122 partito e la classe, liquefacendosi l'autonomia di questa nel partito. 11 potere per Gramsci è una complessa operazione di realismo politico che doma la classe operaia nel partito, che allea e egemonizza i ceti in rottura con il blocco dominante e che trova concretezza in un tipo storicamente e politicamente nuovo di stato democratico. Nasce la concezione interclassista dello stato intermedio tra stato borghese conservatore e stato socialista: la definizione di quest'ultimo non viene sperimentata nella pratica ma lasciata alla ipotizzazione metafisica dei classici, mito per l'agitazione delle masse. La definizione politica di questo stato intermedio, che sintetizza la concezione del potere dei comunisti terzinternaz_ionalisti per 1 paesi a tradizione politica liberale. ha frustrato le correnti comuniste in una logorrea talmudistica e in una prassi fallimentare finché, messi da parte i fantas~i della dottrina, ha trovato figurazione storica concreta nei fronti popolari occidentali e nelle possibili varianti storiche. Gramsci ha avuto il merito di avere anticipato teoricamente questo processo, di aver rimesso la ricerca nelle concrete possibilità della realtà politica. La sua concezione della Repubblica federale degli operai e dei contadini rappresenterà il modello di ricerca di uno stato costituzionale con l'apporto dei comunisti nella nostra realtà nazionale. Questo stato intermedio non è transitorio ma bensì progressivo, non è un artificio tattico, ma è la figurazione storica cui è stata portata dai comunisti la concezione del potere. Non può rappresentare una tappa t_ransitoria uno stato che si regge su un equ1hbno complesso, su un equilibrio sociale-progressivo, in cui la egemonia delle forze di classe è contestata e problematica; su un equilibrio che è garantito massimamente dall'adesione non certo disinteressata delle forze cattoliche, da forze intermedie definite ge~ericamente progressive, dall'ala • democratica • del capitalismo industriale e commerciale: cioè su un equilibrio ~ complesso e contradittorio. che risulta integrale da tutti i suoi elementi antitetici • Non può rappresentare un artificio tattico · uno stato che trova una teoria unitaria del potere nella ideologia dell'antifascismo in cui il problema dell'istituto e del contenuto di classe scompare nella processualità autunno 196 7 della lotta progressiva. Non può essere un artificio tattico uno stato garantito da una Costituzione che non è solo un testo scritto sulla carta, ma è scritto in una combinazione di forze politiche e sociali reali; è scritto nei programmi politici e nella strategia generale del partito, nelle sue strutture organizzative, nella ideologia mentalità etica dei militanti, per cui è possibile vivere e battersi per quel tipo di stato e non altro. Il partito comunista com'è oggi, la sua concezione costituzionale e programmatica, non è un accidente capitato per ventura sulla strada del gramscismo. A chi sostiene che le parole d'ordine comuniste odierne di stato a nuova maggioranza, di sistema a capitalismo senza monopoli non hanno matrice nella visione statuale gramsciana, ma di questa rappresentano la degenerazione, se si può rispondere - surrogando un piu complesso discorso sulla storicità del processo storico - che il 1967 non è il 1924 o il 1930; gli si può rispondere ad esempio che nemmeno il partito socialdemocratico di Tanassi se è piu quello di Matteotti; gli si può rispondere che i comunisti stesi non fanno un mito di Gramsci di cui lasciano cadere le posizioni tattiche per il ritmo di sviluppo del suo pensiero. Ma da quale dialettica rivoluzionaria nasce questo stato costituzionale? In Gramsci il concetto di rottura rivoluzionaria viene sostituito da quello di rivoluzione a due tempi, di rivoluzione senza rivoluzione. Cioè al concetto sinteticamente unitario di lotta come organizzazione, di istituto come potere viene sostituito il meccanismo progressivo della rivoluzione a due tempi che poggia sulle premesse della conquista della maggioranza della classe operaia e della conquista della maggioranza nella combinazione di potere. La • lotta diretta per il potere • è rimessa a un non definito secondo tempo che dovrà nascere necessariamente dal rafforzamento organizzativo e politico del partito comunista. La stessa Internazionale fece a Gramsci critiche di organizzativismo: • Non si può conquistare prima la maggioranza della classe operaia grazie alle misure di organizzazione e poi condurla alla lotta •. In Gramsci non c'è però solo una concezione dottrinaria e giacobina dell'organizzazione, ma è presente pure quel meccanicismo tipico del marxismo della Terza
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