giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

144 apertosi nella •città• del monopolio nazionale e internazionale, pone il problema di una organizzazione extra-legale dal basso che investa anche mentalità prassi strutture organizzative dei tradizionali partiti operai di massa. Da un tipo di organizzazione che con la staticità del suo peso massivo e efficienziale grava sullo Stato • democratico • e lo condiziona, si tende a passare a una organizzazione per masse in rivolta che crea lo Stato dandosi istituti di potere mobili e decentrati, aperti alla creatività, momenti di democrazia diretta nella sperimentazione della lotta. Fenomeno non ancora misurabile quantitativamente né politicamente, né tantomeno storicizzabile in quanto nascente nell'involucro del caduco e ancora all'alba del corso del suo sviluppo, ma ad esso non è possibile semplicemente contrapporre la composta efficienza d'una tradizionale e collaudata struttura organizzativa. I giovani contraddittorì del la Casa della Cultura sono figli di questo momento politico, le loro osservazioni nascono in questo clima di tensioni ideali e di lotta, ma essi, ne fossero coscienti o no, ponendo il problema della nuova organizzazione al centro della ricerca del movimento operaio introducevano il tema del rinnovamento e degli sviluppi teorici e organizzativi del morandismo nella fase attuale. La recente conferenza organizzativa del Psiup, ha avuto risultati che ovviamente riguardano strettamente il partito e quindi esulanti dall'interesse specifico di questa discussione, ma ha dato anche indicazioni di lavoro politico e teorico generali che a mio avviso toccano tutte le correnti del movimento operaio comprese quelle operanti all'esterno dei partiti ma che sono sensibili a una determinata tematica. Ha mostrato infatti i meriti storici ma nello stesso tempo gli attuali limiti politici della prima generazione morandiana che tende a permanentizzare quello che in Morandi era una fase organizzativamente tattica della sua concezione unitaria, e d'altra parte ha evidenziato forze nuove che forti di sperimentazioni organizzative si ritrovano nella esigenza di intendere globalmente e unitariamente rinnovamento dei partiti e potere degli operai e che quindi spostano la tematica della democrazia diretta dal verbalismo delle suggestioni ideologiche al rovesciamento della concezione piramidale del partito e la legano al dinamismo primavera 1968 della fabbrica moderna e della società contemporanea. La ricerca di Panzieri sulle tendenze del capitale monopolistico e sul controllo operaio non è pensabile al di fuori del tronco del morandismo e non è evitabile da quella sulla sostanza e il metodo della politica unitaria. Panzieri anzi nella globalità della sua ricerca - al di là delle vicissitudini tattiche - rappresenta l'anello teorico che collega la concezione e la pratica della politica unitaria quale fu lo sforzo della prima generazione di quadri morandiani di superare la dicotomia storica e teorica tra socialismo e comunismo e la ricerca di una linea organizzativa e strategica - non calata dall'esterno nel movimento ma sperimentata dalla realtà italiana - di costruire indicativamente un partito e una politica di classe al di là della stalinismo e di una fase storica del capitalismo italiano. Scriveva Panzieri nel '57, quando il superamento • ufficiale • della formula dell'unità d'azione portava a sottovalutare il significato positivo (come egli marcava) della sostanza di quella politica e a considerarla una parentesi chiusa: • La politica unitaria aveva come nucleo essenziale apunto i I superamento del la concezione dei partiti operai come formazioni chiuse, portatrici ciascuna di una propria 'verità di classe', depositaria ciascuna di un immobile verbo marxista cioè il superamento della deformazione ' dogmatica e burocratica del partito quale rappresentanza ipostatizzata della classe. La negazione di questa concezione metafisica, quasi religiosa, antimarxista del partito proletario significava al tempo stesso affermazione di esso come funzione e strumento della classe, anzi del movimento della classe operaia •. Sempre Panzieri nel '58 chiudendo due anni di lavoro alla direzione di Mondo Operaio, individuava la forza di una ricerca che aveva dato un contributo collettivo per superare la stasi staliniana del marxismo burocratico, non nel ricorso • a intellettualistiche 'rivelazioni' di nuove ideologie •, ma nella riscoperta della originalità del pensiero morandiano nel contesto del movimento operaio internazionale come matrice per intendere gli obiettivi, le forme, le strutture di un movimento di classe nella situazione attuale del nuovo equilibrio

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