nelle elezioni del '68. le lotte operaie del '69 spingono avan11 l'unità sindacale, e danno un impulso nuovo alta lotta per le riforme. La classe operaia dimostra, con la sua unità e la sua combattività, di non essere integrata. Nello stesso penoclo m tutti i paesi capitalistici europei vi è una ripresa combat11va della classe operaia, che batte ovunque i tentativi di imporre una politica dei redditi. Il punto centrale della battaglia unitaria fu l'unità della CGIL, difesa ad oltranza contro gli scissionisti di destra (particolarmente pericolosi al momento della unificazione socialdemocra· tica), ma anche contro gli scissionisti di sinistra. Questi pretendevano liberare la CGI L dalla presenza dei socialisti, che, partecipando alla maggioranza governativa. potevano rappresentare un condizionamento governativo dell'attivita dell'organizzazione sindacale. E questo pericolo esisteva. e si era fatto anche con• cretamente sentire. Ma senza la difesa dell'unita della CGIL si sarebbe giunti alla costituzione dei sindacati di partito. e non si sarebbe avuto lo sviluppo di quel movimento d1 unità sindacale, che ha avuto la sua condizione prima nel manteni• mento della unita della CGIL. Così la classe operaia, con I' unita e con la lotta, conquista nuova forza contrattuale, pone il problema del controllo dell'organizzazione del lavoro m fab• brica, crea nuovi strumenti di partecipazione democratica di base, conquista nuovi spazi di democrazia, strappa d1r1t11nuo• vi, negati nel decennio precedente {picchettaggio, comIz1, cor• tei). impone il riconoscimento dello Statuto dei lavoraton. In confronto al decennio 1950-1969, quello degli anni '60 è un decennio che s'inizia con grandi battaglie pol1t1che d1 clas• se ('60 contro Tambroni) e contrattuali ( 1962). 11segno del decennio è dato dal ritorno aperto della battaglia d1 classe al• la Fiat (1962). dopo i dieci anni del despotismo dt Valletta. La Fiat si è mossa, e tutta la situazione politica e sindacale si è rimessa in movimento, smentendo i cattivi profeti della "stanchezza" e della "integrazione della classe operaia". E d decennio si è concluso col vittorioso movimento dell'autunno '69, continuato poi, senza sosta, nelle lotte articolate per l'organizzazione del lavoro in fabbrica. Certo questa avanzata della classe operaia, e soprattutto la volontà di contrattare in fabbrica tutti i termini del rapporto di lavoro, invadendo la sfera più gelosa del diritto di proprieta capitalistica, stimola una controffensiva del padronato e dei ceti' privilegiati e provoca una ripresa fascista diretta ad impor• re alla OC una svolta a destra. Questa controffensiva è facili• tata da alcuni errori compiuti dal movimento operaio nel cor• so della sua avanzata, errori estremisti nella condotta della lotta e nell'adozione delle forme di lotta, e. soprattutto, nella 33 adozione d1 forme d1 lotta uniformi e non sufficientemente differe,mate usate contro la grande impresa monopolistica e contrn la piccola e meclta impresa, errori che hanno portato ad un ce, to deterio, amento nel sistema delle alleanze tra clas· se operaia e ceti med1. Quando la classe operaia non sviluppa concretamente una politica d1 alleanza con I ceti medi. essa mdebohsce la sua capacità dt egemonia e tende (con tutte le coperture estremiste o le 1mpos1az1onisindacaliste) a chiudersi entro llm1t1 corporat1v1. La spia d• questo atteggiamento, m un paese come l'Italia, e la debole attenzione portata alla questione agrana e alla questione meridionale. Il logoramento dell'alleanza Ira classe operaia e ceti medi. ha permesso a gruppi ImponantI d1 ceto medio urbano (profes· sionisti, commencant,, art1g1an1)di mobilitare la massa de• laureati e diplomati d1soccupa11per accrescere la separazione tra operai occupati e disoccupati, e penetrare con la propria 1n1ziativaeversiva (Aegg10 Calabria. Aquila) nel distacco politico e sociale accentuato tra 11Nord, ma99Iormen1e impegna• to nelle lotte contrattuali e 11movimento per le riforme. ed un Sud incapace di occupa,e. con le sue lotte per la riforma agraria e per la occupazione. un posto centrale nella lotta na• zionale per la programmazione e per te riforme. Ma il riappa• rire di un pericolo fascista risveglia il grande potenziale di lotta antifascista. rivela la forza dt un patrimonio che è la premessa dell'avanzata sulla via italiana at socialismo, dimostra come la gioventù sia pronta ad accogliere il richiamo alla lot• ta contro ogni forma d1 fascismo, vecchio e nuovo. Come su scala mondiale, il decennio finisce in una riaffermazione della vatidita della politica di coesistenza pacifica (il che vuol dire ripudio di ogni forma di avventura e di fatalistica accettazI0• ne della mevitabilità della guerra), così in Italia il decennio s1conclude con una riaffermazione della validità della politica unitaria antifascista (il che vuol dire ripudio di ogni forma di estremismo settario) e riconoscimento della piattaforma d1 avanzata democratica al socialismo, mdicata dalla Resistenza. dalla repubblica e dalla Costituzione. 3. L'accidentato percorso delle nuove generazioni Le nuove generazioni, entrate nella lotta politica nel corso degli anni '60. si sono trovate di fronte a brusche svolte del· la situazione, ed a repentini mutamenti di rotta. L'~ntrata in campo d1 nuove forze (studenti, tecnici, intellettuali), se indi• ca la maturazione oggettiva di nuovi processi produttivi, ne, quali la scienza diventa sempre più direttamente un fattore della produzione, ha, tuttavia. temporaneamente diminuito la capacità della classe operaia d, assicurare la continuita. la coe·
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