giovane critica - n. 30 - primavera 1972

VANE30 CRITICA ~L1R=e=40=0==:=:::J PRIMAVERA 1972 4 Fabrizio Cicchitto La posta In gioco 11 Gabrlel Kolko La strategia dell'amministrazione Nixon In Indocina Memorandum sul plano Nlxon Con Il Che, e non con la "sorella" Pat La lezlone di un decennio campo Archimede uotldlana del centro-sud, 3 Una generazione tra stallnlsmo e contestazione. Gianni Boslo • Roberto Roversl I c:avalll attendono a.-tiano Tlmpanaro Quel •cane morto" di Lev Davldovlc Un cronista della rlvoluzlone Spie, provocatori, rlvoluzlonarl

mu101.1n1 EDITORE d1,e110,e G,1tnptero Mugh,n, I re1')0nSM),le Pt0 8aldeU1 ttd11.tt0ne v,a della Tnn,tj de, Pelleg,r1n1 19. 00186 Roma 1el 061653448 amm,n,straz,one Ed,tOfe Mu,ohm. ·oa P,aneua 14, 10149 Torino 1et 011/252832,ccp 2/5007. Torino au1onuaz10ne 3 I 1964 n 292 Tribunale d1 Catania l)f<>getlo 9u1t.co fan1asr,c, 4, Roma $1.)m~IO .-11. S TI LE., Tonno dbbonamen10 ~nu•le 15 nunw,1) l 2 300 es1~0 l 3 000

E.... O NON È... ? E', d1 cui sono usc1t1finora t1 e numeri. è un settimanale "d1 attualità mondiale". Lo dirige Salvato Cappelli, 91àdirettore de Le Ore. La base ne sono le foto, secondo una tecnica e un'arte della comunicazione che privilegia 11 momento visivo. Un giornale "scritto con la luce". scrivono I suoi redattori. Come accade spesso tn questi casi non s1tratta però di una lu· ce che viene dal cielo, tipo quella fiondata su $.Paolo di Tarso, che lo fece mutare di idee e di prospettive. Si tratta invece di una luce a voltaggio industriale. Fra I finanziatori del settimanale è difatti Rusconi, noto editore di destra. Nel secondo numero E' pubblica un servizio fotografico in cui Valpreda. Merlmo e Gargamelli appaiono in affabile conversare con Mario Merlino, Siamo a Regina Coeli, nel cortile. "Una realtà che fa paura", scrive E': "Se Valpreda è anarchico lo è anche Merlino. Se Merlino è fascista, lo sono anche gli altri". Contemporaneamente un altro pupillo dell'editore Rusconi. Gente. pubblica in copertina uno "strillo" relativo alla testimo· manza di una buonadonna derubata da Valpreda a mano armata d1 coltello. Coincidenze. A meno che non sia vera l'indiscrezione del Mondo secondo cui E' andrà pascolando verso destra. La aual cosa ci stupirebbe dato che 11 redattore capo di E' scrisse tempo fa. non appena seppe dell'incontro Nixon-Mao. di esserdelusissimo del• la Cina. Delus1ssimo,perché lui Nixon se lo sarebbe fatto al ragù, magari in S. Maria in Trastevere. Agli inizi degli anni ses• santa, il giornalismo italiano ha iniziato un cammino democratico. Il volto del giornalismo italiano odierno non è certo quello degli anni cinquanta. Non si capirebbero altrimenti episodi co· me lo sciopero dei redattori dell'Adige, il giornale di Piccoli, i quali hanno fermato il giornale perché la "proprietà" cercava di censurare le notizie relative all'avvenuta incriminazione dei dirigenti di tre importanti industrie del Trentino. Reato: "omicidi-bianchi". Si pensi a un avventuriero come Gaetano Baldacci, grandissimo giornalista. Inventò Il Giorno e, più tardi, ABC. Una formula quest'ultima azzeccatacon straordmana p,eveggenza. Quel trend si è forse rovesciato? Le occasioni e le opportunità, anche giorna• listiche, fioriscono adessosolo a destra? Sarebbe un sintomo gravissimo. Da aggiungersi ai tanti che tingono di angoscia que• sto difficile momento del nostro paese. Nota dell'editore Con questo numero finisce il nostro rapporto editoriale con Gio• vane critica. e non possiamo nè vogliamo nascondere ai lettori ; motivi che ci hanno fatto conquistare il non invidiabile, nè da noi desiderato record di una delle più rapide consumazioni di un' esperienza editoriale. Ringraziamo il direttore della rivista che ha voluto ospitare queste brevi note. La nostra collaborazione con G.C. i111ziòquando era già partita l'operazione "tre domande politiche", e non nascondemmo fin da allora le nostre perplessità su quel tipo di dibattito, che la rivista stava suscitando "nel quadro di una riconsider;,zione redazionale di G.C.... per "uscire da una crisi di orientamento" (come qualcuno avrebbe poi dovuto dire nel n. 29 della rivista). La crisi di orientamento di una rivista come G.C. denuncia, in generale, il deterioramento di alcuni rapporti, come quello tra la rivista e chi ci scrive. tra la rivista e chi la legge (e non solo chi la compera), tra la rivista e il proprio spazio politico-editoriale, e da questo tipo di crisi non si esce, secondo noi, con una operazione giornalistica tesa semplicemente ad aggiungere e sovrapporre nuovi amici ai vecchi amici, o addiritrura a sostituire i primi ai secondi. Per non farla sopravvivere a se stessa. era per noi necessaria una verifica della formula di G.C. con lo spazio politico-editoriale residuo dopo l'esaurimento del periodo '68-70. In quegli anni le masse operaie e studentesche erano tutto, facevano tutto, erano i reali autori di quelle cose che alcuni specialisti riuscivano poi a tradurre in materiali da stampare e sui quali dibattere. Non si può negare che oggi qualcosa stia cambiando. ma non si può neanche affermare che di quegli anni e di quelle esperienze nulla sia rimasto nella coscienza delle masse. e soprattutto non si può ridurre un momento storico, ancor vivo e operante in vasti settori del tessuto sociale, ad "un modo finito e già scaduto della cultura. qualcosa come una marca di sapone", sul quale versare la pappa dei ricordi del reduce o delle sentenze deff'eremita. Quella verifi• ca non era da farsi in un vertice redazionale impegnato a indviduare ipotetiche ricMeste di un ipotetico pubblico di lettori, ma piuttosto nel quadro di una vasta apertura verso giovani forze po• litiche ed intellettuali, tesa a creare e favorire numero per numero, le condizioni per un lavoro di riflessione situato su un terreno politico che ha ben poco da spartire con l'ufficialità, sia quella della sinistra storica che quella degli extraparlamentari. In altre parole, la crisi di orientamento di G.C. era ed è per noi superabile sul terreno della praticabilità o meno della rivista ad "esperienze nuove e radicali di lotta. di ricerca, di vita colletti11a,che la mo• (continua m terza d1 copenma)

