giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

146 l'occupazione clie allo stato attuale è uno strumento logorato che tende a perdere in continuazione la base di massa. Dalla occupazione passare al corpo a corpo sul luogo di lavoro. Se domani prevarrà la tesi dell'occupazione, noi dobbiamo accettarla ma ancorandola al passaggio a una lotta di tipo superiore. Il seminario è una esperienza embrionale di soviet, perché crea un dualismo di potere, un anti-stato che sfugge alla razionalità del sistema. Questo dualismo di potere va visto alla luce del Partito che generalizzi questo tipo di esperienze eversive e nello stesso tempo rinnovi se stesso liberandosi dai residui riformistici e legalitari. Se si astrae dal Partito si cade nella logica di gruppo che non capta la maggioranza degli studenti e che sul piano operativo è battuta dal riformismo che a Milano è molto forte • (dall'intervento di Matteo Spagnolli a una riunione milanese degli universitari Psiup del 16 apr. '68). Il compito che abbiamo davanti quindi non è quello di insistere in una sterile e illuministica polemica nella direzione delle teoriche dell'abbandono, del tradimento, delle bandiere lasciate cadere ecc. ma bensi quello: a) Di portare a sviluppo ulteriore - non con operazioni di filologia ideale ma nella concretezza delle lotte e della costruzione del partito - l'elaborazione della metodologia unitaria di classe, che ha in sé il momento della democrazia diretta, il momento dell'istituto e dei suoi rapporti tra I~ correnti interne al movimento operaio, che comprende il momento dell'unità dialettica e quindi anche il momento della rottura ma per una nuova unità; di portare a sviluppo ulteriore le indicazioni di Morandi e Panzierl sull'integralismo della fabbrica moderna e del monopolio sulla condizione umana e operaia, sull'integralismo delle burocrazie del socialismo dogmatico per liberare il momento del controllo e del consiglio operaio dall'utopismo degli specialisti di ideologie e legarlo all'esperienza concreta dei lavoratori. Tema di lotta e di ricerca tale da Impegnare una generazione militante, pari per ambizione e apertura strategica al programma di lavoro che Togliatti metteva davanti alla generazione del '45 di recuperare i valori progressivi della democrazia borghese al livello del patrimonio politico e Ideale del primavera 1968 comunismo italiano, di portare a egemonici sviluppi la linea gramsciana e nazionale-popolare. b) Di generalizzare le esperienze settoriali in corso, di generalizzare le forme autonome di lotta portandole a fare il salto all'omogeneo e al nazionale, portandole a fare il salto al Partito in modo da attrezzare il movimento a una mentalità e a una struttura organizzativa per la lotta eversiva che in questi venti anni di • regime democratico • è venuto perdendo. Le recenti lotte studentesche cui hanno partecipato i miei giovani contraddittori sono state un test significativo (almeno per quel particolare settore che collettivamente abbiamo vissuto) della difficoltà e dell'impotenza per l'elitario di passare alla costruzione concreta del momento consiliare in una determinata situazione storica e d'altra parte di investire il movimento operaio e rinnovarne mentalità e strutture con la stessa lezione extralegale che embrionalmente si veniva sperimentando. • Guerriglieristi •, marcusiani • contestatori globali • ecc. da una parte, • burocrati • dall'altra si sono trovati d'accordo in un punto, pur con motivazioni diverse, di tenere lontano il partito il sindacato dalle lotte, permanentizzando una situazione di dualismo - che era quella che maggiormente temeva Gramsci come si è visto - che fa del partito una burocrazia per la propaganda e le elezioni, del sindacato il gestore di interessi corporativi e pertanto delle lotte una esperienza per individualità o minoranze sublimi e carismatiche. L'organizzazione storica in Italia nella fase attuale non può essere semplicemente saltata. Non è possibile oggi In una situazione di neocapitalismo comportarci verso di essa ad es. secondo la prassi - che per anchilosi mentale e politica sta davanti ai paleo-comunisti - dell'lnternazio• nale comunista e del Partito comunista d'Italia verso il vecchio movimento socialista e confederale, cioè dell'attacco frontale per rastrellare poi i resti vitali. Nor, è possibile, perché Il movimento operaio non è isolato sul plano Internazionale e non ha più di fronte Il muro del capitalismo fascista contro cui può essere sbriciolato con un attacco concentrico, ma bensf ci troviamo di fronte a un neo-capitalismo che si regge tra l'altro sulla razionalizzazione della collaborazione tra Interessi economici

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