giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

costituzione un movimento puramente ideologico e strumentale in funzione della polemica contro Il partito socialista, se come partito nacque non nel '21 ma nel '24-26, lo si spiega appunto con l'avere esso sottovalutato questo problema della conquista delle masse operaie e delle loro organizzazioni storiche. La critica che Bologna fa a Bartellini viene inoltre estesa a quello che Bologna chiama il • gruppo • cui il Bartellini appartenne, viene cioè collettivamente estesa al raggruppamento politico unitario degli anni '30 che si chiamò Centro SociaIista Interno non voleva essere una proiezione in Italia del partito socialista emigrato, ma appunto il raggruppamento nuovo, l'organizzazione unitaria dell'opposizione di classe indipendentemente da divisioni storiche allora incomprensibili nella situazione italiana. Bologna allarga poi la sua critica alla esperienza e elaborazione ulteriori del movimento operaio, sottovalutando ogni ricerca nella direzione della democrazia diretta, per cui dal Consiglio del '19 in poi non vede altro che un lungo vuoto di pratica negativa. Non sono d'accordo con Bologna perché a mio awiso una concezione consiliare o di democrazia diretta - tra l'altro nella purezza con cui la intende Bologna - entra in Italia non tanto con Gramsci quanto con Morandi. Una concezione del Consiglio non solo come organo di rinnovamento del vecchio Partito (come la intese il primo Gramsci) e nemmeno come strumento di proiezione cellulare del nuovo Partito comunista (come la intese il secondo Gramsci); una concezione del Consiglio che superi non solo la concezione del partito e del potere del massimalismo ma anche quella burocratica dell'Internazionale comunista; una concezione del Consiglio che vada oltre ai condizionamenti cui soggiacque Gramsci, è teorizzata in Italia proprio da Morandi (e non solo dal Morandl del '30) e poteva aversi in una situazione In un certo senso eccezionale; in una stiuazione in cui gli sviluppi monopolitistici del fascismo toglievano ogni velleità di ruolo autonomo alle classi medie e alle loro proiezioni politiche, come pure alle velleità medlatorle e alleanzistiche del partiti operai; In cui il peso della vecchia organizzazione e delle vecchie divisioni partitiche era stato dissolto nella Illegalità; in cui la Influenza della direzione staliniana nell'Inter143 nazionale comunista, che certamente non avrebbe sopportato queste teorizzazioni, trovava mediazioni che ne smorzavano la presenza burocratica. Questa concezione che entra in Italia con il Centro Socialista Interno nelle forme e nei modi che la situazione sopportava, certamente non poteva sostenersi a lungo in questa purezza con il ritorno dopo Il '45 dei partiti storici, con l'apparire sulla scena politica (fenomeno ignoto alla storia dei partiti moderni) di ingenti masse diseducate alla lotta, in una situazione politica internazionale che era quella codificata nella spartizione del mondo nelle sfere d'influenza; per cui questa concezione del potere dovette trovare modi di mediazione e di espressione diversi, fuori dalla politica parlamentare, che non nascessero da teorizzazioni • pure • ma cervellotiche e nello stesso tempo non mortificassero la sperimentazione spontanea in una subordinazione a diversi stadi di organizzazione. Dalla lotta per il Gin-Consiglio sconfitta dall'• antifascismo democratico• e dalla via • nazionale popolare • si dovette passare al recupero del momento consiliare nella impostazione del rapporto trinitario masseistituto di classe-partito di cui la lotta per i consigli di gestione a livello della produzione e la lotta per una organizzazione decentrata a livello del luogo di lavoro e in seguito la lotta per una concezione collettiva dell'organizzazione che respingesse la • democrazia • e I'• autonomia • socialdemocratiche e superasse nello stesso tempo i punti burocratici del centralismo, rappresentano le tappe attraverso le quali nella situazione italiana e Internazionale ha dovuto passare e mediarsi una visione del potere come democrazia diretta. Durante la discussione svoltasi alla Casa della Cultura di Milano su questi temi, alcuni giovani compagni di formazione e di indirizzo gruppologici avanzarono polemicamente il nome di Raniero Panzieri come discriminante, a livello teorico, tra una concezione buro-democratica e una concezione consiliare dell'organizzazione. La prima investirebbe globalmente la pratica dei • partiti •, la seconda sarebbe peculiare della sperimentazione di • gruppo •. L'inizio della crisi delle istituzioni • democratiche • come tipiche delle fasi di stabilità capitalistica; l'assalto ad esse che vengono portando masse confusamente eversive nel processo rivoluzionario

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