4 LA POSTA IN GIOCO FABRIZIO CICCHITTO Che cosa s1gnd1cano. nelle auuall condmon1 della società 1ta• hana, le elez,on, anticipate> Certamente esse esprimono una situazione d1 incertezza. d, stallo, nell'1mposs1b11ltà d1 trovare una qualche formula poht1• ca 1n grado d1 consentire la formazione d1 un Governo; ma, appunto, che senso ha tutto c1òJ Cosa succede al d, sopra e al d1 sotto della d1smtegraz1one d, una maggioranza parlamentare> La sensazione che, al d1 là dello stesso fallimento del centrosm1stta. stia avvenendo qualcosa d, più grosso e ormai generale. ma I contorni reali della crisi wc,ale e politica che stiamo vivendo, e ancor d1 più , suo, poss1b1h sbocchi, rimangono nebulos,, sospesi nell'incertezza e nella confusione. Viviamo una fase caratterizzata da una profonda transitorietà. La SO· cietà 1tahana oscilla. le formule 1ntermed1e sono tutte togo• rate; e però un equ1l1brto politico defm1to. d1 destra o d1 smi• stra, non riesce a prender corpo perché finora I rapporti d1 forza non si sono piegati nettamente nè da una parte, nè dall'altra. La trans1tonetà esprime dunque non una fase d1 trapasso da un equ11!bno ad un altro nell'ambito di una situazione ormai defm1ta, ma un'ambivalenza reale d• sbocchi politici contrap• posti. Venrnmo qui ad un primo nodo, cost1tu1to dalle carat• tenst1che dallo scontro politico in Italia, che possiamo megho misurare facendo un paragone con la s1tuaz1one francese d1 qualche anno fa. Nel '68 1n Francia la partita è stata giocata e molta 1n due sole "manches". Da mustra è esploso il maggio, De Gaulle ha risposto un mese dopo con la sfilata dei Champs Elysées. il viaggio a Baden Baden, le elezioni. In sostanza. al d1 là d1 ogm disegno prefissato. sta ta destra che la sm1stra francesi hanno concentrato i loro colpi m uno spazio molto del1m1tato d1 tempo. Poi, dopo due mesi d1 scontro acut1ss1mo, tutti a casa. In Italia e avvenuto l'opposto. La sinistra ha scelto la via dei tempi lunghi. Questa scelta è stata effettuata consapevolmen• te dalla sinistra storica. ma m un certo senso è stata subita o fatta propria, sia pure con una diversa intenzionalità politica, anche dalla sinistra extraparlamentare, che a parte Potop, ha più o meno scartato un'1potes, insurrezionale. 0991 poss,amo dire che anche la destra, in Italia, s1 è posta sullo stesso terreno. All'1n1zio sembrava che essa oscillasse fra la difesa a riccio - che avrebbe fmito col subire l'aggress1v1tà della contestazione operaia e studentesca - e le sortite diSpe· rate e avventurose d1 qualche manipolo golpista. Certamente a destra la tentazione d1 risolvere tutto con un bel colpo di mano reat,zzato come coronamento d1 una intensa attività d1 artif1c1ert, bombaroli e dmam1tard1, c'è staia, ma è stata accarezzata solo da, fasc1st1 più ottusi, Alla lunga an· che le mmat1ve più avven1urose sono state recuperate ed 1n• quadrale 1n un contesto poll11co diverso. più complesso e pericoloso. La linea scelta dalla destra, dopo qualche incertezza. è stata quella della manovra politica e sociale; le bombe sono state utilizzate non per fare un 1mprovv1so golpe, ma per spaventa· re il celo medio. Il VII Congresso dell'lnternaz,onate Comuni· sta mentre trovava tanti contes1atori d, sinistra veniva atten1amente studiato a destra. Infatti la linea adottata dalla destra è stata organicamente "frontista". tutta tesa alla ricompos1zio· ne del blocco storico tradmona1e fra capitalisti, agrari, ceti medt, sottoproletariato e settori più arretrati della classe ope• raia. Nell'ambito della borghesia 1taltana questa partita è stata giocata da mani diverse. Saragat. Rumor e Almirante sono certamente tre cose differenti; le prime due concorrenziali m uno stesso ambito. l'ull1ma collocata su un piano diverso. Eppure tutti e tre nel corso del '68-69 hanno g1oca10 sulla strategia delta tensione e della provocazione. Saragat che parla d1 "barbaro assassinio" a proposito della morte d1 Annarumma. Rumor che si dimette alla v1g1lladello sciopero generale non sono al fondo molto diversi da Almirante che organizza le squadre di pestaggio, mette "Ordine Nuovo" in direzione ed eredita 1 doss1ers e l'am1c1z1ad1 De Lorenzo. Tutti e tre ,nter• pretano - ciascuno a modo suo - la paura della borghesia e tutti e tre pensano anche di sfruttarla a proprio vantaggio. Il 13 giugno ha dimostrato che I primi due hanno esagerato e che per battere la sinistra rischiavano di fare gli apprendisti stregoni della destra fascista. Lo scontro. 0991, all'interno del personale politico della bor• ghes1a italiana è dunque molto duro fra centristi e fascis11, dove il c.s. d1 Saragat è la variante socialdemocratica del cen· trismo. Una volta che la DC si è ricollocata a destra, su una linea chiaramente centrista, Saragat intende riprendere il suo pos10 d• alai sinistra dello sch1eramen10 moderato. La sua am· b1zione è quella d, essere 1ui ad offrire la mediazione in grado di uscire dall'impasse e la propone a tutti, da Berlinguer a Renaio Lombardi. La sua proposta è quella di ripristinare il c.s. del '64•68 che andava cosi bene alla borghesia e che però non sparava ai comunisti nè buttava dalla finestra gli anarch•·

ci. Il centrismo d1 Rumor e ,I centro•sin1stra d1 Saragat s, muovono nell'ambito dell'attuale quadro 1st1tuz1onale, sono concom1tant1 nelle 1ntenz1oni poltt1che e soc,alt e mveee con• c0Henz1all sul piano delle etichette di parrno. dei gruppi d1ngent1 e delle forze economiche d1 sostegno. Almirante è un· altra cosa perché la sua proposta è radicale: egli afferma 1'1nconc1liab1lltà fra gli 1nteress1 de, vari settori della borghesia italiana e questa repubblica cost11uz1onale. Almirante propone alla borghesia d• percorrere fmo 1n fondo tutte le avventure della dtalett1ca: c1 vuole 11d1sordme per ottenere l'ordine, le bombe sono funzionai, alla pace sociale. Un nuovo ciclo di sviluppo E' ormai davanti a noi un nuovo ciclo dt sviluppo cap1talist1• co. aperto datle lotte operaie del '68-69 e poi caratterizzato dd un andamento a singhiozzo dello scontro sociale, degli mvestiment1 e delle riorgamzzaz1on1 fmanziane e produttive. Di fronte alte lotte operaie 11padronato aveva davanti a sè due scelte. Da un lato esso poteva decidere una linea di rigidità totale basata sulla resistenza ad oltranza nello scontro contrattuale, su1 completo sviluppo della strategia della tensione. sulla ricerca di uno scontro frontale. magari di lunga durata, attraverso cui piegare le lolle operaie dando la sensa· z1one che esse non avevano sbocco. Dall'altro lato il padronato poteva concludere i contratti ad un elevato livello e quindi successivamente puntare nella fab• brica ad una linea di recupero della produttività con forti investimenti tecnologici. cercando d1 ottenere la pace sociale con una conseguente scelta nform1st1ca fuori della fabbrica basata sullo sviluppo de, consumi sociali, su una trattativa globale con i sindacati. su un nuovo rapporto nel parlamento e nel paese con il PCI. , Si trattava evidentemente di due modelli "astrattt" su cui però, anche nell'ambito della sinistra italiana. come tutti sanno. si è svolto un grande dibattito. Nella realtà le cose non sono andate cosi liscie e semplici. Lo schematismo ha registrato sul capo una nuova grossa sconfitta, così come in occasione del dibattito sul c.s. Il padronato italiano si è mosso in modo molto più confuso e contraddittorio a causa di lacerazioni reali al suo inte1no. I due modelli "astrat1i" d1 comportamento hanno cos11tu1to le ipotesi di azione politica d1 due schieramenti contrapposti. la risultante è stata una linea sostanzialmente diversa da enFabrizio Cicchitto Il padronato non è r111sc1toa fare 111prima persona l'opera• zione di nuovi equilibri soc,al, e pol,r,c,, 11011ha giocato la carta di nuovi investime11t, nè della riforma e d1 consegut•nza non ha nemmeno remato /,1 lmea del c.s. avanzaro 111}dell' apertura ai comumst1. Tutto <1u1.