giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

che essa si prefigge •. Poiché la socialdemocrazia occidentale (comunque provenga) rappresenta il travestimento tattico-politico dell'ideologia • reazionaria • neo-capitalista (la classe operaia ·ingabbiata e inglobata attraverso i sifoni sindacali, ridotti a strumenti esclusivamente contrattuali, salariali) - cioè, con altre parole, del capitalismo nel momento (o sotto l'aspetto) del suo pitl crudo risentimento tattico; l'altro momento opposto, essendo da guerra ecc. - ora non ci si può proporre che la lotta senza esclusione di colpi contro la stabilizzazione di questa situazione. L'inserimento ormai compiutosi nel sistema giova ad ogni modo, a mio parere, come ho detto, per la maggior chiarezza del dibattito politico e della conseguente lotta politica. In un momento in cui molti si mostrano frastornati, delusi con doppia amarezza o col rancore dell'intelligenza mortificata (o mortificata dalle circostanze); e vivono in una solitudine irta di impegni dimandati, di rivestimenti che feriscono sé e gli altri; mi sembra che questa • situazione di fatto • debba interessarci almeno nella misura in cui per una motivata reazione d'ordine generale può spingerci a prendere nuovi e diversi impegni, ad assumere responsabilità, ad architettare progetti, a renderci autonomi e decisi nell'operare pratico. Non è forse il momento, anche nel caso nostro, di uscire dalla vaghezza di molte esitazioni (dovute a inefficienza) per cercare, se è possibile, di lavorare (o procedere) concretamente (slapure un concreto limitato alle nostre reali possibiltà, e sia pure un lavoro a tempo lungo, che non entusiasmi o semmai affatichi, ma che si proponga di non esaurirsi dopo li primo entusiasmo o il primo conato di vomito)? Non è forse il momento di compiere un piccolo o grande sforzo, a seconda delle condizioni, per raggiungere una concretezza organica? una disposizione attiva a fare, dopo gli arzigogoli ben motivati dell'astrattezza marxiana degli ultimi anni, al livello del dibattiti scritti? Se sei un marxl• sta, muoviti. Secondo Lenin la caratteristica del rivoluzionario (cioè del militante) cosciente è appunto • questo preoccuparsi dell'azione migliore da Intraprendere nel breve periodo • e la capacità • di dare valutazioni esatte e di predisporre giusti piani d'azione è li solo valido criterio per Individuare li grado di coscienza raggiunto che Lenin riconoscesse. Da ciò derivavano la sua mania per la precisione e per li 39 realismo tanto nella analisi quanto nell'azione, il suo odio per la trascuratezza, la vaghezza, l'inefficienza, le esitazioni, la retorica e quelle interminabili discussioni senza risultato che erano cosi tipiche degli intellettuali russi. La dialettica leninista, nel sottolineare la concretezza, spesso combatte contro queste abitudini •. Dunque, per operare concreto intendo l'accantonamento simultaneo, se non altro, di tutta l'enfasi declamatoria al livello del piu noioso o sconsolante o deprimente sillogismo, con cui il dibattito marxiano protestatario (o inquieto; serio ma inguaribilmente accademico o accademizzato) ha per lo piu accompagnato (in un'operazione di retroguardia, né mai condizionando) lo svolgersi della situazione; intendo il proponimento di compiere almeno alcune operazioni precise che si pongano come uno • stretto incarico di farsi interprete fra le astratte speculazioni dei dotti e la pratica giornaliera dell'universale • (Cattaneo). E cioè: rapida unificazione della pubblicista minoritaria di sinistra in un unico strumento che si renda in tal modo pitl esauriente e conseguentemente piu puntuale e informato; e definizione di alcuni importanti e urgenti temi • pubblici • di ricerca, di indagine, di dibattito da awiare e completare sulle pagine di questo organo. Impedirsi ogni altro tipo di collaborazione o di approccio in diversa direzione. Questo è l'esatto significato del termine situazione rivoluzionaria: • le masse hanno preso l'iniziativa o stanno per prenderla •. Mi pare che sia facile, immediatamente, decantare questa presunzione prospettica, per la nostra area politica. Piuttosto suona vera, adeguandosi come un calco alla situazione in atto, la conclusione di questa affermazione leninista: • In una società capitalistica, in séguito a un certo acutizzarsi della lotta di classe che ne costituisce il fondamento, deve esistere una dittatura del proletariato o una dittatura della borghesia. li sognare una terza alternativa è un desiderio reazionario da piccolo-borghese ,. Ma questa alternativa, pubblica (da identificarsi subito con un centro sinistra) è la nostra attuale, con sfumature varie, implicazioni reazionarie, suggestioni ambigue, squallidi velleitarismi; e rappresenta la conclusione di quel processo Involutivo e riformista, accaduto attraverso mille contorsioni, del socialismo

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