giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

e la socialdemocratlzzazione di massa, la quale ultima va ben al di là degli stretti limiti organizzativi d'un partito socialdemocratico. L'organizzazione storica In Italia non può essere semplicemente saltata. Le teorizzazioni o le esperienze contrarie che cl possono venire dell'estero secondo la tecnica della contestazione globale rappresentano da noi o curiosità intelletuali per frazioni cultural-bolsceviche (come le ha definite bene proprio Dutschke) o esperienze che da noi possono valere per Il significato illegale di lotta antlcapltallsta che hanno, ma non emblematlzzate come risolutive della crisi dei rapporti tra masse e organizzazione, perché in Italia non c'è una classe operaia allo stato brado con la quale ogni pellegrino della rivoluzione possa spontaneisticamente o misticamente collegarsi, ma esiste invece una classe operaia disciplinata In organizzazioni storiche che godono della sua fiducia e che la toccano nei suol interessi politici economici e sociali: organizzazioni storiche che è mistificante scambiare semplicisticamente per un fenomeno burocratico (anche se ci sono stasi burocratiche), perché un movimento di massa che sia un fatto storicamente spontaneo e non disciplinare, un movimento nato dalla lotta. dal sacrificio e dagli ideali di milioni di militanti, trova In se stesso gli antidoti alle proprie achilosl. 3. L'osservazione critica di Sergio Bologna è comunque certamente valida se riferita al pensiero politico di Bartelllni, nel quale viene continuamente a galla Il peso della vecchia tradizione socialista. Esaminiamone alcuni punti: al Uno tra I primi e certamente il suo plu importante scritto politico si chiama Rlvoluzlone In atto ed è del 1925. È un titolo che ha un valore indicativo e polemico In una situazione che vedeva oramai la crisi avanzata e definitiva del movimento operaio; I tentativi collaborazlonlstlcl del sindacato e la teorizzazione della stabilizzazione relativa del capitalismo da parte del comunisti con I corollari che ne discendevano delle tappe democratiche Intermedie come passaggi obbligatori. Nonostante questa situazione generale la formula della rivoluzione In atto non è un paradosso per Bartelilnl ma una realtà: Il processo rivoluzionarlo apertosi con Il '15, a suo avviso, non si è ancora spento. 147 Bartellinl aveva certamente davanti alcuni fenomeni, sia in fase avanzata come pure ancora alla prima espressione. sui quali poggiare la sua formula: il comunismo gramsciano veniva facendo del PCdl un partito di massa e quindi un partito che si apprestava a pensare concretamente nelle lotte: Nenni - dopo aver costretto Serrati all'uscita dal Partito - constatava la fine dell'Aventino e anticipava e tempi dell'alleanza socialista-repubblicana e poi dell'unificazione socialista: si Ingigantiva in alcune élltes politlco-lntelletuali la convinzione che non solo era finito il massimalismo. ma che un movimento rinnovatore dovesse anche fare criticamente i conti con i risultati della bolscevizzazione, cioè con la internazionalizzazione dello stalinismo: inoltre l'attenzione che Gobetti ora portava a gruppi rinnovatori del massimalismo italiano. l'appoggio che ad essi dava come un tempo l'aveva dato al comunismo gramsciano. rivestivano un significato politico generale che valeva ad di là del loro peso politico Immediato nel movimento operaio e nella situazione politica italiana. Ebbene, Bartelilnl trascura questa realtà di cui in un certo senso era parte, non comprende il comunismo gramsciano (comunismo per lui è ancora sinonimo di bordighlsmo), mentre d'altra parte è ancora legato alla formula dell'Aventino In cui vede • la sintesi politica del periodo •, l'aspetto plu avanzato della situazione rivoluzionaria iniziatasi dieci anni prima: come pure riscopre la • funzione positiva • del massimalismo come partito centrista, • partito di mezzo • tra Psu e PCdl. b) Ambizione di Bartellini è ripulire questo massimalismo a livello politico e a livello teorico per pervenire alla formazione di un blocco Ideologico-politico che potesse assumere l'egemonia dell'antifascismo non comunista. Le sue polemiche contro Mondolfo e piu tardi contro De Man avevano questa ambizione di liberare Il marxismo dai residui meccanicistici e attrezzarlo quindi ad Intendere la lezione volontaristica del leninismo e della crisi Italiana: demistificare le Illusioni del plani economici socialdemocratici di rappresentare la soluzione delle crisi cicliche del capitale. Ebbene. sia l'uno che l'altro punto sono certamente centrali nel periodo in cui vengono enunciati, ma le soluzioni di

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