•sto è Jvve11uto per , l,mit, Storici e politici del cnp,rat,smo 11aJ1a110 trambe queste ,potesi ma per molti aspetti più vicina alla prima. L'industria 1taltana si è d,mostrata capace d1 fare, al massimo. un·ooeraz1one d1 '"nform1smo parziale" ma non è riuscita ad andare at di Id tnduhh1nmente su, contratti 11mec· can1smo nform,sta e '-tdtl-.110.Nel momento 1n cui gli 1ndustrial1 hanno conce-.so aumenti dalle 60 ,ille 100 lire orarie, le 40 ore, e tutto d 1è'Sto. la scella 11fo,m,s1a c'e staia. Il padro· nato però non è , ,uscito successivamente ad at1estare tutto d ciclo su questo livello, non è 11usc110cioè. a fare in prima persona l'operazione d1 nuovi equ1l1bn soc,alt e pol1t1c1: non ha giocato la carta nè d1 nuovi mvest1ment1 nè della riforma e di conseguenza non ha nemmeno tentato la linea det c.s. avanzato e dell'apenura a• comunisti Tutto questo è avvenuto pe1 1 hm1t1 storie, e poh11c1che ,I capitalismo ,tallano prnsenta. Da un lato l"egemonta della gran• de impresa sulle piccole è stata s1abil1ta dall'apparato monetario e credit1z10 al livello più basso delta mediazione politica ed economica con l'mtenz,one d1 riversare sulla classe operaia tutti i costi di una politica regreSS1va. Da un altro lato, permane un intreccio fra profitto e rendita, fra i gruppi imprenditoriali e mteress1 redd1t1en, e questo in· treccio ha connotati 1ns1emeeconom,c, e polit1C1, costituendo uno dei nodi fondamentali d1 aggregazione del blocco storico tradizionale. PiU in generale l'intenso sviluppo dei grandi grup· pi oligopolistici non ha spazzato via le poslZIOrlrd1 rendtta. ma anzi il processo di accumulazione si è basa10 per tutta una fase su di essa. mentre 0991 la loro salvaguardia cost1tu1sce uno strumento di aggregazione del blocco storico dommante. fra centri del potere cap1tahst1co. ceti medi parassitari e forze politiche moderate. Ciò ha arrestato f,n dall'inizio ogni effet· tivo sviluppo di una politica delle riforme che fosse espressione di una manovra neog101itt1ana dei gruppi dominanti. 01 conseguenza, dopo la conclusione dei contratti 11padronato italiano ha nuovamente cambiato spalla al suo fucile. 1,por• tandolo a destra. Tutto ciò non è avvenuto senza uno scontro durissimo all'm• terno delle forze dominanti, dalla Confindustria alla DC. 11senso della sostituzione di Costa e dell'affermazione della nouvelle vague confindustrìale. andava infattt nella direzione d, un'operazione di altro tipo. Il nuovo gruppo dirigente confin• dustriate, però non aveva fatto fino in fondo i conti con due elementi: da un lato le caratteristiche complessive dello schieramento padronale, dalt'altro lato la qualità nuova assunta dalle lotte operaie nel nostro Paese. Ragionando m pura ipo• tesi. 11settore più avanzato del padronato potrebbe anche

6 Fabrizio Cicchitto Moro, un Gioititi piiJ colto, ma senza il sostegno d, una parte delle forze domma111i, a quel pumo poteva solo provocare una lacerazione dello schlerame11to moderato e passare armi e baga• gli allo schieramento di si11istra. Ma m questo caso rurta la quahtà dell'operazione sarebbe divenuta diversa da quella che ha m testa Moro tollerare le riforme e l'avvicinamento dei comunisti all'area del governo In una realtd sociale stabilizzata. Riforme più comumsu più lotte operaie cost1tuIscono mvece una miscela che 11cap1tahsmo italiano non ha potuto trangugiare perché- ciò configurava una sItuaz,one d1 segno opposto a quella ipotizzata. non più una operazione d1 integrazione ma l'm1zio di una trasformazione della società, un mutamento nei rapporti di potere Moro e Fanfani Se all'interno del padronato Italiano c'è stato un d1batt1to molto serrato. a livello poht,co lo scontro è stato addirittura drammatico. Nella DC questo dibattito si è tutto concentrato nello scontro fra Moro e Fanfani che. al d1 là degli squallidi intrallazzi della generazione d1 San G1nes10,hanno impersonato proprio due ipotesi d1versed, sviluppo della nostra società e d1 funzione politica della OC. Moro ha affermato la necessità d1 dare coerenza a livello di sistema all'operazione riformista aperta con le conclusioni contrattuali del '69-70 e ha proposto alla DC d, essere la forza egemone d, un'operazione neog1ohttiana. Moro per ora è stato battuto perché è giunto "nudo" alta meta. All'appuntamento ha trovato solo i comunisti, e le altre forze della sinistra italiana, ma non è riuscito ad agglutinare al centro un arco s1gn1ficat1vodt forze politiche e imprenditoriali d1sponlbiti a trattare un impatto di governo con la sinistra. Un G1ohtt1 più colto ma se'lZa 11sostegno d1 una parte delle forze dominanti non può evidentemente fare la sua operazione politica. puo al massimo compiere una azione d1 testimonianza. oppure provocare una lacerazione dello schieramento moderato e passare armi e bagagli allo schieramento di sinistra. ma ,n questo caso tutta la quahtà dell'operazione diventerebbe diversa. Invece del nuovo patto costituzionale si sarebbe trattato dell'alternativa di sinistra, ma Moro. che ha in testa appunto un·operaz,one d1 med1az1onee non di rottura si è sottratt_o ad uno scontro di questo tipo riservandosi p~r tempi m1gl1on. Fanfani ha In sostanza espresso l'effeltlvo punto di approdo a cu, sono giunte le forze dominanti. anche se, come spesso accade. l'effettiva operat1v1tà politica gli è sfuggita di mano ed è stata npresa In pugno dai dorote1. In ogni caso Fanfani ha configurato la linea dell'arroccamento centrista della DC. su una posizione basata sulla "legge e l'ordme" che riconnette la sua contInuIta con Il 18 aprile del 1948 e che però sconta la smagliatura della tradizionale Intela1atura