giovane critica - n. 29 - inverno 1971

96 d• produtt1v1ta e l'introduzione d1 nuove tecnologie nel setto• re lasciano intravedere uhenort risparmi d1 manodopera per unità d1 capitale investito; la quasi tota111a della produz1one nella ch1m1ca primaria e prodotta in cicli contmu1, con 1'1ntroduz1one d• nuovi 1mp1ant1. In un prossimo futuro, gran parte detl',:lttuale manodopera potrà essere sost1tu1ta da elaboratori d, processo in grado d1 controllare tutte le fasi della produzione ed intervenire automaticamente per eventuali operaz1om (correzioni d, temperatura, d1 pressione. controllo delle concentraz1on1, ecc.) S1 prospettano perciò 1mp1ant1 ad att1ss1ma produttività con 20-50 md1on1 d1 fatturato per addetto (particolarmente nella ch1m1ca dei derivati). Questi 1mp1ant1 richiederanno mvest1menti d1 gran lunga superiori a, 55 mi• lion,, prev,sti 1n medta dal Piano da qui a/1'80, per creare un posto di lavoro nella ch,m,ca dt base (è ott1m1st1co pensare ad un fabbisogno d1 80·100 milioni). Solo sotto questo aspetto la ch1m1ca. e proprio la ch1m1ca d1 base. può esser presentata come settore tramante: solo perche promette elevati marg1n1 d1 prodUtt,v1tà. Purtroppo occorre accettare 11fatto che, per essere ··compet1tivo" il set• tore, 1n Italia, deve svilupparsi secondo dette lmee; ma questa pol1t1ca della "abbondanza" non ha senso in un paese ma• lato di d1soccupaz1one, se la si persegue esclusivamente con l'introduzione d1 progresso tecnologico, e ~er la ch1m1ca di base m parncolare il non senso vale anche per d t,po d1 con• sum1 che comporta necessariamente: massificati, distorcenti 1 gusti. la cultura e le capacità produttive degli uommi. Comunque, per concludere, dato 11nostro stato dell'economia, non si puo certo sostenere che la produzione ch1m1ca debba essere abbandonata. semmai s, può affermare che il Piano Chimico avrebbe dovuto optare per un potenziamento della ch1m1ca fine e della parach1m1ca, con più alta 1ntens1tà d1 la• voro, ,nvece di denunciarne la carenza e po, perpetuarla prevedendo impegni p1u massicci nella chimica di base. R,sul• ta chiaro pero che. sia dal punto d, vista sociale (occupaz10· ne) che mdustnate (struttura della produzione. mdustrializza· z1one del Mezzogiorno) è m1stif1catorio voler fare appanre ne• cessariamente 11settore ch1m1co come settore trainante. La lo gica che spiega d prevedibile sviluppo della ch1m1ca di base deve pertanto ricercarsi altrove: interessi precost1tu1t1 espressi dal potere economico, poht1co e dagli stessi capitali stranieri. IL BANCO DI PROVA DELLA PROGRAMMAZIONE FAUSTO SABBATUCCI Il "programma decennale per la promozione della chimica di base" è la prima, delle cosiddette "az1on1 programmatiche", ad acquistare i sacri crismi della uff1cialltà. Perché' E qumd1. che cosa è questo Piano. da dove viene, dove è dtretto? Un discorso sul P,ano chimico comvolge problemi assai vasti: i nuovi indirizzi e metodi della programmazione; i nuovi equi• libn affermat1s1 in questi ultimi anni tr.a I grandi gruppi ca· pitalistìcì italiani; le loro politiche ed i contrasti (o te mtese) che queste generano, anzitutto all'interno stesso del grande capitale e po, tra questo e le piccole e medie imprese e/o il capitale estero; la natura, mfine, e gli sbocchi ultimi di quel• la vera e propria "rivoluzione industriale" che stiamo vivendo, con le drammatiche modifiche che essa apporta alle strutture produttive e manageriali, agli assetti territoriali e dì settore, alla qualità e ai livelli della manodopera occupata. Il Piano, al di là delle linee di politica economica e delle ìpo• tesi quantitative in esso contenute, è anzitutto la prima prova generale del nuovo tipo d1 programmazione che si intende adottare in Italia. Il programmatore non s, fa più illusioni circa la possibilità di "programmare l'economia" in un mercato aperto come è quello italiano: ripiega più modestamente in operazioni di coordinamento e di decisioni specifi· che, di razionalizzazione e coordinamento nell'uso degli incentivi pubblici, ecc., facendosi mediatore d, quegli inevitabili contrasti che possono sorgere anche nelle migliori famiglie. Di conseguenza il Piano, presentato formalmente come ''siste• ma di decisioni operative". di fatto si trasforma in un "siste· ma d, procedure decisionali" (la famosa "contrattazione pro• grammatica"), che da un lato aborrisce giustamente da qual• sìasi sistema di impegni astratti (avulsi cioè dalle concrete esigenze del ciclo economico capitalistico) e dall'altro presuppone "decisioni mature", maturate ovviamente in quella serra calda che sono le imprese. le uniche che abbiano un concreto interesse a contrattare l'incentivo. A questo punto si spiega facilmente perché la chimica di base sia stata scelta come banco di prova della programmazione: l'operazione, infatti. veniva favorita sia dal limitato numero d1 imprese operanti nel comparto (3 in tutto - Ante, Montedi· son, Sir - , anche se il CIPE ne ha "inventato" una quar• ta. la LtQuich1mica, per via del suo potente e famoso z,o d'America, la Esso). sia sul fatto che tutte avevano già preso le loro decisioni di mvestimento. formalizzate in altrettanti piani e attualmente già in avanzata fase di realizzazione In effetti sino al 1974 la programmazione della chimica d1 base

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