giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

116 pitano le metodologie di interpretazione storico-politica che si rifanno alle teorie delle degenerazioni (da Gramsci o da Lenin ecc.) e dei ritorni (a Gramsci a Lenin ecc.) che vengono avanzate a spiegazione della crisi del movimento operaio e a sua salute. La coscienza storica e politica che A. Gramsci è un comunista dell'epoca della Terza Internazionale: che il pensiero di A. Gramsci è la sintesi piu alta di un comunismo per i paesi a tradizione liberale che ha la matrice in quel la piattaforma politica, ci offre la chiave interpretativa per comprendere quanto in lui è caduco perché organicamente condizionato in quel contesto politico e quanto invece è ancora patrimonio del movimento operaio. Oramai il movimento operaio nazionale e internazionale dopo Gramsci ha accumulato dati e esperienze sufficienti per porsi verso di lui senza mitologie e senza animosità, per passare a un'analisi del suo pensiero in confronto con i problemi che oggi abbiamo di fronte, per compiere quel salto strategico di cui tutti parliamo. 2. Un colpo decisivo alla strategia gramsciana è venuto dalla caduta del quadro internazionale in cui essa si collocava. Gramsci non può ritenersi una alternativa alla concezione del potere e dell'internazionalismo della Terza Internazionale, di cui, se in certi momenti e su certi punti rappresenta una correzione, si definisce però specificatamente in effetti come traduzione (che non significa owiamente doppiaggio) sul terreno nazionale. La Internazionale che Gramsci conosce è l'Internazionale di Zinoviev, della destra comunista. Egli diventa leninista non nella esperienza dei Consigli ma nel suo soggiorno in URSS nel '22-23 all'atmosfera della lotta alla sinistra internazionale e il suo leninismo è nella continuità dello sviluppo della linea Lenin-Zinoviev-Stalin. La concezione dell'internazionalismo di Gramsci è praticamente inesistente o comunque ha in seno tutte le debolezze e tutte le subalternanze che il movimento italiano subirà nella dittatura di Stalin e dell 'lnternazionale. Gramsci dà per scontata una consolidata e definitiva strategia internazionale. Su questo non ha dubbi ed è per questo che egli, nonostante aspetti di modernità e di revisione, è ancora un uomo del paleoautunno 1967 comunismo. La sua concezione dell 'internazionalismo soffre di meccanicismo e di nazionalismo: dallo sviluppo e dalla creazione del nazionale uscirà per forza di cose un insegnamento internazionale: inoltre la traduzione dell'esperienza sovietica significa questo in pratica: dall'internazionale (non internazionalismo ma nazionale russo) al nazionale italiano. I contrasti tra Gramsci e l'Internazionale Comunista di qualsiasi gravità possano esseri stati, non pervengono alla elaborazione e organizzazione di una linea che superi i punti deboli di un internazionalismo concepito in funzione degli interessi nazionali russi. Questi contrasti sono poi limitati alla rivendicazione della autonomia del lavoro in Italia. La lettera del '26 sulle preoccupazioni che nel movimento operaio internazionale suscitavano gli scontri al vertice della burocrazia sovietica, utilizzata da critici di destra e di sinistra del PCI per dimostrare la indipendenza di giudizio di Gramsci rispetto all'atteggiamento inverso di Togliatti, è invece (indipendentemente dall'intento che la ispirava) la dimostrazione di una impotenza politica costretta all'appello sentimentale. Impotenza che sconta alla fine sul piano della politica nazionale ed anche sul piano del personale rapporto tra dirigente e movimento, la sottovalutazione del problema dell'internazionalismo che prima di tutto è un problema di contenuti. In Gramsci, non ci capita di leggere concetti come questi: • E' l'eredità gravosa del lungo periodo di lotta legale, lo statalismo, che ha spezzato le reni della Seconda cosf come della Terza Internazionale, che è da scrollarsi di dosso. E' tutta la critica marxista dello Stato e della burocrazia, che è da riprendere e portare a nuovi sviluppi •. E su questo punto bisogna insistere anche per un altro motivo. L'atteggiamento di Gramsci sul problema internazionalistico registra un debito di dipendenza politica e teorica generale verso la Ideologia del potere della destra comunista Internazionale. Per comprendere le radici filologiche delle centrali elaborazioni gramsciane, per comprendere la teleologia politica in cui esse si collocano, bisogna studiare la destra della Internazionale Comunista. La concezione costituzionale del governo

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