sociale dct mondo cattolico. puntando a stabilire un contatto con la società attraverso ,t controllo diretto dei corpi separati dello Stato. dell'impresa pubblica, della RAI-TV. In sostanza 1I gruppo doroteo•fanfan1ano non mtende eliminare le regole del gioco 1st1tuz1onale,ma al d, sotto d1 esso vuole riorganizzare e consolidare dei centn reali di comando che gli consentano d1 govemare realmente senza ostacoli ed intoppi. Una volta acquIstta questa linea. le formule politiche sono fungibili: 11centnsmo o il centro sinistra possono entrambi andar bene purché sia assicurato e garantito questo tipo di equilibrio socio-pol1t1co e la stabilità dell'organizzazione del potere. La linea accolta dalla confindusuia è concomitante, anche se autonoma. da quella del gruppo dirigente DC. La Confindustria ha fatto anch'essa la sua scelta centrista, tiene i fascisti nello sfondo e di riserva, ma il suo riferimento essenziale è la OC di Fanfani, Rumor. Piccoli. Ormai però. il gruppo dirigente confindustriale non ha più una grande fiducia nel personale politico. Per questo la Confindustria ha deciso d1 far politica in proprio, di presentarsi all'opinione pubblica In prima persona. con il proprio bagaglio di posizioni, di proposte, di giornali. La Confindustria è ancora disposta a dare coperture e finanziamenti alla DC e alle forze laico-mode· rate ma non concede più deleghe in bianco. Anche alcuni mutamenti nella direzione dei giornali vanno, a mio avviso. in questo senso Non è tanto questione di orientamenti politici quanto idi collegamenti sociali: la Confindustria porta avanti i suoi mtellettuall organici. Sul piano strutturale questa linea si condensa nella scelta d, dare alle lotte operaie una risposta di due tip,: netla fabbrica un attacco capillare all'occupazione. l'intensificazione di processi di riorganizzazione e di ristruttu· razione, la tendenza a bloccare la contrattazione articolata; a livello più generale. c'è un impegno prevalente sul piano f1nanzIario con operazioni di concentrazioni e di funzioni m cui sempre più stretto diventa l'intreccio fra impresa pubblica e impresa privata. In questo quadro si opera un trapasso reale d1 comp1tI e d1 ruoli: la funzione di capitalismo collettivo viene assunta in proprio da alcuni centri del potere monetano e crechtiz10 (Banca d'Italia e Med1obanca) e dalle prmc,pali conglomerate industriali e finanziarie (Montedison. Fiat, lri, End con Il totale esautoramento anche a questo livello della classe pohtica. In sostanza i gruppt dommanti concedono all' attuate realtà 1st1tuz1onale un'ultima prova di appello, pur• ché il gruppo dirigente OC si ImpegnI a tenere la situazio-

ne politica sotto controllo e a condizione di acquisire diretta• mente, in modo anche più netto dell'attuale, una serie di lee leve di potere non solo economico ma anche culturale e informativo (televisione e scuola). Gli "equilibri più avanzati" In questa situazione, la acutizzazione dello scontro sociale e politico, l'effettuazione delle elezioni anticipate, l'arroccamen• to centrista della DC e del padronato hanno colto per molti aspetti di sorpresa settori cospicui della sinistra italiana, parlamentare ed extraparlamentare. Nella sinistra italiana correva un'analisi prevalente anche se le conclusioni erano profondamente diverse. Era un'analisi che accomunava alcuni dei settori più avanzati della DC (Sette Giorni), la nuova maggioranza del PSI. qualche settore del PCI e buona parte della sinistra extraparlamentare. Questa analisi s1 basava su tre ipotesi di fondo: la accentua• zione delle divisioni all'interno dello schieramento padronale fra settori avanzati e settori arretrati aintorno alla linea rifar• mistica, la previsione di uno spostamento a sinistra della OC realizzato in modo indolore come aggiustamento interno dei gruppi dirigenti (miracolo di S. Gmesio). la conseguente possibilità di un trapasso lento e graduale dal c.s. ad un nuovo cor• so politico caratterizzato da una collaborazione preferenziale fra OC e PSI e da un sostanziale appoggio comunista. Nella sua formulazione originaria la linea de, nuovi equilibri elabora· ta da De Martino era tutta basata su questa evoluzione indolo· re degli equilibri politici del paese. I comunisti, per parte loro, sono stati al gioco per cui hanno modificato il tipo della loro opposizione politica e parlamentare, anche se si sono sempre lasciati una uscita di sicurezza, nella consapevolezza, che costituisce tanta parte della loro cultura politica, delle caratteristiche sostanzialmente conserva• trici del capitalismo italiano. Per converso i gruppi extraparla· metttari hanno ricavato proprio da questa analisi tutte le ra• gioni per dare per fatta, e quindi per combattere a fondo l'ipotesi riformista. In sostanza una parte cospicua della sinistra italiana ha puntato su una divisione profonda dei gruppi capitalistici. sulla afférmazione in questo ambito delle posizio• ni più avanzate, sulla possibilità di decollo di un'operazione riformista. In realtà si erano fatti i conti senza l'oste. Il padronato italiano dopo i contratti non aveva più margini "spontanei" di riformismo, per cui ha ritenuto del tutto inopportu· no andare incontro a profonde lacerazioni interne. Di conset"lftll le oPJ)Olte p0S,izioni presenti nella Confindustria hanno 7 ricercato una sintesi unitaria sulla base di una piattaforma neocentrista e d, un approccio aggressivo ed egemone nei confronti dei problemi del paese. La DC. a sua volta, si è accorta che un'operazione nform1sta comportava una lacerazrone pro• fonda del tessuto sociale e politico del blocco dominante, che rischiava di far saltare una parte del suo elettorato, per cu,. dopo un profondo travaglio interno. ha cambiato spalla al suo fucde. La sinistra stortca si è trovata a sua volta ad aver definito al• cuni obiettivi politici (equd1bn più avanzati) e sociali (strale• gia delle riforme) formutat• dalla sua componente p,ù a destra (il PSI) la cw proposizione invece dt allargare al PCI l'area del governo ha portato anche I socialisti all'opposizione. La sinistra extraparlamentare. dopo aver giocato tutte le sue carte sullo sputtanamento della sinistra tradizionale. si trova oggi presa di contropiede rispetto ad una situazione per molti aspetti imprevista: pensava d, 1mpallinare la sinistra storica nella sua marcia di avviamento al Governo e la ritrova all'op· posizione. Va trovando una conferma nella realtà l'ipotesi di settort minoritari della sinistra istituzionale, i qual, hanno sempre affermato che l'obiettivo d1 una sinistra al governo non fosse di