giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

162 proporzioni simili fosse disastrosa. Cosi come, in seguito, la rivoluzione avrebbe finito inevitabilmente per trovare e plasmare la guida efficace di cui aveva bisogno. E' vero comunque che le incertezze e le scelte del Pcc in quel periodo corrispondono nelle grandi linee alla descrizione fattane oggi dalla stampa cinese. Privo di esperienza propria, il Pcc si basava su quanto aveva elaborato fino allora il movimento operaio internazionale (cioè europeo). e più precisamente sulle tesi marxiste arricchite da Lenin. Secondo le tesi marxiste la rivoluzione socialista awiene ad opera del proletariato industriale. La classe autenticamente rivoluzionaria resta il proletariato industriale anche nella più larga concezione di Lenin per la quale ogni rivoluzione antimperialista anche in area pre-borghese è parte della rivoluzione socialista mondiale. Per i paesi dell'Asia, dove il proletariato industriale era debole, Lenin accentuò la necessità dell'alleanza con le nascenti borghesie nazionaliste e il ruolo antimperialista che potevano giocare. E' vero che, nella ipotesi leniniana, la rivoluzione democratico-borghese nella fase dell'imperialismo può dar luogo immediatamente alla rivoluzione socialista, saltando la fase dello sviluppo capitalistico: ma la possibilità ne è data dal condizionamento internazionale. Lenin fu colto dalla morte prima di avere veramente affrontato il problema di come questa ipotesi si concretasse nella lotta di classe all'interno dei paesi a economia parzialmente • pre-borghese •. I successori di Lenin in Europa e i dirigenti responsabili del partito in Cina non fecero nessun progresso nell'affrontare questo problema. In pratica, data la debolezza del proletariato, la~ciarono la guida della rivoluzione al Kmt, cioè ai nazionalisti borghesi e semifeudali. Col risultato che questi, anziché rivolgersi contro l'imperialismo, distrussero quel tanto di organizzazione proletaria che in quei primi anni si era andata creando 8 . 3. Negli anni fra il 1927 e il 1935 ha luogo nel Pcc una complessa lotta fra fazioni, ulteriormente complicata dagli interventi primavera 1968 del Comintern. Non è possibile in questa sede darne un resoconto neppure sommario, e del resto non è essenziale conoscerne le vicende ai fini del discorso che ora ci interessa. Nonostante le reciproche divergenze, le politiche scelte in quel periodo da tutte le fazioni hanno un punto comune: l'estremismo « di sinistra • (si tratta delle • tre linee di sinistra •, come vengono definite dalla storiografia cinese: quella adottata durante la segreteria di Ch'u Ch'iu-pai, quella di Li Li-san e quella di Wang Ming). Queste linee • di sinistra • si basano sulla stessa premessa delle linee • di destra •. e cioè: rivoluzione socialista possibile solo ad opera del proletariato industriale. Secondo le linee di destra, come abbiamo visto, data l'arretratezza della Cina e la debolezza del proletariato, la sola rivoluzione possibile era quella borghese, guidata dalla borghesia. Ma la borghesia, posta di fronte al dilemma di parteggiare o per una rivoluzione che non le offriva prospettive di sviluppo e neppure di sopravvivenza o per gli imperialisti, si schierava dalla parte di questi ultimi e assestava un duro colpo al movimento proletario. Le teorie sulla funzione rivoluzionaria della borghesia nazionalista andavano in frantumi. Allora, alle minoranze rivoluzionarie non restava che ripiegare sul proletariato industriale e affermare volontaristicamente e contro ogni evidenza la capacità di quest'ultimo di procedere immediatamente alla rivoluzione socialista attraverso la insurrezione nei centri urbani. La tendenza avventuristica ali 'insurrezione immediata fu attenuata nella • terza linea di sinistra • (patrocinata dall'Internazionale): ma si continuò ad operare principalmente con quella prospettiva. Non c'è quindi soluzione di continuità fra questi orientamenti e il ritorno • a destra • nel fronte unito onnicomprensivo: facilitato dall'ondata di patriottismo che investiva quasi tutti gli strati sociali del paese di fronte all'invasione straniera, e dell'equivoco sul piano internazionale (un gruppo di potenze imperialistiche schierato contro un altro e il paese socialista e il movimento operaio alleati di uno del due gruppi contro l'altro). Fin quando cl si è posta la domanda: è la borghesia nazionale o Il proletariato Industriale a guidare la rivoluzione

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