giovane critica - n. 30 - primavera 1972

E.... O NON È... ? E', d1 cui sono usc1t1finora t1 e numeri. è un settimanale "d1 attualità mondiale". Lo dirige Salvato Cappelli, 91àdirettore de Le Ore. La base ne sono le foto, secondo una tecnica e un'arte della comunicazione che privilegia 11 momento visivo. Un giornale "scritto con la luce". scrivono I suoi redattori. Come accade spesso tn questi casi non s1tratta però di una lu· ce che viene dal cielo, tipo quella fiondata su $.Paolo di Tarso, che lo fece mutare di idee e di prospettive. Si tratta invece di una luce a voltaggio industriale. Fra I finanziatori del settimanale è difatti Rusconi, noto editore di destra. Nel secondo numero E' pubblica un servizio fotografico in cui Valpreda. Merlmo e Gargamelli appaiono in affabile conversare con Mario Merlino, Siamo a Regina Coeli, nel cortile. "Una realtà che fa paura", scrive E': "Se Valpreda è anarchico lo è anche Merlino. Se Merlino è fascista, lo sono anche gli altri". Contemporaneamente un altro pupillo dell'editore Rusconi. Gente. pubblica in copertina uno "strillo" relativo alla testimo· manza di una buonadonna derubata da Valpreda a mano armata d1 coltello. Coincidenze. A meno che non sia vera l'indiscrezione del Mondo secondo cui E' andrà pascolando verso destra. La aual cosa ci stupirebbe dato che 11 redattore capo di E' scrisse tempo fa. non appena seppe dell'incontro Nixon-Mao. di esserdelusissimo del• la Cina. Delus1ssimo,perché lui Nixon se lo sarebbe fatto al ragù, magari in S. Maria in Trastevere. Agli inizi degli anni ses• santa, il giornalismo italiano ha iniziato un cammino democratico. Il volto del giornalismo italiano odierno non è certo quello degli anni cinquanta. Non si capirebbero altrimenti episodi co· me lo sciopero dei redattori dell'Adige, il giornale di Piccoli, i quali hanno fermato il giornale perché la "proprietà" cercava di censurare le notizie relative all'avvenuta incriminazione dei dirigenti di tre importanti industrie del Trentino. Reato: "omicidi-bianchi". Si pensi a un avventuriero come Gaetano Baldacci, grandissimo giornalista. Inventò Il Giorno e, più tardi, ABC. Una formula quest'ultima azzeccatacon straordmana p,eveggenza. Quel trend si è forse rovesciato? Le occasioni e le opportunità, anche giorna• listiche, fioriscono adessosolo a destra? Sarebbe un sintomo gravissimo. Da aggiungersi ai tanti che tingono di angoscia que• sto difficile momento del nostro paese. Nota dell'editore Con questo numero finisce il nostro rapporto editoriale con Gio• vane critica. e non possiamo nè vogliamo nascondere ai lettori ; motivi che ci hanno fatto conquistare il non invidiabile, nè da noi desiderato record di una delle più rapide consumazioni di un' esperienza editoriale. Ringraziamo il direttore della rivista che ha voluto ospitare queste brevi note. La nostra collaborazione con G.C. i111ziòquando era già partita l'operazione "tre domande politiche", e non nascondemmo fin da allora le nostre perplessità su quel tipo di dibattito, che la rivista stava suscitando "nel quadro di una riconsider;,zione redazionale di G.C.... per "uscire da una crisi di orientamento" (come qualcuno avrebbe poi dovuto dire nel n. 29 della rivista). La crisi di orientamento di una rivista come G.C. denuncia, in generale, il deterioramento di alcuni rapporti, come quello tra la rivista e chi ci scrive. tra la rivista e chi la legge (e non solo chi la compera), tra la rivista e il proprio spazio politico-editoriale, e da questo tipo di crisi non si esce, secondo noi, con una operazione giornalistica tesa semplicemente ad aggiungere e sovrapporre nuovi amici ai vecchi amici, o addiritrura a sostituire i primi ai secondi. Per non farla sopravvivere a se stessa. era per noi necessaria una verifica della formula di G.C. con lo spazio politico-editoriale residuo dopo l'esaurimento del periodo '68-70. In quegli anni le masse operaie e studentesche erano tutto, facevano tutto, erano i reali autori di quelle cose che alcuni specialisti riuscivano poi a tradurre in materiali da stampare e sui quali dibattere. Non si può negare che oggi qualcosa stia cambiando. ma non si può neanche affermare che di quegli anni e di quelle esperienze nulla sia rimasto nella coscienza delle masse. e soprattutto non si può ridurre un momento storico, ancor vivo e operante in vasti settori del tessuto sociale, ad "un modo finito e già scaduto della cultura. qualcosa come una marca di sapone", sul quale versare la pappa dei ricordi del reduce o delle sentenze deff'eremita. Quella verifi• ca non era da farsi in un vertice redazionale impegnato a indviduare ipotetiche ricMeste di un ipotetico pubblico di lettori, ma piuttosto nel quadro di una vasta apertura verso giovani forze po• litiche ed intellettuali, tesa a creare e favorire numero per numero, le condizioni per un lavoro di riflessione situato su un terreno politico che ha ben poco da spartire con l'ufficialità, sia quella della sinistra storica che quella degli extraparlamentari. In altre parole, la crisi di orientamento di G.C. era ed è per noi superabile sul terreno della praticabilità o meno della rivista ad "esperienze nuove e radicali di lotta. di ricerca, di vita colletti11a,che la mo• (continua m terza d1 copenma)

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