per sè il tradimento del proletariato, ma nemme· no un obiettivo raggiungibile con una passeggiata nelle aiuole del capitalismo. La linea dei nuovi equilibri, delle riforme, dell'umtà a sinistra. dell'influenza dei comunisti sul governo non è una linea di destra, tant'è che la destra la combatte a fondo e con tutti 1 mezzi, ma proprio perché non è di destra il suo perseguimento richiede uno scontro politico molto duro. Per raggiungere questi obiettivi non basta un'ope,az,one meogiolittiana, un aggiustamento interno ai gruppi dominanti e alla DC. Occorre contemporaneamente un confronto reale sul terreno degli schieramenti politici e dei programmi e un impegno all'aggregazione di forze sociali e politiche nel vivo del• la società. Le elezioni anticipate possono rappresentare un'occasione per aprire nel Paese uno scontro reale. Occorre sconfiggere la DC, il suo gruppo dirigente - e scon• figgerli oggi vuol dire far perdere voti alla DC alla sua sini• stra, con una campagna elettorale basata su un attacco serio. a fondo - per poter spostare l'asse politico del paese. Quando si dice che da questa situazione politica e sociale si esce da destra o da sinistra non si intende compiere una facile

8 Fabrizio C1cch1tto Le /oue contrattuali ha,mo anche bisogno d1 tifi sostegno e d1 u,1,1 mech.uione pos1t1v,1 a f1vello d, governo. Se la lotta ope· raw non crea co111,add1z1011fira le forze padronali e trova una sponda, le cose d1veorano molto serie. Ouesta e stara anche l'esperumza dell'autunno c,1/do esercitazione d1 schemat,smo ma coglie,e d punto a cui è giunta la cns, politica prop, ,o 1n seguito al fallimento del centro·s1n1stra de• 1vante da11'1nvoluz1one della OC e de, part1t1 mmon. Un partito confessionale ed interclassista A questo punto Id scelta che bisogna fare è se s• considera la DC come ,I fondumentate g<11dnte della stabilità democratica, e qu1nclt se in un certo s.enso s, "r1spe11a" 11 suo tentat,vo d1 recupe,o a destr,l, oppure se s, , tt,ene venuto 11momento. come ,o ciedo. di de1erm1nare un r1d1mens1onamento dell' 1mpo1tanza e del peso politico dt un par1110 confess,onale ed 1nterclass1sta nella soc,etj lldl1.ina. 01ma1 la OC non ,egge p1u nelle sue d1mens1on1 tradmonal1 di fron1e .xl una società lldhdna che e Cfesc,uta, che è d1ven· lata p,u modernJ s,a sut terreno della dinamica sociale, sia sul terreno del costume e delle richieste d1 libertà. Tutto ciò comporta non la scomparsa, ma d nd1mens1onamen10 "natura• le" della DC. Il parrno "monstre" va incontro ad una fase d1 deperimento organico, perché ciò avvenga attraverso una svol• ta democratica è 1nd1spensab1le che la DC perda voli non solo a destra. ma anche a sinistra. Da questo ulteriore scatto della crisi del centro-sm1stra si può uscire m due modi. Dopo una campagna elettorale chiaramente basata sulla linea d1 un nuo• vo corso polmco e possibile l'affermazione d1 una reale svolta democratica. Una svolta determinata dalla crisi dell'attuate gruppo dmgente d.c. ,n segu,10 ad una sconfitta elettorale venf1catas1 a destra e a sm1stra, per cui la OC si trova costretta, per governare, a stabilire un rapporto preferenziale a sinistra con i socialisti e con tutto lo schieramento riformatore, nella effettiva associazione de, comunisti da un lato e de, sindacati dall'altro alla elaborazione e al sostegno del programma dt governo. S1 trat1erebbe, ,n sostanza, dell'affermazione della lmea dei nuovi equ1hbrt dopo un chiaro scontro politico ed elettorale. L'operazione d• riforma awerrebbe non p,u come manovra neog1ol11t1ana dei gruppi dommant1, ma come sconfitta del disegno cenlnsta con la conseguente prevalenza d1 una lmea d1 trasformazione graduate del sistema. Verrebbe colpita la hnea reale e non quella 1mmagmaria della borghesia e della OC. Proprio per questi mot1v1. però, si 1rat1a d1 un'1potes1 d, d1f• f1c1le realizzazione. Nel caso m cui la DC s, arrocchi sulla sua linea attuale, sia nella sua versione p1u seccamente centrista, sia nel centro sin1· stra moderato. la sinistra e 1n pamcolar modo 11PSI. non possono p1u negarsi, accettando un ruoto d1 copertura ma devono contrapporre atla OC una linea d I alternativa democratica che punti 1n un p,ù lungo periodo alla rottura del partito 1nterclass1s1a Questa scelta parte dalla conv,nz1one che, senza ta copertura socialista, un rinnovato arroccamento moderato della DC dopo le elez1on1 alla lunga non riuscirebbe a difendere le frontiere democristiane sulla sinistra. Queste cons1deraz1on1 nascono da un duplice ordine di motivi: da un lato dal fallo che oggi c'e una contrapposizione di fondo a cu, non s1 puo sfuggire, anche perché tutte le scorc1ato1e sono state murate e qu1nd1 al confronto non si può sfuggire; dall'altro lato che Il problema del governo costituisce un nodo reale pe,- la sinistra italiana, sia 1n riferimento ai problemi della difesa democratica, sia rispetto alle prossime lolle contrattuali. Quest'ultimo è ,I tema pili preoccupante. Se non si insegue una v1s1one m11olog1ca della classe operaia, non si può d,men11care che la lotta contrattuale vuol dire essenzia1• men1e lotta per degli ob1et11v1concreti. Non si tratta di una banale affermazione "tradeun1on1st1ca". Spesso questi sbocchi concreti (sa1ao, qualifiche, parti normative, potere in fabbri• ca) contnbu1scono a moct.f1care I rapporti sociali e politici. Ora, le lotte contrattuali hanno anche bisogno di un sostegno, d• un appoggio politico, e d1 una med,azione positiva a livello d1 governo. Se la lotta operaia non crea contraddizioni fra le forze padronali e non trova una sponda, magari contraddtttoria e ambigua. a livello d• governo le cose d1\lentano molto Questa è staia ,:mche l'esperienza dell'autunno caldo in cui il M,n,stero del Lavoro ha svolto una funzione politica che è stata 1ns1eme d1 11as.sorb1mento delle spmte pili acute della combatt1v1tà operaia, ma anche d1 contraddizione rispetto al fronte padronale. Per questo non sono poss1b11! fughe dalla realtà. anche perché questa è già abbastanza dura d, per sè. La conquista d1 nuovi equilibri politici. la sconfitta del dise· gno centris1a della OC e della Confindustria sono gh obiettivi 1eal1 che abbiamo dmanz1 e che non so se riusciremo a raggiungere. Può darsi benissimo che la sinistra italiana continuando a parlare d1 governo si ritrovi tutta all'opposizione. Oobbia· mo, però, avere consape\lolezza che s1 tratta di un nodo reale, su cu, si 91oca non solo l'equilibrio generale del Paese. ma lo stesso insultato delle lotte opera,e. Tutto ciò apre un discorso anche sulla lmea de, gruppi extraparlamentari.

