Fausto Sabbatucci nello sviluppo di tutta l'industria manufattunera, infatti, viene perseguito m un'ottica non solo tutta interna alla logica di sviluppo del sistema, assunto come dato (e la cosa era scontata in partenza), ma tutta interna alla logica di sviluppo di settore, anzi di comparto Ila chimica di basel, anzi addi• rittura di un solo prodotto. l'etilene. Siamo al risultato finale dei nuovi metodi p(Ogrammatori: la polverizzazione integrate dei problemi, la segmentazione estrema delle linee di tendenza complessiva e delle decisioni. La realtà sociale del settore chimico, è caratterizzata essenzia1• mente da due fatti: l'accelerata espulsione di manodopera dal processo produttivo, la scarsa probabilità che il settore possa ormai contribuire in qualche modo ad alleggerire la di· soccupazione meridionale. Anzitutto per il tipo complessivo di scelte che sono state fatte per l'industrializzazione del Mezzogiorno, basate essenzialmente sulle industrie di base (siderurgia, alluminio, etilene) e senza legami con il tessuto socio-economico meridionale {agricoltura, industria alimentare, ecc.I. Per mascherare questa realtà. il Piano spara cifre sull' operazione come se fossero petardi: 180.000 addetti in più al 1980, ridimensionati a 150.000 nel progetto di p,ogrammazio· ne generale per il quinquennio '71/'75. In pratica si ipotizza un rapporto capitale/addetto pari a 56 milioni per la chimica di base e a 25 milioni per quella secondaria. Per fare un raffronto concreto basta confrontare queste cifre con quelle che emergono dalle decisioni prese dal CIPE in occasione della approvazione dei pacchetti d'investimento per la Sicilia e la Calabria, i quali prevedono un investimento medio di 46 milioni per addetto nella chimica secondaria, centro petrolchimico escluso. Ci troviamo di fronte a una strategia complessiva. cui il movimento operaio dovrà dare una risposta complessivamente omogenea, purtroppo finora mancata.
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