sostegno. ma, in realtà, in ogni momento dato, erano rmpegnati in situazioni di combattimento non più di 70.000-90.000 uomini, in grande maggioranza coscritti di leva. Come criterio generale, nel Vietnam. si ritiene che siano necessari da quattro a cinque uomini per spalleggiare un combattente. Tutte le ricchezze dell'America non sarebbero bastate a conseguire la vittoria sulla base di uno sperpero così decadente, e perciò si decise di tener conto nello stesso tempo delle realtà economi• che e politiche interne e internazionali eliminando l'enorme quantità di grasso superfluo dal personale americano nel Vietnam. In un altro senso, però, i ritiri americani dal Vietnam del Sud sono stati imposti dal profondo disfattismo e dallo stato di disintegrazione delle truppe americane. In sostanza una parte rilevante di esse si è ritirata dalla guerra prima ancora di essere allontanata dal Vietnam. I particolari di questo fenomeno sono troppo ampi e dramma• tici perché si possano esporre diffusamente qui, ma la sintesi che ne dà un autorevole scrittore militare in una rivista semi• ufficiale nel giugno 1971 coglie l'essenza della situazione, come pure la definizione che ne dà il Pentagono: "Alla stregua di qualunque criterio il nostro esercito che rimane attualmen· te nel Vietnam è m uno stato prossimo al collasso, con reparti che evitano il combattimento o si sono rifiutati apertamen• te di combattere. che uccidono i loro ufficiali e sottufficiali, e sono in preda alla droga e alla demoralizzazione quando non sono prossimi all'ammutinamento" (26). Un esercito in queste condizioni doveva essere ritirato per prevenire uno sfa• celo, e questo fatto ha contribuito a orientare un settore importante dell'opinione del Pentagono a favore di ritiri più rapidi e più ampi. Il Dipartimento della Difesa ha ammesso che il 5 per cento dei soldati nel Vietnam sono dediti all' eroina, ma rapporti militari più precisi di fonte privata hanno indicato una percentuale di persone dedite all'eroina fra il 10 e il 44 per cento a seconda dei vari reparti, mentre altre segnalazioni superano addirittura il 50 per cento (27). L'uso delle droghe meno forti era ancora più diffuso, e il tasso tra• dizionale di alcolismo tra le forze armate, che è almeno fra il 4 e 1'8 per cento, deve essere sommato alle tensioni razziali profonde e spesso violente, ai furti frequenti, e ad altri feno• meni di questo tiPo. I cosiddetti fraggings (attentati con bombe a mano). o tentativi di uccidere gli ufficiali, sono aumenta• ti da 239 nel 1969 a 386 nel 1970, e si sono verificati in gran parte nel Vìetnam 128). Questo fenomeno di disgregazio• ne si • diffuso in tutto l'apparato militare americano in tutto il mondo. facendocadere precipitosamente i tassi di reingaggio 15 fra il 1961 e il 1970, specialmente nel corpo dei marines e nell'aviazione. I casi di assenteismo nelle forze armate si sono più che raddoppiati nell'Esercito e nei marines fra d 1967 e il 1971 (29). In queste circostanze N1xon ha dovuto adattarsi a una realtà che non aveva la possibilità di mutare. Anche questo, piuttosto che un desiderio di porre termine ai com• battimenti, è stato un motivo decisivo dei ritiri. 3. La "vietnamizzazione": guadagnare tempo per Thieu 11 tentativo di far combattere i vietnamiti dai vietnamiti è CO· minciato coi francesi e ha ricevuto l'appoggio americano fin dal 1950. Questa strategia completamente fallita e screditata è quindi la più antica nella storia dell'intervento francese e americano, e i "documenti del Pentagono" rivelano nel modo più chiaro come i suoi fallimenti e le sue trappole abbiano indotto a.più riprese gli Stati Uniti a intensificare il loro in· ter\lento o a rifiutarsi di venir via nella vana speranza di veder compiere più tardi dai loro mercenari stipendiati ciò che non erano stati capaci di compiere essi stessi sul campo di batta• glia. La "vietnamizzazione" è uno dei principati obiettivi di oltre due decenni di impegno diretto americano in Indocina, e uno di quelli più utopistici. Descrivere nei particolari la venalità e la decadenza del regi• me di Thieu sarebbe un'impresa enciclopedica. ma bisogna sottolineare alcuni punti nel quadro della strategia di Nixon per l'anno prossimo. I "documenti del Pentagono" dimostrano in modo inequivocabile che, se gli Stati Uniti hanno sempre desiderato la "vietnamizzazione" e hanno pagato per ottener• la. sono anche stati estremamente realistici e spesso decisamen· te pessimistici circa le sue possibilità di successo. Insomma, possiamo supporre che Washington sia al corrente di tutto ciò che noi nel movimento contro la guerra sappiamo di questa situazione, e di molte altre cose in più. Ci si può chiedere. allora. se l'amministrazione Nixon si aspetti veramente che l'esercito di Thieu sia in grado di respingere, tanto meno di sconfiggere, l'esercito del popolo vietnamita (te forze armate popolari di liberazione) senza che gli americani svolgano una funzione massiccia e decisiva. Ci si può chiedere, in altri ter• mini, se il fattore decisivo negli sviluppi futuri della guerra non sia il ruolo che glì Stati Uniti svolgeranno sul campo di batta• glia, e non solo il denaro americano. E, infatti, tutte le prove di· spon1b1l1stanno a indicare l'intenzione di Nixon di prosegui· re la guerra ricorrendo in larga misura agli uomini e al mate• riale americano. Si potrebbe argomentare che se Washington si facesse un'idea
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