giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

172 rinnovate le vecchie. ma attraverso un previo processo di distruzione). Una rivoluzione di questo tipo è estremamente avanzata: la sola forse che attacchi alle radici il tipo di potere di classe che oggi si va affermando nel mondo al livello più avanzato. E il nemico va dovunque combattuto al livello più avanzato. Ma una condizione indispensabile è un grado molto elevato di consapevolezza di massa. Questo non è ancora il caso del la Cina, salvo che per i settori più colti (p. es., per gli studenti). Allora Mao è costretto a fondarsi su una forza politica organizzata che sia anche una forza materiale. E sceglie la stessa di cui ha già fatto uso nella guerra antigiapponese e nella guerra civile: l'esercito popolare. Nel corso delle alterne vicende che portano la sua linea ora a prevalere ora a soccombere fra il 1958 e il 1965, egli punta in primo luogo ad assicurare ai suoi compagni più vicini il controllo dell'esercito. Nel luglio-agosto 1959, all'VIII plenum dell'VIII Cc riesce a sconfiggere quello che è allora il suo avversario più scoperto, il maresciallo P'eng Te-huai. Questi si era fatto apertamente sostenitore della linea • economicista •, aveva criticato il • grande balzo • e le comuni popolari e, nell'esercito, sosteneva la razionalizzazione secondo i criteri di tutti gli altri eserciti moderni e la fine di una organizzazione di tipo popolare adatta alla guerra partigiana ormai superata. P'eng Te-huai viene criticato e dimesso dalla sua funzione. Lin Piao, fedele a Mao, assume il controllo dell'esercito. Questo viene riorganizzato in base a principi antigerarchici e di intensa partecipazione alla vita e al lavoro delle masse, mentre si svolge al suo interno un'opera assidua di educazione ideologica. Nel frattempo, sul piano economico gli avversari di Mao sembrano avere la meglio. Il • grande balzo •, almeno a breve scadenza, è un fallimento. La situazione economica si deteriora: si verificano squilibri fra settori produttivi, sprechi, ingorghi nei trasporti e crisi alimentare. Vi contribuiscono gravi calamità naturali e il ritiro degli aiuti, dei tecnici e dei piani di costruzione da parte dei sovietici. Fra il 1960 e il 1962 prevalgono gli primavera 1968 • economicisti •. Col ristabilimento della routine da un lato, e dall'altro con un margine abbastanza ampio concesso all'economia privata e individuale (autonomia delle imprese industriali e stimolo alla produzione familiare nelle campagne). oltre che con misure razionalizzatrici e di coordinamento su scala nazionale, riescono a restaurare l'equilibrio economico. Le tendenze • liberalizzatrici • e • borghesi • sembrano affermarsi nei vari settori della sovrastruttura, in primo luogo in quelli culturali. Al X plenum dell'VIII Cc nel settembreottobre 1962 Mao torna all'attacco, denuncia il revisionismo e afferma la priorità della lotta di classe. Fra il 1963 e il 1965 riprende acuta la lotta fra le due linee. Viene combattuta in particolare nel corso della • campagna per l'educazione socialista• nelle campagne, cui segue quella delle • quattro pulizie • pure nelle campagne, e dei •cinque contro• nelle città. Direttive contraddittorie vengono emanate dai due gruppi ormai contrapposti, sempre a nome del Cc e la lotta si allarga ormai a livello di base. Il documento di Mao noto come • I primi dieci punti • (maggio 1963) è contraddetto dai • Secondi dieci punti • di Liu (settembre 1963). Mao stimola la costituzione di associazioni di contadini poveri e medio-poveri, che conducano la lotta di classe contro vecchi e nuovi contadini ricchi e contro i nuovi gruppi di potere, scavalcando il partito dove occorra e attaccandone i dirigenti se necessario. Liu mira a mantenere il movimento sotto il saldo controllo del partito, specialmente dei quadri burocratizzati a livello di distretto. È del gennaio 1965 il nuovo documento detto dei • Ventitrè articoli •, dove Mao si schiera apertamente dalla parte dei contadini poveri e contro coloro che detengono posizioni di potere nel partito. Siamo ormai alla vigilia della rivoluzione culturale. Una vittoria assoluta di questa determinerebbe una situazione paradossale: la fine della dialettica fra momento • economicista • e momento politicorivoluzionario quale si concretava nella coesistenza e nella lotta di tendenze politiche contrapposte. La forza del momento rivoluzionario, la sua stessa

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