giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

dovremmo proprio e con assoluta tranquillità concludere che la crisi è totale e definitiva. Ma se il marxismo è ancora e prima di tutto analisi e organizzazione della lotta di classe, analisi e organizzazione di una teoria di classe, allora bisogna prendere atto che la realtà del movimento operaio è una creazione complessa che richiede un atteggiamento non censorio ma dialettico, un atteggiamento non iconoclasta o assenteista ma unitario. Bisogna inoltre prendere atto che la necessità di fare i conti con Antonio Gramsci non è un fenomeno di ribellione generazionale, come pure non è un fenomeno che nasce specificatamente dalla crisi attuale, anche se questa lo evidenzia in modo macroscopico, ma ha radici lontane connesse con la crisi della concezione della rivoluzione e del potere della Terza Internazionale, con il passaggio dal paleo al neocapitalismo, con li passaggio dalla strategia per il socialismo in un paese solo a quella della rivoluzione Ininterrotta, dell'azione autonoma dei popoli e delle avanguardie per il socialismo. La necessità quindi del superamento del gramscismo non va confusa con la critica soggettivistica e con le ribellioni elitarie, perché è una necessità che Il movimento sperimenta e organizza. nella azione di classe, nella struttura del partito, nella preparazione del quadri. Quel che caratterizza il momento odierno della organizzazione di classe rispetto alla situazione di 10-15 anni fa quando alcuni pionieri rivedevano li loro Indiretto gramscismo frutto plu che di convinzioni autonome dell'atmosfera egemonica creata dal prestigio della politica del PCI, non è certamente Il pullulare eterogeneo di ribellioni Individuali e di gruppo, quanto il fatto politicamente determinante che quella Indicazione-pilota di 10-15 anni fa si è allargata, è diventata organizzazione del movimento, politica e politica di massa; quanto Il fatto che capillarmente forze del movimento operalo fanno I loro conti con A. Gramsci, Il fanno non rivedendo Gramsci In lettura sinottica con I classici del marxismo, ma concretamente, valutandone l'Influenza sulla prassi del movimento operalo In questi 20 anni, cercando di lmP(?atare In alternativa una politica di cluae, mostrando nella realtà della orge115 nizzazione e della lotta che cosa questa significhi di concretamente nuovo e di avanzato. Si è formata una nuova generazione al di là di Gramsci. Venti anni là una generazione militante sarebbe stata naturalmente gramsciana, ora si trova invece automaticamente proiettata al di là di Gramsci (che non è contro, limite subalterno della contestazione). Impegnata nella ricerca e nella costruzione di una teoria e di una linea politica che non hanno piu Gramsci come termine di riferimento centrale. L'egemonia di A. Gramsci sul movimento operaio italiano ha coinciso con un'epoca storica che può ritenersi circoscritta e caratterizzata, anche se ritrova una nuova dimensione politica. Storicamente chiusa. non nel senso che ad essa non prendano piu ispirazione forze politiche, ma nel senso che essa è limitata da alcuni punti di sviluppo che non colgono plu di sorpresa il movimento operaio, ma che questo anzi è in grado di valutare e controllare. Il tentativo - da destra e da sinistra del PCI. ma avente una medesima quanto lontana matrice paleo-comunista - di presentare Gramsci In polemica con Il suo partito, come l'antesignano di un'epoca nuova che si apre dopo lo stalinismo, è da ritenersi una deformazione soggettivistica tipica delle minoranze. Non tiene infatti conto che A. Gramsci non esce dal quadro dello stalinismo internazionale. che di questo non rappresenta una alternativa ma un correttivo assumendone la concezione centrale della rivoluzione per tappe democratiche elaborata per I paesi occidentali. Gli scontri di Gramsci con la burocrazia comunista sono appunto scontri interburocratlcl, sono scontri tattici rientrabili e assorbiblll in un quadro strategico a tempo lungo. Il Partito comunista, Amendola, gli storici comunisti non usurpano niente quando rivendicano la continuità gramsciana del gruppo dirigente centrista e la continuità gramsciana della linea di sviluppo del movimento: non fanno altro che assumere a canone di Interpretazione la storicità concreta di un processo e non la biografia intellettuale di singoli dirigenti o ntilltantl. E' il collettivo di un organismo politico, la continuità della sua linea e del suo sviluppo organizzativo e politico che deca-

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