attaccamento. lo sapevo che il suo sdeyno era passione, amore. E lui sapeva che io sapevo; e piu, dunque, se ne Irritava. Questo metteva '1ei nostri rapporti un che di falso, di imbarazzante. Negli ultimi anni ci siamo perciò incontrati poche volte; e la nostra corrispondenza, prima frequente, si era quasi del tutto spenta, anche se la mia ammirazione, il mio affetto, restavano immutati. E credo che il suo sentimento e il suo giudizio nei miei riguardi, anche se con una punta di insofferenza per la mia ostinata • sicilianità • di vita e di libri, fossero di affetto e di stima. Espressione della sua inconfessata passione per la Sicilia si deve considerare quel suo deciso, addirittura scandaloso in un paese dove il conformismo si respira anche a livello degli intellettuali, rifiuto del Gattopardo; rifiuto che molti, senza capirne le ragioni vere e profonde, gli hanno rimproverato fino al discredito, ma che In effetti veniva non dal Vittorini • uomo di lettere • ma dall'uomo siciliano che nel Gattopardo intravedeva gli alibi di una classe di cui, in sede storica, ben si conoscevano le colpe. In un certo senso, i I rifiuto del Gattopardo è stato l'ultimo gesto del Vittorini protagonista. Protagonista, dico, di un periodo della nostra storia culturale che si può far partire dal 1940, anno della pubblicazione di Conversazione in Sicilia, e che si svolge attraverso l'intensa stagione del traduttore e lettore di scrittori americani. della fondazione e direzione del Politecnico, dalla direzione della collana einaudiana del • gettoni •, della polemica con Togliatti sul Politecnico. Questa polemica, anzi, si può senz'altro considerare come il fatto piu importante che la cultura italiana abbia vissuto dal dopoguerra ad oggi: e a tal punto che ancora, con brucianti effetti, se ne dibattono i termini dentro il partito comunista e fuori. Polemica che oppose il politico intellettuale all'intellettuale tout court: ed è stato quest'ultimo ad avere, alla distanza, l'ultima e giusta parola. E coloro che, comunisti, oggi esprimono severo dissenso dalla condanna pronunciata a Mosca contro due scrittori, dovrebbero non parlare piu degli • errori • del Politecnico e riconoscere che vent'anni · fa Vittorlni aveva avuto il coraggio di dire 25 nettamente quelle cose che oggi ambiguamente loro cominciano a dire. In quanto al Vittorini narratore, credo converrebbe rileggerlo senza tener conto delle sue preferenze ed esclusioni. La sua awersione al Garofano rosso, per esempio, non potrà non apparire ingiusta: e forse questo libro, certamente meno • importante • di Conversazione in Sicilia, finirà con l'apparire il piu bello che Vittorini abbia scritto. Ma tutta la sua opera attende una piu precisa lettura e valutazione, specialmente da parte della generazione giovane, oggi tutta - Inspiegabilmente - presa da Cesare Pavese. E credo che la profezia di Pavese, nel confronto tra la sua opera e quella di Vittorini - • lo lo batterò nella durata • - appunto nella durata si rivelerà alquanto fallace.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==