giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

mobili. Non c'è in Gramsci una analisi a livello della struttura e della coscienza di classe. C'è invece un lavoro enorme, indomito per catturare la classe operala, per imprigionare gl! istituti storici della sua autonomia e disciplinarli e omogeneizzarli alla volontà generale del partito e della Internazionale. Questa complessa operazione conserva la articolazione esterna d'una democrazia operaia formale (ed è questo che trae in inganno l'osservatore), ma l'anima del potere soviettlsta non c'è, essendo ogni organismo di base strumentalizzato a portacqua del le parole d'ordine interclassiste e democratiche del partito nelle cellule piu complesse del tessuto sociale. Il leninismo in Gramsci matura, si perfeziona. perde le componenti spurie della giovinezza. nel suo soggiorno in Urss nel 1922-23. E' un leninismo che comprende Zinoviev e Stalin. Nel '24 Gramsci rifiuta il richiamo all'ordinovismo. Di quella esperienza egli ricorda e valorizza solo la base di massa data al partito e non il concetto di consiglio-soviet. Gli istituti della politica gramsciana, che possono offrire un parallelo letterario con gli istituti del potere operaio, oltre ad essere creazioni burocratiche e artificiali mai esistiti di fatto, dovevano solo assolvere la funzione di base di massa delle parole d'ordine dell'Antiparlamento e della Costituente, cioè mezzi di pressione per fini legalitari, elementi di un gioco politico che aveva il proprio fine al di fuori della loro autonomia politica di classe. Il '24-26 non è il '19. Nel '24 l'esempio di stato operaio preconizzato non esce piu dalle pagine di Stato e rivoluzione e dalle suggestioni dell'ottobre sovietico, ma è lo stato staliniano, occidentalizzato e liberalizzato da Gramsci. La Repubblica federale degli operai e dei contadini non è altro che la variante italiana dello Stato sovietico di Stalin • con il suo accentramento politico dato dal Partito comunista e con la sua decentralizzazione amministrativa e la sua colorizzazione delle forze popolari locaIi •. Il partito in Gramsci deve diventare tutta la popolazione e coincidere con la società. Il partito formalmente sparendo nella popolazione diventa Stato. Il partito per Gramsci assume le dimensioni onnivore dello Stato hegellano. la classe non ha 121 autonomia politica e organizzativa. Tra la classe. entità sociologica amorfa e indistinta, e il partito non c'è la intercapedine degli istituti storici della classe. gli organi della propria autonomia e creatività; non c'è il rapporto unitario classe-istituto-partito, non c'è la dialettica unitaria che porta la classe alla coscienza della propria missione e che lega il partito alle radici della propria funzione come strumento della classe e non come strumento della dittatura di una avanguardia giacobina e paternalista sulla classe. E' una operazione quella della bolscevizzazione italiana che ha potuto passare su una classe operaia vinta, in seguito al logoramento e alla distruzione del suo patrimonio storico. la matrice autoritaria del paternalismo burocratico si accentua nel passaggio dalla guerra manovrata alla guerra di posizione. dal periodo di dinamismo rivoluzionario a quello della lotta democratica a lunga prospettiva, per la necessità per il gruppo centrista di una maggiore disciplina contro il pericolo della disgregazione e della alternativa dall'interno. Alla politica unitaria con la classe e con le sue organizzazioni storiche viene sostituito un rapporto che vede sommate verticalmente la politica delle alleanze democratiche. il blocco omogeneo del partito comunista, la egemonia e la dittatura di questo sulle alleanze. Non a caso a questo paternalismo bure-autoritario fanno ricorso oggi i piu spregiudicati interpreti del gramsclsmo, i piu spregiudicati interpreti della politica delle alleanze. Chi vede in tutto questo una anticipazione metodologica di validità odiernamente applicabile alla crisi dei rapporti tra il partito e la classe e alla crisi della concezione dello stato operaio dimostra di non saper leggere quello che c'è dietro ai documenti politici, dimostra di non saper leggere nella realtà concreta del movimento. 5. Nella concezione del partito e della classe è l'essenza della concezione del potere. Questa affermazione sarebbe risultata incomprensibile a Gramsci. Il potere per Gramsci non nasce dalla dialettica del rapporto trinitario classeistituto-partito. non esistendo per lui il

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