22 nel lacrimoso Uomini, con quel dottore da Reader's Dlgest, quanto In Atto di violenza, erroneamente liquidato come minore dal Di Glammatteo. e ancor piu in Teresa, assente dal ciclo - acquisterebbe propor2ioni molto ridotte. Il secondo motivo riguarda invece, parlando francamente, il dissenso, il divorzio che oggettivamente si è ven~to cr~ando fra_ i . miei orientamenti e quelli ormai ch1anss1m1 della rivista. Intendiamoci però subito su due punti fondamentali: a) non si tratta di dissensi personali o personalistici (non ml preoccupa, cioè il tuo • garbato dissenso • da un mio articolo, anzi ti ringrazio della attenzione che la tua rivista dedica sempre ai miei lavori, che probabilmente non la meritano): b) non si tratta nemmeno di divergenze di fondo, ideologiche, veramente abissali (per uscir di metafora, penso che voteremo per lo stesso partito, ammesso che non cambi idea prima delle elezioni, e ammesso - ed è già piu difficile da ammettere - che ,questo oggi significhi qualcosa). Se penso sia meglio che io non collabori alla tua rivista, ciò si deve proprio a un'esigenza di chiarezza: per non aumentare cioè la confusione lamentata da Mario Cannella nella sua lettera, lettera che la direzione accetta evidentemente in blocco e fa sua, e che anzi offre il destro per la garbatissima, civilissima, sacrosanta polemica nei miei confronti. Ora, la lettera di Mario - che considero un caro amico e un giovane di qualità promettentissime - mi sembra generosa quanto confusa, pericolosa. E' vero che Calvino scrive sul Corriere quel che scriverebbe sull'Unità, è vero che Aristarco scrive sulla Stampa in perfetta coerenza con quello che scrive su Cinema nuovo; e che lo bevo coca cola, un prodotto degli imperialisti americani. E allora? La situazione oggi si presenta certamente plu sfumata, piu difficile di quanto si presentasse negli anni dei blocchi e della guerra fredda: vi sembra forse - a te e a Mario - un buon motivo per disperarsi e tacere? lo non faccio l'elogio dell'Integrazione a ogni costo, delle • modifiche dall'interno •, che so, del centro sinistra: tengo solo per Il realismo (Il quale non significa, almeno spero, qualunquismo filisteo) e per la chiarezza (che non "5ignifica o non dovrebbe significare, supina .accettazione della realtà). Scrive Cannella: inverno 1966 • sinceramente mi sento quasi incapace di scrivere qualcosa di Antonionl o sull'ultimo film di Visconti se prima non chiarisco quel che ml urge dentro, con la rabbia necessaria, se non parlo cioè di Amendola, del neocapitalismo, della crisi del movimento operaio, della coesistenza pacifica, ecc. •. Temo proprio che questi siano problemi suoi - o devo pensare che, quando tiene le sue quotidiane lezioni in una scuola statale (organismo, almeno spero, non rispondente in pieno alle sue esigenze rivoluzionarie e intransigenti), dica ai suoi ragazzi press'a poco cosi: • chiudete Il libro, non posso spiegarvi la storia degli Egizi se prima non premetto qualcosa di Amendola e la coesistenza pacifica •? Spero invece che cerchi di fare quel che bene o male cerco di fare anch'io tutti i giorni, cioè di spiegare gli Egizi in modo tale, secondo una tendenza cosi riconoscibile, da lasciar capire quel che penso della coesistenza pacifica e di Amendola, da preparare poi i ragazzi ad affrontare questi e altri argomenti con gli strumenti adatti. Se si vuole scrivere di Visconti e di Antonioni, il problema non è a mio awiso molto diverso. Cultura astratta, a settori, umanesimo sterile in ritardo? Ma d'altra parte si cadrebbe in una strumentalizzazione inutile: si lascino stare addirittura Visconti e Antonioni e si parli di Amendola tout court, non utilizzandolo solo come preambolo. Oltre tutto, mi sembra anche un elementare dovere di cortesia e di chiarezza verso i • quadri potenziali del futuro partito di classe • che dovrebbero costituire, in attesa di migliori occasioni, I lettori di Giovane critica. Schematizzando al massimo, direi che il nostro dissidio è questo: voi rimandate l'esame del muro pericolante (la metafora è tua) a un Ipotetico domani in cui tutti i cittadini saranno geometri e carpentieri, tutti i muri saranno caduti oppure incrollabili, a me pare che (dato che siamo intanto in questa casa, e che siamo minacciati da questo muro) sia meglio cominciare da un inventario preciso di quel che si ha sottomano, da un bilancio delle proprie forze, da un'analisi degli ostacoli da abbattere. Lavorare subito, dunque. Ma come, dove e per chi? Cannella ha ragione quando awerte I pericoli Insiti nella accettazione della polemica come normale routine, che a nulla
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