giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

124 7. Il classismo per Gramsci e per la gene• razione terzinternazional ista del comunismo italiano è sinonimo di corporativo, di subalterno, di massimalismo verbale. Ciò che ha rappresentato la definizione e la organizzazione di una politica di classe per la generazione del controllo e del potere operaio, per la generazione che viene storicamente e politicamente dopo l'esperienza delle gestioni burocratiche del potere, gli è estraneo. Il classismo per Gramsci è la visione circoscritta degli interessi della propria classe, l'incapacità di • fare politica •, di avere soluzioni accettabili per un vasto arco democratico; classismo è la visione che lega l'operaio alla propria categoria, la incapacità del partito di mobilitare un fronte nazionale di forze democratiche; classismo è il socialismo di Lazzari, il massimalismo di Serrati, l'esperienza dell'occupazione delle fabbriche. Il classismo deve cioè superarsi nel popolare e nel nazionale per darsi una coscienza da costruttore di stati. Lo sforzo gigantesco per la organizzazione di un movimento di classe in Italia, l'eredità storica di generazioni di militanti, sono liquidati dall'• intellettuale • Gramsci al la stregua di un misero lascito di una • mediocre raccolta di mediocri articolucci del giornale quotidiano •. Pertanto in Gramsci si cercherà inutilmente una analisi a livello delle forze di classe, quando invece la si avrà a livello degli schieramenti politici, a livello del • problema della direzione politica nella formazione e nello sviluppo della nazione e dello stato moderno in ltal ia •. In Gramsci si cercherà inutilmente la storia della classe operaia, del movimento operaio e socialista, della organizzazione di classe, dell'accumulazione capitalistica, dello sviluppo industriale, della condizione e organizzazione operaia, del rapporto tra rivoluzione industriale e organizzazione operaia. In Gramsci si cercherà invano l'esame delle teorie di classe e l'elaborazione di una teoria di classe come democrazia e come potere operato. Si è fatto un parallelo tra lo studio di Gramsci sulle forze motrici che determina• no il blocco storico risorgimentale con la analisi di Lenin sullo sviluppo del capitai ismo in Rusia. Ecco un esempio a contrario. In Gramsci non c'è traccia delautunno 1967 l'influenza né de lo sviluppo del capitalismo in Russia, né de la situazione della classe operaia in Inghilterra, né della IV Sezione del Libro I del Capitale. Gramsci sposta l'indagine del rapporto tra sviluppo del capitalismo e formazione della classe operaia e della sua organizzazione alla sovrastruttura interpartitica e interclassista del blocco storico e della egemonia. Il pensiero di Gramsci è assorbito per intero dalla • storia d'Italia •· nel mentre è trascurata la storia della classe operaia ritenuta subalterna e eterodiretta rispetto al giacobino politico. il partito, il blocco storico. Quindi in Gramsci non solo non c'è la traduzione italiana delle analisi sulla formazione della grande industria e del proletariato industriale, ma ancora meno sarà possibile rinvenire tracce degli sviluppi cui le lotte del proletario organizzato hanno portato le indicazioni metodologiche marxiane e leniniane. Si è accusato Gramsci a questo proposito di essere • provinciale • e • idealista•. Non è con questo spirito da lettore di Weber o da lettore di Bordiga (che ultimamente è diventato sintomo di marxista) che un militante impegnato nei problemi di direzione del movimento operaio attuale può rivolgersi a Gramsci. Le insufficienze che oggi si rilevano in Gramsci non risultano certamente da una sociologia che si limita a registrare la condizione operaia o da una ortodossia filologica che fa la predica al movimento operaio. Le insufficienze che noi oggi vogliamo mettere in luce in Gramsci sono rivelate dalla necessità del movimento operaio di elaborare una Iinea rivoluzionaria specifica per il proletariato con tradizione di lotta nei paesi industrialmente avanzati: dalla necessità di avviare preliminarmente un'analisi a livello della struttura di classe, a livello della organizzazione nei luoghi della produzione, a livello quindi di una teoria di classe e del potere operaio. Indicazioni di lavoro in questa direzione non ci vengono né da Gramsci né dai gramsciani. Una metodologia a livello della condizione e della organizzazione della classe operaia in una situazione tecnologicamente sviluppata, il rifiuto del giudizio positivo sull'Industrialismo impllclto nella concezione del blocco storico progressivo.

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