giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

ancora per molti anni, all'interno del quale occorre individuare uno spazio per soprawivere, magari crescere quantitativamente, ed esercitare una funzione propulsiva•. Il fatto strano è che tale ipotesi, invece che portare coerentemente (pensiamo a quella coerenza di cui era maestro, ad esempio, il vecchio Kautsky, e che fece di lui il piu agguerrito awersario di Lenin) ad una valutazione lucidamente positiva, seppure critica, delle potenzialità dello sviluppo capitalistico nazionali giunto all'attuale livello, conduce anche i nostri meridionalisti comunisti, seppure piu duramente degli altri, ad insistere su pretese • contraddizioni inevitabili • nei processi di razionalizzazione della vita economica e delle sue funzioni sociologiche. La conclusione che si ricava, analizzando tale linea critica, è che essa si risolva in una piattaforma fondata sull'obiettivo di minima di correggere le disfunzioni secondarie che atti iggono e rallentano lo sviluppo capitalistico (e ciò può comportare. sul piano tattico, scelte via via diverse, che vanno dall'opposizione intransigente all'appoggio al governo su determinate questioni) e sull'obiettivo di massima di rappresentare in prima persona sul piano politico e governativo, soli o insieme ad altre forze, le esigenze di tale sviluppo, con l'intento di renderlo • equilibrato •. 2. Le sommarie osservazioni fatte fin qui permettono dunque di stabilire un punto fermo, per altro non nuovo: che nel ventaglio di posizioni politiche che va sotto il nome generico di • meridionalismo • non è oggi presente alcun programma che - di là delle dichiarazioni generiche, alla prova della prassi di ogni giorno - appaia come realmente anti-capitalistico •. Alcune caratteristiche appaiono determinanti in questo senso. La prima è rappresentata dal fatto che tali posizioni ponendo come s'è visto l'accento (tanto a livello di analisi socio-economica, quanto a livello di dichiarazioni politiche e di prassi organizzativa) sulla contrapposizione nord-sud, contribuiscono a sviare l'attenzione dal problema che è invece, a nostro awlso, quello di fondo: mettere in evidenza Il carattere unitario del sistema socio-economico nazionale, unitario tanto sul piano delle decisioni (cioè del potere, che si esercita in ugual misura e attraverso 151 una serie di connessioni inscindibili in ogni parte del sistema). quanto sui piano dell'esecuzione di tali decisioni. Ciò conduce a notevoli distorsioni di prospettiva (o mistificazioni). Può condurre - per esempio - ad una concezione ottimisticamente unilineare dello sviluppo storico, nella quale l'area • sottosviluppata • appare come uno • stadio precedente • sulla via già percorsa dalle aree piu sviluppate, e non (com'è precisamente il caso del mezzogiorno) come il prodotto dello sviluppo del sistema nel suo complesso. Forse, molti compagni, che non hanno studiato Lenin a sufficienza, penseranno che non vale la pena di prendere in considerazione una simile evidente trivialità teorica: ma qualsiasi militante meridionale impegnato in un lavoro politico di classe sa bene quanto peso pratico essa eserciti ancora, tanto nella diffusione di aspettative verso il futuro, che hanno il loro prezzo nell'accettazione paziente del presente o, quanto nella diffusione di quel misto di senso d'inferiorità e aggressività verso il • settentrionale • in cui tale pazienza si oggettiva, cose che, se non costituiscono ostacoli allo scatenarsi di lotte anche assai dure, costituiscono però spesso un limite pesante alla possibilità di sviluppare da quelle un livello di coscienza che superi l'ambito • meridionale • per riconoscersi nei motivi di lotta dell'intero proletariato nazionale e internazionale 1. Non a caso le organizzazioni ufficiali della sinistra hanno sempre fatto sforzi per imprimere alle lotte combattute nel mezzo. giorno, anche le piu dure, un carattere sostanzialmente interclassista, che aveva come unità fondamentale di riferimento non la classe proletaria - analizzata e definita, owiamente, nelle sue caratteristiche storico-sociali determinate (che in parte non coincidono con quelle delle zone piu sviluppate) sulla base delle quali, poi, sarebbe possibile anche un discorso corretto sulle eventuali alleanze - ma la comunità locale, intesa a priori come entità sociologica al cui interno è possibile ritrovare una Integrazione d'interessi tra strati sociali diversi. Ciò ha condotto, nei fatti, a trovare in molti casi una unità, (quella unità politica di • rinascita del mezzogiorno • a cui fa riferimento, con grave disappunto di Chiaromonte, il compagno Guerra, nell'articolo

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