(segue da pag 31 derna organizzazione del sapere, non solo quella borghese, rende a circoscrivere come in un ghetto" (ved. J'ediroriale del n. 29 di G.C.J. Vogliamo riferirci, per esempio, alle esperienze di quei compag,,i. e sono molti al di là delle varie ortodossie ed eresie, che lavorano in collettivi in quotidiano contatto con i problemi della scuola, della fabbrica, del quartiere, e che sentono l'esigen• zadi comunicare non solo af livello dell'informazione diretta ma anche a queflo di un'informazione più riflessa ed articolata. Nei fatti, questo significa almeno una cosa, cioè che una rivista come G.C. deve posporre sestessaal tipo di informazione che rie· sce a dare, e al limite, senon ha di che informare, non esce. Tutto questo non è molto nuovo, almeno per quanto riguarda l'uscita dei numeri della rivista, come lo stessoamico Mughini non tra/a· sciadi ricordare nel suo articolo del numero scorso. Ed e anche per questo che non siamo riusciti a capire la necessità, impostaci dal direttore di G.C., di uscire in periodo elettorale con un nume· ro assaipoco informativo e comunque assaiprossimo (con l'ecce· zione di qualche articolo) a quella ufficialità che i lettori attenti ad un taf genere di pubblicistica possono ben reperire in un vasto arco di giornali, riviste ed opuscoli, anche seri ed autorevoli. col solo imbarazzo della scelta. Per noi, con questo numero, G.C. tocca terra in quel maledetto "salto all'indietro" pronosticatole in un articolo del numero scorso. Da parte nostra, anche perché crediamo che questo rientri nel lavoro dell'editore, avevamo incominciato assiemead alcuni compagni, a dare il nostro contributo per il superamento della crisi della rivista, col tentativo di verificare ed individuare il nuovo spa• zio politico editoriale in un lavoro d'informazione specializzata, anche se limitata ai problemi dell'organizzazione capitalistica del lavoro. L ·accettazione di questo limite, l'aver scelto la profondità piuttosto che la genericità dell'informazione era il frurto di una preoc• cupazione di fondo, quella cioè di collocare G.C. al centro di una serie di domande precise e di fame uno strumento per risposte precise. Suquesta proposta di orientamento non abbiamo ottenuto il consensodel direttore della rivista, nè sul metodo nè sul merito. Per questa sperimentata impossibilità di un lavoro comune, frurro probabilmente di una non prevista, anche se non completamente verificata disomogeneità politica, siamo costretti, e con rammari· co, a congedarci dai lettori di Giovane critica
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