giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

Storia - va cercato rispettivamente nei due punti di vista che Sartre e MerleauPonty assumono di fronte alla questione della rivoluzione: la comprensione e il giudizio di valore. La compresenza di entrambi I motivi della Critica indica che Sartre si è posto il problema di una loro sintesi e quindi di un loro arricchimento reciproco. 2) La presenza della tematica della comprensione nella Critica indica come essa non sia stata risolta una volta per tutte nei Comunisti e la pace. Quale sia il significato della comprensione della Critica può dunque trovarsi soltanto mostrando le insufficienze della comprensione nei Comunisti e la pace. A questo punto si aprirebbe il problema di una verifica globale degli effettivi risultati raggiunti da Sartre nella prima parte della sua tanto discussa opera. Problema complesso e difficile, che non può non trascendere i limiti del presente articolo e per il quale è necessario rimandare ad altra e più matura occasione. Acquisita però stavolta una premessa a dir poco fondamentale: che soltanto in questa angolazione prospettica, essenzialmente politica ed essenzialmente problematica, sarà possibile una lettura adeguata ed esauriente della Critica sartriana, evitando l'Impostazione categorialistica e accademica che, sulla scia del Chiodi 20 , si va oggi affermando in Italia (e dalla quale non va esente lo scritto di Pianciola già citato). In merito a quest'ultimo, anzi, cl siano consentite alcune obiezioni, ricavabili già del resto dalla semplice analisi del processo genetico della Critica qui sopra sommariamente delineato. Infatti, a differenza di quanto sostiene Planciola, non è vero che solo per Kosik si possa sostenere che la dialettica ha un preciso significato politico: anche per Sartre - abbiamo visto - al di sotto della discussione teorica sul concetto di totalità, c'è il problema pratico: se e come è possibile oggi mutare la realtà in modo rivoluzionario. In secondo luogo: non è vero che per Sartre la liberazione degli uomini avvenga nell'istantaneità apocalittica della dissoluzione della serie In gruppo; s'è visto Infatti come, già dal tempo del Comunisti • la pace, questa dissoluzione viene pensata da Sartre sul modello della dissoluzione del neoproletarlato In forza 55 rivoluzionaria, dissoluzione che - lungi dal realizzare un assoluto - risente del relativo della storia concreta. Inoltre la disalienazione non ha per nulla in Sartre le caratteristiche utopiche della concezione soreliana, poiché il problema della rivoluzione, lungi dall"essere inquadrato In modo meramente Ideale e dilettantesco, viene fondato a partire da un'analisi della struttura reale della classe operaia di oggi. Infine non è per nulla vero che il termine • gruppo di fusione • indichi • di per se stesso • che Il gruppo sia inquadrato da Sartre sulla base della falsa totalità atomistica e in vista della falsa totalità romantica in cui tutte le vacche sono nere (a ciò riduce Pianciola la dialettica di Sartre, potendo In tal modo concludere che essa è una dialettica soggettiva); infatti la massa-serie non è una totalità atomistica ma una unità passiva, ossia una realtà strutturata, le cui parti (gli uomini) sono strettamente legate dalla relazione di serialità; la massa serie non può rompere la sua impotenza da sola, ma - abbiamo visto - attraverso l'induzione di una minaccia negativa proveniente dall'esterno (non c'è nulla dunque di simile a • una lotta metafisica delle esistenze progettanti contro la serialità •, come sostiene Pianiciola). Il fine del raggrupparsi non è poi la totalità romantica, poiché questa - sostiene a lungo Sartre e in più luoghi - è irraggiungibile: non c'è sintesi degli organismi, ma delle azioni, permanendo nel gruppo - ben inteso - ciascuno nella tensione tra trascendenza e immanenza. • C. Planciola. Koslk e Sartre In Quaderni piacentini n. 25, 1966. ' Appare In modo evidente l'importanza radicale che ha per una scienza (qui per il marxismo) la riflessione sulle caratteristiche e l"amplezza del suo dominio oggettuale (è questo un fondamentale Insegnamento di Husserl). ' E. Pacl, Sulla realtà oggettiva della contraddizione, Rinascita n. 15, 1962. • Anche a Togliatti e Krusclov andrà resa giustizia. Bisognerà vederli non solo come dominati da un senso oggettivo che si impone loro e diventa il loro, ma anche come uomini che sono di fronte a realtà e significati oggettivi che essi vogliono piegare al dover essere e cui debbono piegare il dover essere. La critica anticomunista di sinistra rimane perciò su questo punto astratta, obbiettivlstlca. • V. I contributi di A. Bonoml (nel saggio

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