giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

Mario Cannella autunno 1965 Caro Giampiero} Caro Giampiero, come, e dove, si può scrivere, oggi? E' una domanda che mi pongo da qualche tempo, e che merita alcune considerazioni. Dobbiamo ammettere che la confusione è grande, ed è tanto difficile distinguere il • terreno • amico: certo dieci anni fa era - sembrava - molto più facile. Diciamo: che tempi brutti, trovi Calvino, e tanti tanti altri. che scrive sul Corriere della Sera: trovi Aristarco, e ancora altri, che scrive sulla Stampa. E ti viene un dubbio, a un certo punto si tratta di • cultura •, e forse i I nostro • estremismo • si tinge di moralismo: bisogna pur vivere, e scrivere, no? Il punto è proprio questo, e diventa dram• matico quando pensiamo - come notavano i Quaderni piacentini - che Calvino, etc .. scriverebbe le identiche cose sull'Unità: insomma, non è che lui e gli altri siano costretti, per vivere appunto, a rinunciare a qualcosa, a tacere, a non dir tutto: allora capirei, sentirei la loro rabbia, ne sarei partecipe. Ma cosi? Ecco che torniamo alla domanda che ho posto all'inizio. Pensavo: se volessi oggi scrivere un articolo su un singolo film, su un fatto particolare di cultura, non saprei dove scriverlo. Perché qualunque discorso che riguardi i • valori • è in un certo senso fungibile: e lo è nella misura in cui è posto in un contesto o in un altro. Voglio dire: se io parlo di • socialismo • è una cosa. se lo scrivo su Rinascita è già un'altra. Allora si deve dire che ogni giudizio culturale richiede lo svelamento del la sua mediazione pratica, del giudizio sulla realtà e sulle forze a cui ci si rivolge. E io sinceramente mi sento quasi incapace di scrivere qunlcosa su Antonionl o sull'ultimo film di Visconti, se prima non chiarisco ciò che mi urge dentro, con la rabbia necessaria, se non parlo cioè di Amendola, del neocaplta• lismo, della crisi del movimento operaio, della coesistenza pacifica, etc. Insomma, potrei scrivere su Rinascita solo in quanto fossi convinto di riuscire a • colpire • e ferire il lettore iscritto al PCI che mi legge: col rischio poi che la sua reazione inserisca il mio articolo nel • nuovo corso• di Pajetta, nelle • parole d'ordine • attuali qual i • è necessaria la critica per andare avanti •, • è giusto il confronto delle idee • etc., col risultato di confermarlo, di edificarlo. Dalla impossibilità di scrivere in un contesto non nostro viene l'esigenza di porre un contesto nostro. Ciò vuol dire chiarirci il senso di parole come • sociali• smo •. appunto • movimento operaio •. • rivoluzione• (chi li usa vuole veramente cambiare, o il cambiare riguarda solo • la Storia•?). E non è un • furore giovanile •. non solo quello: si tratta di cercare una discendenza nella storia del movimento operaio, una linea da seguire, un • donde • per un • dove • che sia meno vago di quello che è. Si parla tanto di neocapitalismo, a leggerne sembra quasi che si tratti di un oggetto, un minerale, un fenomeno, • da studiare •: quasi che quell'• oggetto • non ci stia già coinvolgendo tutti, non sia anche in noi. E' il tono asettico, disinteressato dei vari Eco che mi infastidisce: il marxismo diventa cambiabile, utile al momento • per capire • e di re di aver capito. E troppi sono i discorsi, le mode per cui il socialismo sta sullo sfondo, non dentro le frasi, pronto certo a riemergere quando si parli del Vietnam o degli • schifosi americani •. E' comodo, Vorrei invece che si leggesse un articolo, ad esempio, di Basso sulla socialdemocrazia, come un fatto • culturale •, e vorrei che in un articolo sullo • specifico filmico • si sentisse tutta. appassionata e netta, la serie dei rifiuti e la contestazione morale e ideale che c'è in noi; se c'è. O del socialismo bisogna sempre parlare .. dopo•? So che Giovane critica è anche questo, l'esigenza di mostrare subito • il documento di identità • l'ho sentita nelle sue pagine. Ma vorrei che certi argomenti fossero presi d'urto, con tutta l'amarezza che la situazione richiede. E, seriamente. con coscienza e responsabilità, occorre ricostruire un discorso sul movimento operaio italiano. la politica del fronte antl•

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