giovane critica - n. 31/32 - autunno 1972

Stefano Merli autunno 1_9__6__7___ ~---- / nostri conti con la teoria della "rivoluzione senza rivoluzione" 1. Il lavoro di ripensamento. di sistemazione teorico-poi itica fatto nel nome di Gramsci in occasione del 30• della morte, va oltre la commemorazione di un militante e di un pensatore marxista e assume il significato di un bilancio e di una elaborazione di valore strategico. Esso pertanto deve interessare e preoccupare non solo lo studioso del pensiero di Gramsci, della storia del PCI, ma deve soprattutto interessare e preoccupare il militante impegnato nell'approfondimento della necessità di una svolta generale del la teoria e della prassi del movimento operaio. Una strada per l'oggi esce anche dal ripensamento e dal superamento dei punti ritenuti morti delle strade che all'oggi hanno portato. Questa esigenza di un legame tra passato e presente non può essere respinta con gli appelli (fatti poi da politici e politici gramsciani) a una metafisica oggettività scientifica che non sopporterebbe intrusione di interessi politici, quando poi una continuità di legame rifiutata in sede critica viene rivendicata in sede politica; ma non può essere nemmeno respinta con l'appello inverso alla necessità di una azione politica oggi che non sopporterebbe divagazioni di studio. • Le interpretazioni del passato quando del passato stesso si ricercano le deficienze e gli errori (di certi partiti o correnti) non sono 'storia' ma politica attuale in nuce •. Tanto piu che il 30° è stata l'occasione per la unificazione teorica generale, per la sistemazione metodologica di spunti, tentativi parziali di revisione o correzione precedentemente portati avanti - per la definizione tattica, realistica, di una teoria di avanzata progressiva che unifichi sulla piattaforma dell'antifascismo gramsciano le forze democratiche, cioè comunisti, socialisti, medioborghesi e cattolici. Una operazione politica di portata determinante per il movimento operaio italiano è stata definita e anticipata in convegni di studio, in saggi teorici. La teoria preparo la strada ai tempi tattici della politica. E' stato un esempio offerto ai fenomenologi della politica e agli intellettuali delle strategie, alla ricerca di un ruolo politico per la organizzazione teorica, di come la teoria diventi politica e viceversa e come si componga la loro unificazione nel movimento reale in un fronte comune di lotta. I comunisti italiani con il lavoro fatto attorno al nome di Gramsci hanno poi iticamente suturato la crisi espressasi nel loro indirizzo culturale e teorico in séguito al superamento dello stalinismo; hanno portato a termine la difficile operazione di riconversione organizzativa e teorica ed ora sono su un terreno di pressione esterna e di attacco, avendo isolato alla loro sinistra, senza possibilità alternative, un ghetto verbale che vive nelle pieghe della loro politica, da loro indirettamente e contemporaneamente alimentato e controllato. Il 30° gramsciano ha offerto anche l'occasione per fare il punto sulla consistenza organizzativa e politica di un fronte teorico che si ponga i problemi del movimento operaio al di là di Gramsci, di un fronte che accompagni e sostenga la conversione del movimento operaio da una linea di avanzata per alleanze nazionali-popolari a una linea di avanzata per contenuti e per istituti di classe. Ebbene questo bilancio non è confortante. Odiernamente, in una situazione di transizione e di incertezza, il marxismo sembra ritornare - come già lo fu in passato in periodi analoghi - ad essere una • filosofia •, un prodotto di genialità culture bizzarrie personali anche. Sedicenti • sinistre • incapaci della organizzazione di un discorso autonomo hanno dato spettacolo di pirotecnia verbacea a testimonianza, se ce n'era bisogno, della loro vocazione masochistico-minoritaria. Se noi dovessimo registrare in questo carnevalino tutto ciò che il movimento operaio - a dieci anni dal '56 - ha espresso sul terreno della organizzazione di una politica e di una teoria alternativa al gramscismo,

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