contributo indispensabile se tradotto in analisi del presente e in progetto di intervento e di lotta. Il secondo punto, l'individuazione dei modi di esercizio dell'azione politica, è destinato a divenire, nel futuro più prossimo, l'elemento centrale della discussione e del dissenso. In questi ultimi anni l'opposizione alla politica ufficiale delle organizzazioni di classe si è grosso modo, articolata in due direttrici: contestazioni dentro le organizzazioni, nel tentativo di influire sulla formazione delle piattoforme politiche da un lato, rifiuto della logica partitica dall'altro. In tale schematica classificazione si perdono, è vero, alcune distinzioni non irrilevanti, quali, ad esempio, nella lotta all'interno dei partiti, il tentativo più che di funzionare quale alternativa.di procedere, mediate l'azione interna, alla formazione di nuclei organici di opposizione (collocazione partitica strumentale) e, nella prospettiva

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