nascono al di fuori della tradizione gramsciana ed hanno i nomi di Morandi e di Panzieri come riferimenti obbligati, unitamente ad alcune sperimentazioni concrete in alcune concrete situazioni di classe di questi ultimi anni. 8. Gramsci è un comunista del periodo della Terza Internazionale. In questo àmbito egli ha assunto una propria originale posizione che noi siamo in grado di definire politicamente e storicamente. Gramsci è quindi un uomo di una fase del comunismo internazionale, un classico oramai del marxismo degli anni tra le due guerre cui tutti proficuamente possono ricorrere. Generazioni di militanti si sono nutrite di Gramsci e ancora continueranno a farlo. Ma se per conformazione mentale e politica Gramsci è chiuso nella propria epoca, il gramsciano è però vivo e operante politicamente. Lo dimostra, senza ulteriori aggiunte, un convegno di studio nel suo nome che non rimane un fatto di coltura ma diventa un fatto politico determinante; lo dimostrano in modo macroscopico e definitivo gli sviluppi che il pensiero politico gramsciano ha nella prassi del movimento comunista Internazionale. Gramsci è vivo e operante. A Gramsci guardano in modo particolare i comunisti del blocco orientale che sono alla ricerca di una variante liberale (non strategica) allo stalinismo; a Gramsci guardano i comunisti dei paesi occidentali alla ricerca dell'anello di sutura tra frontismo e rivoluzione democratica per i paesi a capitalismo avanzato; a Gramsci direttamente o indirettamente si rifanno quel partiti comunisti soggetti all'imperialismo che sono alla ricerca di una linea di alleanze nazionali e di avanzata democratica In alternativa alla guerriglia. Per la prima volta in questo dopoguerra si è posta l'alternativa per Gramsci o al di là di Gramsci (che non è contro Gramsci). Gramsci oggi non unifica ma divide Il movimento operaio, nel mentre può rappresentare la piattaforma per la sua unificazione a destra. l'lnternazlonallzzarsl del gramsclsmo, Il supporto offerto a forze politiche Impegnate nel dibattito che divide Il movimento operalo Internazionale hanno posto In crisi sia le riscoperte del Gramsci consiliare o del Gramsci alternativa allo stalinismo, sia 125 le teorie, applicate alla sua interpretazione, della degenerazione e della rivoluzione tradita. Se il movimento operaio italiano dopo il travaglio decennale del 1956 ha scelto le due strade della politica nazionale-popolare e della politica unitaria di classe, attorno a queste due scelte pullulano però sette verbali condannate • a vivere Il presente con le categorie del passato • e che invece della indicazione di una terza via, rappresentano la testimonianza storica della rottura della equazione tra partito comunista e avanguardia rivoluzionaria. Le tesi sullo stato degenerato e sulla rivoluzione tradita già applicate all'Urss staliniana, trovano ora, nella crisi dell'apparato comunista, traduzione sul corpo storico del Pci dopo Gramsci (o dopo Bordiga per altri) con un procedimento puramente ideologico in base a una analisi filologica dei linguaggi oppure in base a un giudizio di valore sulla legittimità dei gruppi dirigenti. Si fa certamente un grosso dispiacere a queste minoranze raggruppandole sotto categorie comuni quando vivono e si nutrono di odi tenaci e di sottili distinzioni, ma mi sembra che l'ossatura vertebrale sia, data ancora ad esse dalla comune concezione buro-staliniana del gruppo dirigente come asse centrale di un movimento operaio. Al gruppo dirigente centrista, degenerato, viene contrapposto un altro, anzi altri gruppi dirigenti. espulsi dallo apparato partitico ma sulla linea del marxismo-leninismo e su questo nuovo albero genealogico viene creata una nuova mitologia. Viene anzi respinta come una degenerazione economicistica, una metodologia di analisi concreta della organizzazione e dello sviluppo collettivo del movimento. E siccome anche le piccole storie hanno la loro ironia può capitare di vedere il tentativo da parte di qualcuna di queste minoranze di darsi una base operativa mettendo in circolazione queste tesi all'interno di un movimento che nasce dal superamento di quel comunismo e che trova una continuità storica nella dialettica unitaria con la classe operala e le sue esperienze storiche e non In alleanze di vertice o nel pilotaggio di dirigenti. E' vero: quando vedremo una analisi concreta In una situazione concreta fatta dalle diaspore comuniste?
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