In una situazione in cui i colpi dovrebbero essere concentrati sulla DC. la sinistra vedrà in campo ben cinque liste, con la possibilità molto concreta che tutto sì risolva in un grottesco gioco a rubamazzo Il gioco al rialzo della sinistra estrema Accennavamo prima al fatto che, in effetti, la sinistra extra• parlamentare si è trovata a fare i conti con una situazione diversa del previsto. con la sinistra storica collocata all'opposizione anche al di là delle sue stesse volontà. In questa situazione la sinistra extraparlamentare poteva prendere in "parola" i partiti delta sinistra e puntare, dal suo punto di vista, a radicalizzare lo scontro, sulla base, però della rottura verificatasi fra le forze politiche. La scelta che si va affermando ci sembra invece di tipo diverso. ed è molto pericolosa e preoccupante. Si tratta di quel gioco al poker americano di cui parlava Mughini nel precedente numero della rivista. 11rilancio è costituito da un lato dalla presentazione del Manifesto alle elezioni, dall'altro da episodi di guerriglia urbana come quello di Milano. Non vogliamo qui addentrarci sui complessi problemi ideologici emersi nel corso della discussione sul manifesto. 11proble· ma che vogliamo porre è molto più "modes10". In una situazione in cui i colpi dovrebbero essereconcentrati sulla DC. la sinistra vedrà in campo ben cinque liste (PSI, PSIUP, PCI, MPL, Manifesto) con la possibilità molto concreta che lutto si risolva in una sorta di grottesco gioco a ruba• mazzo. (Il PSI e il PCI in concorrenza per spartirsi i voti del PSIUP, questo impegnato a difendere con le unghie e con i denti il suo gruzzoletto, l'MPL 1n1en10a recuperare dal PSI, dal PSIUP e dal PCI i voti cattolici in libera uscita dal '68 e a togliere qualche suffragio a Oonat Cattin. il Manifesto in lite con tutti e in specie con il PCI e col PSIUP). A tulto questo, poi, bisognerà aggiungere le polemiche col Manifesto dei "gruppi" in disaccordo con la sua scelta eleltorale. Il segno più evidente di questo incipiente dissenso nell'ambi• to della sinistra extraparlamentare sta nella ripresa della guerri• glia urbana che costituisce la chiara risposta di Potere Operaio e di Lotta Continua alla scelta elettorale del Manifesto. Da un lato, dunque, una dispersione del voto, dall'altro un aiuto oggettivo - lo vogliamo dire chiaramente - atla destra più estrema e alla dottrina OC degli opposti estremismi. Ad un livello Politico molto diverso (bisogna dare atto al Manifesto di muoversi comunque sulla base di una linea politica, la presentazione delle liste del Manifesto e la ripresa di attività guerrtgliera non sfuggono dunque ad una logica tutta 9 basata sul gioco al rialzo. Di fronte ad una linea del capitalismo italiano per diversi aspetti diversa da quella ipotizzata e ad un comportamento più antagonistico del previsto della sinistra storica. la sinistra extraparlamentare, che pure non r,esce a trovare un'agg,ega• zione partitica reale perché unitaria. si lascia fino in fondo prendere dal gusto di affermare le sue sigle. le sue etichette, le sue formule. Chi lo fa presentando la lista, chi mvece tiran• do la molotov. I segni di una crisi politica profonda L'arresto di ogni politica d1 riforma, l'involuzione delle forze politiche di centro, gli errori d1 ott1m1smo e d1 faciloneria d1 alcuni settori della sinistra storica, l'avventurismo di una parte delle forze extraparlamentari, sono insieme la causa e l'effe1to di una crisi sociale e politica molto acuta e profonda. Il sistema sta andando verso una sorta di paralisi e di ingover• nabilità non per l'assenza, ma per la moltiplicazione delle spinte più diverse. Le forze politiche stentano sempre più ad esprimere un'alternativa di sintesi politiche che risulti chiara e convincente, su cui aggregaredelle forze reali e su cui fissare lo scontro politico. Nel grigiore crescente dei gruppi dirigenti dei part1t1 s, va sempre più verso una corporativizzazione estrema del tessu· to sociale e dello stesso confronto politico. Un qu~tore di Milano, forse al di là degli stessi orientamenti del Ministro degli Interni dell'epoca, ha innescato e dato v,a libera ad uno dei più grossi casi di provocazione politica della nostra storia, con un contorno di falsi giudiziari, di assassini politici. di esecuzioni d1 anarchici. Sempre al di fuori di ogni iniziativa del potere politico dobbiamo ad un paio di magistrati se si perseguono I fascisti e si tenta di far luce suita strage di M•lano. Spezzoni di riforme o di controriforme vengono varate dal Parlamento e bloccate o manipolate dalla burocrazia. Tutto ciò deriva certamente da ragioni politiche precise. La respansabilità principale di questa situazione dipende dalla OC che da molto tempo ha arrestato ogni politica di riforma e che ha cercato di recuperare un contatto con la realtà so• ciale attraverso quella che lngrao ha chiamato la "politica delle mance) e cioè l'intervento sussidiario, il sostegno corporativo realizzati attraverso i canali dell'amministrazione e del sottogoverno nei confronti dei vari strati sociali. Sul settorialismo e sul sottogoverno non ci si può più esprimere in termini puramente moralistici, perché in effelti essi sono

10 venuti d rappresen1a1e m modo sempre più netto due d1men· s1on1 reah delle forze politiche. che hanno m vano modo e m diverso grado mtaccJto e corroso anche le forze di sinistra Bisogna anz, 399,ungere che d senorialismo e d sottogoverno rappresentano orm.11 due assi strutturai, del sistema 1n cui si combinano strettamente risorse econom1che. gruppi pol1t1c1, ,ealtd soci.111non secondane. Il rischio di un collasso dell'attuale quadro 1st1tuz1onale e la conseguente affermaz1one d1 un "golhsmo dl1'1tal1ana" discende qu1nd1 non tanto dalla possibilità d1 un colpo d1 stato autoritario quanto dalla contmuaz10nP d, un processo di degradazione della vita pubblica. de, meccanism, elett1v1, delle assemblee d1 governo. Per questi mot1v1 e 1nd1spensabde nv,tahzzare la lotta politica attraverso un rinnovamento reale delle forze politiche. In caso contrario. il nsch10 è che alla lunga s, mnescht un meccanismo reazionario che spazzi via delle strutture fat1scent1, che nessuno si impegnerà a difendere. E dopo 117 maggio? Tullo questo 1mpl!ca lo sviluppo d1 uno scontro politico molto netto, anche nel corso d1 questa campagna elettorale, sul terreno degli schieramenti e dei programmi. Dobbiamo anche sapere. però. che c10 non basta. Un disegno d1 rivitalizza• z1one ed, espansione della democrazia che sia m grado d1 cost1tu1re un reale momcn10 d1 saldatura rispetto ad un'1potcs1 d, trasformaz,one qualitativa d1 questa società e che net con• 1empo sia realmente 1n grado d1 arrestare un processo d1 m• voluzione verso equ1l1bn p1u arretrati non può andare avanti se al nodo cost1tu1to appunto dagli sch1erament1 e dai progra grammi non si accompagna un salto d, qualità nel rapporto fra forze politiche e realtà sociale. Le lotte operaie e studentesche del '68-69 hanno certamente esercitato un'influenza sulla realtà pohtica, dalla scissione del PSU alla cmi della DC. Tuttavia quello che e mancato nel comportamento dei part1t1 della sm1stra è stato l'impegno d1 aprire alle nuove strutture d1 organizzazione ope..