ad uno storicismo che appare sempre p,ù polveroso, non solo nella sua versione idealistica (Crocei. ma anche 1n quella materialist1ca (Gramsci). Ma si esprime, anche, m questo d1ffon• dersi di correnti di pensiero positivistico tra le g1ovan1 genera• zioni, il passaggio su posizioni d1 lotta per il socialismo di strati sempre più vasti di gioventù cattolica, portata dalla sua stessa formazione ideate a negare 11valore della storia, ed a considerare ogni impostaz,one storicistica come tentativo empirico di giustificazionismo. la componente cristiana nel movimento estremista è chiaramente vis1b1le. La tendenza a colpire la "continuità" del movimento operaio, nel suo anello centrale, che è la continuità del PCI, e della linea laica e materialistica Labriola-Gramsci-Togliatt1, per aprire la strada alta voluta "'ristrutturazione·· della sinistra, ha portato la critica estremista a concentrare la sua polemica contro il processo storico come esso si è svolto concretamente negli ultimi cinquant'anni di vita del nostro paese: lotta antifascista, Resi· stenza, Repubblica. Costituzione. movimento di massa per attuare la Costituzione e realizzare trasformazioni democratt· che e socialiste. S1 è voluto presentare la necessaria difesa della "continuità" come espressione di una preconcetta volon• tà trionfalistica e giustificazionistica, e come manifestazione di una "ragione di partito" più forte di ogni volontà di ricer• ca critica, quando l'affermazione della continuità va perseguita attraverso un esame critico che ricerchi ed indichi gli errori, le contraddizioni, le lacerazioni, che hanno segnato il difficile avanzare del moto di emancipazione. Il valore di una continuità del movimento operaio italiano (che ha ormai un secolo di vita) è proprio quello che deriva dai contrasti vissuti e v1a via superati dall'impegno e dalle lotte dei lavoratori. Non sì può dire che su questi punti la lotta ideale e politica dei comunisti abbia avuto la coerenza e l'efficacia rese neces· sarie dall'asprezza dello scontro. Ma i fatti sono stati i più forti. Ed alla fine del decennio un catalogo delle posizioni sostenute e poi abbandonate dai gruppi estremisti basta, da solo, ad indicare attraverso quale accidentato percorso si siano aggirate le nuove generazioni. L'inevitabilità della guerra; la coesistenza pacifica come com• promesso bipolare tra URSS ed USA; il fallimento della coe· ststenza pacifica; la necessità per aiutare il Vietnam di "uno, tre, cento Vietnam"; la richiesta all'Unione Sovietica di inter• venire direttamente nel Medio Oriente per sostenere l'azione dei fedayn; l'indicazione della lotta armata come unico mezzo per combattere nell'America meridionale l'imperialismo; l'esaltazione acritica della tragica esperienza di Che Guevara, non 1111IUO insopprimibile significato umano di sacrificio consa35 pevolmente cercato. ma come insegnamento politico; l'affan· nosa ncerca ed 11rapido logoramento de, miti (Castro. Che Guevara, le Pantere Nere, i fedayn, la rivoluzione culturale cinese e Lm-P1aol. sono I momenti incancellabili di una linea che partiva dal rifiuto della necessità d1 una poltt1ca di coesistenza pacifica e dalla negazione della funzione dell'Unione Sov,et1ca nella tolta per la pace e contro 1'1mperial1smo. La funzione dell'URSS è data non dall'accettazione da parte dei partItI comunIstI d1 un solo centro di direzione mondiale, ma dalla posizione oggettiva occupata dall'URSS e che le permette di far fronte efficacemente, con la sua forza, alla pre· tesa degli Stati Uniti d'imporre la loro arrogante egemonia sul mondo. Riconoscere la funzione dell'URSS non significa approvarne ogni atto. C'è stato nel 1968 l'intervento soviet,co In Cecoslovacchia. Ma la critica per tale intervento. espressa chiaramente dai comunisti italiani, non poteva trasformarsi nella invocazione, e tanto meno nella organizzazione, di "ri· voluz1oni politiche'· nei paesi socialisti. Una forzatura sogget· tivist1ca ha portato a vedere nel "maggio francese" l'espressione d1 una situazione rivoluzionaria, che sarebbe stata compromessa per il rifiuto del PCF di assumere le sue responsabilità. Chi osa ancora ripete, dopo quattro anni. che le "barricate di latta" del Quartiere Latino dimostravano l'esistenza delle con• dizioni necessarie per una rivoluzione? Le tesi sull'integrazione delta classe operaia, sulla burocratizzazione dei partiti comunisti, sulla esistenza di un accordo bipolare tra URSS e USA per la spartizione del dominio del mondo. indicano come per una parte dei gruppi estremisti il nemico da combattere fosse ormai l'URSS, ed i partiti comunisti, ciò che creava un colle• gamento ob1emvo con i movimenti d1destra antisovietici ed antIopera1. In Italia il movimento estremista è partito dall'errore iniziale, già compiuto da un compagno come Panzieri, del g1ud1zio dato sul capitalismo italiano, considerato avanzato e capace ormai d1 rompere i lacci che lo legavano strettamente ai grup· pi parassitari e speculativi della proprietà agraria e della proprietà fondiaria urbana, e di razionalizzare perciò il sistema in modo da risolvere te proprie contraddizioni. Si volle cosi vedere un neo-capitalismo sostenitore delle nforme; si diede per risolta ormai dalla unificazione capitalistica la questione nazionale e la questione agraria; si volle esaltare, isolandolo dal contesto sociale, lo scontro di fabbrica, ignorando i rapporti tra lotte in fabbrica e lotte nel paese, per ta soluzione de, problemi aggravati dall'espansione monopolistica (scuola, casa, trasporti, salute). Da questo errore iniziale, dal giudizio errato dato sul carattere del capitalismo italiano, sono derivati gli
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