138 la sghignazzata può trapassare in atto di violenza fisica, civilmente giustificata - si capisce - quasi si trattasse di un semplice scherzo. La volontà dei conflitti sociali di conquistare migliori strutture si riconosce pili che dai loro programmi, dalle loro cicatrici, il marchio di chi ha tanto sofferto. Se quindi si pretende di conoscere delle precise definizioni sociologiche di quel fenomeno che è Il conflitto sociale, si finisce col bloccarne la comprensione. Se l'esperienza vuole riguadagnare quelle capacità, un giorno forse possedute - delle quali comunque è stata privata dal mondo burocratizzato -, di penetrare teoricamente In un terreno ancora incolto, deve decifrare i discorsi pili banali e quotidiani e negli atteggiamenti, nei gesti, nelle fisionomie, le particolarità pili minute e sfuggenti, deve riuscire a far parlare ciò che è muto e rigido, poiché tra le sfumature di tale linguaggio, pur con tracce di violenza, si trovano già messaggi d'una possibile liberazione futura. Criticabili sono sia la teoria che l'espE1rienza, quando divergono. Dove l'esperienza sociale s'imbatte in una forma di potere, deve lasciarne la spiegazione storica alla teoria critica. Solo un'esperienza cui riesca - senza ricercare precipitatamente garanzie in teoremi esistenti e lasciarsi da essi abbagliare - di cogliere nella fisionomia della società alcune variazioni, può essere d'aiuto per creare le premesse della sua necessaria teoria. Sarebbe giusto che la critica scientifico-sociale si preoccupasse in qual modo il concetto dell'empiria, sempre pili compresso da nuove codificazioni, possa riconquistare la sua ampiezza ed apertura. Troppo spesso l'atteggiamento empirico del sociologo s'awicina a quello del bambino che rifiuta la fiaba della volpe e della cicogna perché, alla luce delle sue conoscenze, la cicogna non esiste affatto. L'insufficienza dell'esperienza non si può spiegare soltanto come risultato dello sviluppo individuale o addirittura d'uno sviluppo determinato dalle leggi della specie. Lo schermo frapposto fra la luce della coscienza e l'inconscio è dovuto alla struttura oggettiva di una società, cosi impermeabile e compatta da impedire la visione di quanto continua a vegetare autunno 196 7 sotto quella superficie apparentemente tranquilla e pacifica che è proprio la società, volutamente o involontariamente, a creare. Ne è una prova il fatto che la conoscenza teorica della società e l'empiria sociologica divergono e si con• traddicono; ma anche il dissidio delle scuole è espressione della struttura antagonistica dei rapporti reificati e degli individui viventi. L'illusione che a questi ultimi si debba tutto attribuire non è soltanto illusione in quanto essi restano, anche alle attuali condizioni, il sostroto di tutti I fenomeni sociali; ma è pur sempre illusione per chi ricerca In essi, nella loro personalità individuale e concreta, quel carattere di sostrato dei soggetti socializzati. A ciò induce l'insopportabile vita alienata. Come la tendenza alla personalizzazione, spinta fino alla follia antisemita, fino ad addossare a un gruppo ben determinato le colpe assolutamente anonime, cosi anche il tipo di scienza che, malgrado il fanatismo della sua oggettività, si attiene agli uomini, ai soggetti, è un tentativo inconsapevole di riportare all'esperienza, con metodi reificati, ripresi a loro volta dalle teoriche del mondo reificato, cose per essa assurde. La dialettica sociale si insinua anche nelle forme della conoscenza sociale. e proprio di questo bisognerebbe renderla consape• vole. Essa deve apprendere a sperimentare l'insperimentablle: tale paradosso è adeguato all'oggetto. Per far ciò abbisogna della preventiva programmazione teorica, di un organo per captare ciò che origina I fenomeni e viene da essi contemporaneamente disconosciuto. Per sviluppare quest'organo non basta una educazione metodologica; come componente della conoscenza vi si deve aggiungere la volontà pratica, ispiratrice della sociologia finché essa fu scientificamente tabuizzata, di mutare la realtà; volontà che non è qualcosa di esterno alla scienza, ma che viene da essa e dalla sua forza fisionomica interiorizzata, e che corregge I suol impulsi a contatto con i progressi della esperienza e della teoria. Nessuna di queste categorie rappresenta da sola una chiave universale: i momenti si Intersecano e si affinano mediante un vicendevole lavoro di critica. Isolarne uno solo significa abbagliare la scienza, anch'essa pur sempre una particella del processo
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