-a,a deglt spazt d1 confronto e d1 pre• senza su cui costruire. nella società, una 1ntcla1atura d1 forze soc1al1 realmente impegnata a m1surars1 d1ret1amente. e nel ~~~~r~:~~r~o;~~t~~rze poht1che. con I problemi più generali Certamente I consigli d1 fabbrica corrono il rischio d1 scadere nel corporativismo e ne1l'az1endalismo. ma chi si è sforzato d1 portarli fuori delle fabbnche impegnandoli organicamente su una dimensione p1u generale> In questo senso diventa di fondamentale 1mponanza l'impegno per un recupero reate det consigli d• fabb11ca al d1 fuori dell'azienda nella generahzzaz1one d1 consigli d1 zona e d1 quartiere. con la presenza dei lavoratori de• van settori produtt1v1. che, per la loro stessa dimensione. siano portati ad un confronto d1alett1co con le for• ze pol1t1che e con le altre forze soc1al1. Anche ai fini d1 una pol1t1ca delle alleanze, è indispensabile che I consigli escano dalla fabbrica e siano impegnati su una dimensione più generale d1 problemi (occupazione, trasporti, piani regolatori. prezzi. ecc.) nl cw e realmente possibile stabilire un confronto positivo con altre forze sociali. Solo da un confronto più diretto fra le forze sociali orgamzzate e le varie strutture polit1co-organizzat1ve dei partiti della sm1stra è possibile ricostruire un impegno nella realtà sociale delle forze poht1che, che è la cond1z1one fondamentale per la loro ripresa.

LA STRATEGIA 11 DELL'AMMINISTRAZIONE NIXON IN INDOCINA GABRIEL KOLKO Relazione presentata all'Assemblea mondiale di Parigi per la pace e l'indi'pendenza dei popoli indocir1esi (Versaifles, 11-13 febbraio 1972}. Fin dal 1969 il tentativo delfamm1n1straz1one N1xon d1 creare l'illusione di un progresso verso la fine della guerra d'Indocina, è stato inseparabile dal suo desiderio d, guadagnare tempo per continuare a combatterla. Date le grandi e a volte appa• rentemente irresistibili pressioni di carattere politico ed econo· mica, interno e internazionale, che si sono esercitate sugli Stati Uniti perché ponessero termine alla guerra, atle prime affermazioni di Washington circa i pretesi "progressi" della conferenza di Parigi seguirono le affermazioni relative a conversazioni segrete coronate da successo o ad accordi che non erano mai stati conclusi. o al successo imminente d1 un pro• gramma di "Vietnamizzazione" che non ha arrestato la decadenza militare, economica e politica del regime di Saigon. e altre voci di questo tipo. E ogni momentaneo allentarsi della pressione che l'amministrazione Nixon è riuscita a ottenere con questi mezzi è stato seguito invariabilmente da una nuova escalation. Il fatto che le operazioni si prolungano e si esten• dono, e che gli Stati Uniti sono impegnati sempre più a fon· do (anche se in modo più complesso) in una guerra orientata in modo irreversibile verso una sconfitta militare, è ìl risultato de1 fatto che essi hanno ripetutamente ignorato le soluzioni politiche ragionevoli che sono state offerte dal Governo Rivo• luzionario Provvisorio a partire dall'inizio della Conferenza di Parigi alla fine del 1968. Ora stiamo entrando in un periodo in cui gli Stati Uniti cercano ancora una volta di suscitare nuove speranze con cui guadagnare altro tempo e. dal punto di vista di Nixon, per vincere le elezioni presidenziali. 1. Le forze "residue" e l'illusione del ritiro La politica di "vietnamizzazione" delineata da Nixon nel no• vembre del 1969 è stata la sua risposta al crescente desiderio del popolo americano di porre termine alla guerra. Il segreta• rio all'Esercito Stanley Resor ha spiegato che l'obiettivo politico interno era quello di "ridurre la guerra a un livello che il popolo americano potesse appoggiare per un considerevole periodo di tempo"; si sperava cosi che il GRP avrebbe accet· tato le condizioni americane e che "avrebbe trattato o sem· pltcemente ridotto il livello dei combattimenti''. Ma non ci potevano esseredubbi, come il generale Westmoreland riconob• be a quel tempo, circa il fatto che "possiamo prevedere di avere forze militari nel Vietnam ancora per parecChi anni" (1). la tisi ufficiate sulle forze "residue" americane che è stata diffusa dall'amministrazione in quel mese di novembre permet• teva esplicitamente a Washington di mterpretare il suo signifi• cato come meglio le conveniva. La cifra del personale ameri· cano sarebbe dipesa da tre criteri: "I 1) i progressi nelle trattative di Parigi; (21 i livelli dell'attività nemica; e (3) il mi· glioramento della capacità del Vietnam meridionale di prov• vedere alla propria difesa" (2). La prima fase di quello che Nixon chiamava il suo plano per porre termine alla guerra. e che si rifiutava di tradurre in scadenze e in cifre. prevedeva che le forze fantoccio sarebbero subentrate in tutti i compi• ti di combattimento terrestre. mentre gli americani avrebbero fornito l'appoggio logistico. aereo e di artiglieria. Nella fase successiva, che era concepita in termini ancora più vaghi, le forze americane sarebbero state addette solo a compiti di ad· destramento e di consulenza. mentre le truppe fantoccio avrebbero rilevato ta maggior parte delle funzioni logistiche, aeree e di artiglieria (3). Era chiaro che i primi due criteri si sottraevano al controllo di Washington, e senatori e giornalisti scettici si chiedevano apertamente come l'esercito fantoccio demoralizzato avrebbe potuto ottenere ciò che i francesi e gli americani. infinita· mente più potenti, non erano riusciti a realizzare in quasi 25 anni. "Penso che un certo numero di truppe americane do· vranno restare nel Vietnam", ammise il segretario alla Difesa Laird quandoi fu messo alle strette su questo pùnto; e circa l'eventualità di una escalati'on in caso di fallimento della vietnamizzazione, disse che non poteva "escludere completamente questa possibilità" (4). Il piano di Nixon. in realtà. era di continuare una guerra prolungata