giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

praticare la politica di classe. Parlo owlamente di una processualità in atto che ha impliciti anche la critica e il superamento dello. stadio attuale e non di un risultato maggioritario acquisito, che richiede ovviamente per diventare tale una ulteriore chiarificazione all'interno del movimento operaio e un ulteriore sforzo sia sul piano teorico che su quello organizzativo che tenga soprattutto conto della lezione eversiva delle lotte che si sono aperte in situazioni di capitalismo avanzato. Ma i passi avanti dal '56, nella demistificazione delle false alternative, nella maggiore caratterizzazione della politica di classe e della politica unitaria, per chi li ha vissuti, sono molto grandi, e questa cui si è davanti, non è piu scambiabile. come poteva essere dieci anni fa, per estemporanea curiosità Intellettuale sul piano teorico e per velleità di minoritari sul piano politico, ma è una realtà che fa i conti con la prassi del movimento operaio. E' nel quadro di questo processo e della riscoperta delle sue tappe e delle sue figure dirigenti che si incontra il lavoro di Bartellini. E' per questo motivo che il suo ritorno non è celebratorio-resistenzlale, ma un ritorno politico, polemico e attuale, anche se Bartellini solo parzialmente è una figura di militante nuovo e anche se solo parzialmente riesce a liberarsi dal residui del passato massimalista. Bartellini lo definirei meglio una figura di transizione tra il vecchio massimalismo della migliore tradizione socialista italiana e il neo-socialismo o neo-comunismo che a un certo punto attorno agli anni '30 incontriamo nel filone storico del movimento operaio e che cerca una collocazio• ne e una organizzazione nella classe indipendentemente e al di là delle figurazioni storiche che i termini socialismo e comunismo avevano avuto dal dopoguerra in poi. Bartellini vede certamente - come nota anche Sergio Bologna nel suo studio introduttivo - I punti morti del massimalismo, le cause della sua sconfitta di fronte al fascismo e al comunismo; come pure vede In un certo senso (anche se in modo né politicamente né storicamente esatto) I punti morti e I limiti del comunismo • llvornista •· ma solo parzialmente e episodicamente tocca la sponda del 141 nuovo, solo con difficoltà e mai compie• tamente perviene a liberarsi della vischio• sità della tradizione socialista. Su questa sua posizione intermedia ha pesato certamente l'essere egli caduto (è morto a Dachau nel '45) nel momento in cui la sua lotta era ancora nel suo corso, ed inoltre l'essere egli stato in passato un dirigente con certe responsabilità politiche del vecchio massimalismo, per cui egli piu di altre figure politiche della sua o della posteriore generazione (es. Basso, Morandi o Curiel ecc.) risente di questa matrice, di questa sua precedente responsabilità e milizia. Direi che sono appunto la sua collocazione nella tradizione socialista e il suo lavoro di ripulitura e di aggiornamento di questa tradizione che gli pregiudicano lo sfruttamento delle possibilità creative che gli offriva una situazione - quella dell'Italia fascista degli anni '30 - radicalmente nuova sia a Iivello di classe come anche delle correnti politiche. Vediamo cosi che i punti centrali della sua elaborazione: la affermazione della 'rivoluzione in atto' contro le teorizzazioni della stabilizzazione capitalistica e della 'espiazione socialista'; la riscoperta di un Marx non scolastico contro le deformazioni evoluzionistiche e meccanicistiche; la critica al corporativismo riformista delle pianificazioni socialdemocratiche; la proposta dell'unità proletaria attorno a un nodo politico e teorico che chiama •socialismo libertario•, non assumono mal una carica di rottura radicalmente nuova rispetto alle formulazioni che avevano avuto in passato, per cui questi punti non diventano in Bartelllni la matrice organizzativa di un raggruppamento politico unitario nuovo, bensi la matrice della riorganizzazione illegale, della rinascita e del rinnovamento del vecchio partito socialista. 2. Sergio Bologna nel suo studio introduttivo fa notare come l'alternativa che il filone socialista, nel quale colloca storl• camente Bartellinl, vuole rappresentare non solo rispetto al riformismo ma anche rispetto al comunismo gramsciano, ha li punto debole nella riproposta della tradizione socialista, nel non aver compreso che una diversa concezione del potere richiedeva forme organizzative nuove, nel non aver compreso che la strada era nell'assunzione della bandiera

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