giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

(cioè collettiva) delle possibilità di evoluzione che esso ha a breve termine; d) rifiuto di subordinare i successi politici che si possono ottenere a livello di classe, a calcoli di opportunità di alleanze con altri gruppi sociali, ma chiara subordinazione della politica di alleanze (in particolare su scala locale) al grado di unità e di coscienza di classe raggiunto dai proletari; e) lotta a fondo contro qualsiasi divisione interna alla classe, che tragga origine dalle strutture allenanti della società capitalistica (differenze occupazionali, settoriali, geografiche, etniche ecc.); f) discussione aperta e pubblica - a livello di classe - di tutte le divergenze politiche e teoriche che possono nascere nel movimento, e rifiuto di ogni tipo di scomunica, liquidazione, allontanamento o chiusura nei confronti dei compagni per motivi di opinione. Questi criteri non sono semplicemente li frutto d'una elucubrazione dottrinaria fatta a tavolino: anzi, molto probabilmente è proprio dal punto di vista dottrinario che essi possono apparire piu discutibili. Rappresentano però - insieme a molti altri che non siamo ancora in grado di precisare - un primo tentativo di tradurre in termini programmatici I moventi e le aspirazioni comuni che - al di sotto di differenze ancora enormi, di divisioni, di contraddizioni, spesso anche di antagonismi piu o meno espliciti - è possibile rintracciare in tutte le lotte combattute dai proletari meridionali negli ultimi anni, dal braccianti di Cutro ai tranvieri di Napoli, dagli operai dei poli di sviluppo agli assegnatari della riforma agraria, dagli studentilavoratori al salariati fissi delle nuove aziende capitalistiche, ai piccoli proprietari emigranti, ai disoccupati, al lavoratori portuali, marittimi, forestali. Questi moventi e queste aspirazioni sono precisamente quelle che Il capitalismo non potrà mal soddisfare, ma tutt'al plu tentare di surrogare. Nel dimostrarlo chiaramente alla classe proletaria consiste il compito del militanti che operano nel sud. Allo stesso modo che nel nasconderlo ai suol occhi consiste Il ruolo scelto dal meridionalisti. 157 ' Cfr. ad esempio, la valutazione che Francesco Compagna ha espresso più volte, sulla • positività storica dell'azione comunista nel Mezzogiorno d'Italia e dei profondi motivi etici, politici e sociali che ne giustificavano la genesi e il successo •. Tale giudizio era fondato sulla interpretazione delle lotte del sotto-proletariato urbano e del proletariato rurale - guidato dal partito comunista - come • processo politico di agitazione [del secondo] [ ...] e di promozione [del primo]: agitazione e promozione che avevano come risultato l'ingresso, per la prima volta, di queste componenti dominanti della stuttura sociale del Mezzogiorno sulla scena politica del paese come forze veramente, anche se solo parzialmente, autonome e consapevoli •. ' Cfr .. ad esempio, la seguente dichiarazione di Manlio Aossi-Doria nel corso di un intervento al congresso del Psi che ha preceduto la cosiddetta • Costituente Socialista •: • Conosco naturalmente le accuse che si rivolgono alla politica di cui ho parlato: sia l'accusa, owiamente falsa, di accrescere gli squilibri territoriali, che, o sono Inevitabili, o solo con questa politica possono essere corretti: sia l'accusa. owlamente vera, di dar via libera anche nel Mezzogiorno allo sviluppo del neocapitalismo. Che l'industrializzazione del Mezzogiorno nei prossimi anni, se cl sarà, debba avvenire in gran parte ad opera e nell'interesse del neo-capitalismo Italiano europeo, o magari americano, è un dato di fatto, vorrei dire un dato storico. E' assurdo, tuttavia, non considerare nello stesso tempo l'altra faccia della realtà, ossia che questo inevitabile apporto neocapitalistico allo sviluppo del Mezzogiorno risulterà corretto, perché contenuto nel quadro d'una politica di programmazione, di pubblico intervento e di pubblico controllo, ossia in un quadro entro Il quale l'azione socialista può diventare Influente e forse determinante purché I socialisti abbiano forza, preparazione, saggezza e realismo sufficienti • [in Nord e Sud, n. 84 [145), dicembre 1966, p. 13). ' Ciò è riconosciuto dai borghesi più • democratici •, I quali - sia pure con alcune riserve - ne traggono auspici favorevoli per lo • sviluppo del sistema democratico Italiano •. Non a caso un recente numero di Nuovo Mezzogiorno presenta un elenco di personalità le cui caratteristiche entrerebbero a costituire la figura del • nuovo meridionalista •, ed In esso - accanto a La Malta e Colombo, a Mancini e Galasso, a Aossl-Dorla, Pastore. Sciascia, Rea, eccetera - troviamo Amendola e Chiaromonte [cfr. Michele Novlelil. // nuovo meridionalismo, Nuovo Mezzogiorno, anno X. n. 10 [ottobre 1967), pp. 10-17). E' vero che si tratta In questo caso - per ciò che riguarda la forma - d'un discorso abbastanza fumoso: ma ciò che è assolutamente chiaro, è che un discorso del genere - anche soltanto 10 anni fa - sarebbe suonato assolutamente utopistico, mentre oggi

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