ma meno costosa fino a quando fossero state soddisfatte le sue irrealizzabili condi• zionì preliminari, evitando nello stesso tempo le crescenti pressioni economiche e politiche interne. Fu ciò che sostennero i critici di Nixon in quel momento, e gli avvenimenti successi· vi hanno provato che avevano ragione. Nel 1970 i funzionari americani cercarono di far credere che questa strategia aveva successo per quanto riguardava il terzo punto (i progressi dell'esercito fantoccio). ma respinsero tutti i tentativi di indurli a indicare una data precisa per il ritiro di tutto il personate americano: nemmeno la fine del decennio(S). Essi ammisero comunque di "prevedere un impegno consisten· te dell'aviazione (americana) nell'Asia sudorientale per un con• siderevole periodo di tempo" (6). Ma. a poco a poco. da in• discrezioni raccolte dalla stampa, e da documenti interni di programmazione che finirono per venire alla luce. si potè ar• guire che a Washington si pensava che alla fine del 1972 le forze americane ancora impegnate nella guerra sarebbero state

12 fra 1 110.000 e 1 200.000 uom1n1 (7). Il New York Times riferiva l'op1n1one del Pentagono che a Saigon si sarebbe veri• f1cato "un tracollo militare e politico" se I ntin delle forze americane fossero stat, troppo rap1d1, e alla luce d1 fatti come questi 11 Wall Street Journal poteva liquidare il vago pro· getto dt arrmst1z10 enunc,ato da N1xon 117 ottobre come uno stratagemma inteso semplicemente a "ridurre il dissenso" (8). P,u pertmente fu la sua d1chiaraz1one de1 10 dicembre 1970 secondo la quale non avrebbe fornito un "orario del nt1ro" (9). A puJ riprese, nel corso degli uh1m1 mesi del 1970. diversi ponavoce m11itan accennarono al fatto che un vasto impegno navale, aereo ed, art1gl1eria americano. dall'interno del Vietnam o da bas• c1rcostant1, sarebbe continuato per un tempo mdefm1to. I funz,onan d1 Washington lasc,arono intendere che ,1 pubblico americano avrebbe accettato la cont1nuaz1one dell' 1mp1ego d, queste fonti ,ll,m1tate di po1enza d1 fuoco fino a quando fossero continuate le riduz1on1 delle truppe d• terra (10). Condurre la guerra aggirando l'oppostz1one interna è sta• ta la strategia scelta da N1xon da11'1nmo det suo avvento al potere. ma non era che una variante dei tentativi fa111t1de11' ammmistrazione Johnson. Poiché ti rapporto delle forze mili• tari e politiche 1n Indocina rendeva il tentat1vo troppo preca· no senza le mevitabdi scalate. e l'impegno americano era ancora molto più grande di quanto l'economia domestica e m• ternaz1onale potesse permettere. E pur ottenendo qualche successo tattico nel suo tentativo d1 sottrarsi alle critiche do· mestiche. N1xon era p1U lontano che mai dallo stabilire l'ege• mon,a militare e politica americana ,n lndocma. All'm1z10 del 1971 11segretario d1 Stato Rogers disse chiaramente che "non \lediamo 11mouvo per cui si dovrebbero por• re dei l1m1t1all',mp,ego della potenza aerea. (Nixon) ha intenzione d1 adoperare le forze aeree nel modo che nterrà più opportuno ... la nostra potenza aerea sarà utilizzata in tutta la m,sura che sarà necessana ... per la sicurezza delle truppe amerrcane ... non l1m1tavamo l'tmp,ego della potenza aerea m nessuna regione dell'lndocma .. ."' {11). Questa mmaccia d, una ulteriore scalata aerea e stata seguita ben presto dalla disfatta, imposta dagli americani, delle truppe fantoccio nel Laos e nella Cambogia uno scacco cosi radicale per 11programma d, "v1etnamizzaz,one" che, specialmente dopo il fiasco dell'avven• tura cambogiana del magg10 1970. esso rmforzò ulteriormente la dec1sione d1 Wash,ngton d1 continuare a impiegare, nell'Asia sudorientale, 11vasto arsenale della sua potenza d1 fuoco. Così, ben presto, 1 termm1 della "v1etnamizzaz1one" e ta funzione degli americani IO essa furono estesi e ampliati ufficialmente. Il 4 marzo La,rd annuncio che IJ p11md fdse del programmc:1 d1 "v1etndm1naz1one" sarebbe terminala nel corso dell'estate, ma subito dopo aggiunse una nuova co,ldmone alla seconda fase: "Una certa quantitd di forze terrestri d1 lmea americane nmarranno m funzione d1 sicurezza per proteggere le forze USA duran1e I progressi della seconda fase" Questa fase "sarà p1u lunga da conduric a termine", a seconda del penodo 1ndeterm1nato d I tempo che sarà necessario perché le forze ar• mate del governo fantoccio imparino a svolgere le funzioni aeree, di art1gl1er1a e logistiche e altre funz1on1 ugualmente complicate a cui, vedremo fra poco, non vengono nemmeno addestrate (12). Dopo questo periodo d1 incerta durata (nve· lava ora per la prima volta La1rd) ci sarebbe stata una "terza fase": "una m1ss1one d1 consulenza militare. insieme a quelle piccole forze d1 sicurezza che saranno necessarie per la sua protezione" ( 131. E 1n pubblico come 1n privato La,rd _faceva sapere che "le forze aeree e navali amencane sarebbero intervenute nel Vietnam fino a quando fosse stato necessario per sostenere un regime f,loamericano" ( 14). E che nessuno s, dtuda pensando che Rogers e Laird abbia· no formulato 1n modo errato la strategia attuale della ammi• nistrazione N1xon. La "seconda fase" del piano ha dato subito luogo a un sotter• fug10 verbale per cui le forze terrestri d1 lmea americane si sono "protette" sostituendo le "azioni offensive" con la "d1fe· sa attiva" 1n tutto ,I corso dell'autunno. e sono state manda· te m lontane basi d1 artiglieria o operazioni lungo la zona smilitarizzata a seconda delte esigenze poste dalla debolezza delle forze fantoccio (15). Nei cieli, le centma,a di attacchi aerei contro le RDV che hanno avuto luogo alla fme di settembre non hanno fatto che preannunciare gli attacchi molto più ampi che hanno avuto luogo alla fine dell'anno scorso. Nella sua conferenza stampa del 12 ottobre N1xon tornò a ribadire ciò che era già stato affermato da La1rd e da Aogers, ma ancora più esplicite erano le realtà che esplodevano 1n quel momento in tutta l'lndocma. Nella importante conferenza stampa che ha avuto luogo esat· tamente un mese dopo N1xon ha aggmnto nuove condizioni per i ritiri dt truppe americane, condizton1 che, non potendo essere soddisfatte, hanno lo scopo di 91ust1ficare ciò che è voluto e desiderato per ragioni completamente diverse. Oltre a un basso hvello d1 att1v1tà delle forze d, liberazione e ai pro· gressi nell'addestramento dell'esercito cronicamente inefficienti del regime d1 Th1eu. egli è tornato a esigere 11nlasc,o di tutti i prigionieri di guerra e un armistizio in tutta l'Indocina. 11

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