126 Dalle relazioni al convegno di Cagliari e dal le critiche che a sinistra del Pci sono state fatte a queste relazioni risulta un denominatore comune che riconduce alla medesima radice buro-staliniana maggioritari e minoritari del comunismo italiano: l'assenza - significativa per chi poi spreca la qualifica di lininista - di una concezione del potere come organizzazione di classe. Ciò significa che per gli uni lo sbocco delle lotte sarà poi necessariamente legale e parlamentare e per gli altri che al loro paternalismo risulta facile essere verbalmente a sinistra del Pci ma certamente molto più difficile, anche se solo verbalmente, essere a sinistra dei problemi reali del movimento operaio. E' da notare che se la critica amendoliana si esercita con successo contro l'illuminismo di queste minoranze, essa mostra la tendenza a negare dignità critica e autonomia politica alla politica unitaria di classe. Sintomo di una mentalità centrista buro-maggioritaria in difficoltà sul terreno di una teoria che la contesti all'interno del dinamismo della classe operaia e delle sue organizzazioni; in difficoltà sul terreno di una teoria unitaria di classe che consideri il movimento non la controfigura dell'apparato ma una creazione collettiva autonoma, che si nutre di scienza e di spontaneità (che non è spontaneismo). sempre potenzialmente in fieri, diverso anche se unitario con il suo gruppo dirigente. La concezione di classe che prende a metro dello sviluppo di un movimento non le avventure interburocratiche dei gruppi dirigenti ma la organizzazione di classe, il suo grado di maturazione di anti-Stato, aveva trovato nel '56 un punto di riferimento storico e teorico nella concezione e nella esperienza del Gramsci consiliare del '19-20. Era un riferimento che io ritengo sbagliato sul piano dell'analisi storica, ma che politicamente e ideologicamente apriva una ricerca nuova nel movimento operaio dopo Stalin. Il riferimento a Gramsci era giustificato dalla ricerca di ancoraggi storico-ideali nella direzione di una teoria di classe di fronte allo sbandamento poststaliniano e al parallelo accentuarsi di teorie democratiche o socialdemocratiche ali 'interno del movimento operaio. Esso si ricollegava in quel momento politico, ricostituendo un arco di continuità nel autunno 196 7 ritmo di sviluppo del Cln e dei CdG e in genere con la tematica morandiana della organizzazione di classe come forma embrionale di potere statuale di classe. Nell'assenza di un movimento reale nuovo che facesse proprie generalizzandole quelle indicazioni, l'utilizzazione di Gramsci sembrava aperta a sbocchi al di fuori del corso storico del suo partito per quanto all'interno della realtà del movimento operaio. Il passaggio della Sinistra Socialista dalla posizione di corrente a quella di partito diede unificazione e generalizzazione a questa ricerca per una democrazia operaia, mentre contemporaneamente gli sviluppi ulteriori del dibattito e quelli della lotta politica evidenziavano la componente costituzionale e antifascista del gramscismo. Certamente a questo proposito le posizioni all'interno del Pci sono ancora fluide. Una figura complessa e anche ambivalente come quella di Gramsci può incoraggiare varie interpretazioni. La interpretazione corretta discende però non da una rilettura filologica su categorie del passato, ma dallo sviluppo che i I gramscismo ha avuto nel movimento che ha generato. La lettura storicistica che Amendola ha dato di Gramsci come piattaforma ideologico-politica di una nuova maggioranza antifascista è difficilmente contestabile perché appunto Amendola ha preso a asse di sviluppo la creazione collettiva del partito e non le avventure ideali dei gruppi dirigenti. Questa interpretazione può subire al massimo correzioni e arricchimenti di contenuto ordinovista, ma non certo una ripresa dell'ordinovismo che rovesci la linea maggioritaria. Alcuni anni fa, con il rivelarsi di una componente di sinistra • ingraiana • all'interno del Pci, fu avanzato il tentativo di collegare una azione autonoma di sinistra comunista con la ripresa dell'ordlnovismo. Questa interpretazione storiografica era esclusa dal convegno di Cagliari ed è assente dal dibattito odierno su Gramsci. E' possibile avanzare solo ipotesi sul valore di un confronto che interessava non solo correnti interne al Pci, ma anche quanti nel movimento operalo seguono il rivelarsi di processi di neo-associazione tra gruppi omogenei. A mio avviso però quella posizione metodologica si trascinava residui di mentalità minoritaria quando chiudeva il dibattito all'Interno del partito (e all'interno
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