a determinare la fusione tra Montecatini e Edison e in seguito, visti i risultati deludenti del tentativo stesso, a non ostacolare l'operazione dell'ENI mirante all'unificazione della chimica pri· maria. La creazione della "grande Bastagi" mirava dunque a restituire credibilità a una Montedison privata, cardine del sistema priva• to, e diretta dal presidente uscente dell'ENI per il quale veniva rapidamente tracciata l'immagine di imprenditore geniale senza ulteriori connotazioni; l'ENI era si relegata al ruolo di azionista tra gli azionisti, ma in cambio si assicurava, e a pieno tempo, i servizi dell'eK vice presidente con pieni poteri della Montedison, attribuendogli il massimo rango. L'unificazione dei programmi della chimica che possiamo consi• derare come una specie di condizione per ottenere l'assenso e i quattrini dello stato doveva passare attraverso altre vie dal momento che l'unione di Edison e Montecatini si era rivelata un grosso fallimento e il sistema borghese aveva respinto la soluzione ENI per l'intero settore. fino al punto di suscitare, in mancanza di meglio, una concorrenza pubblica all'ente di stato come nel caso della SIR finanziata interamente da istituti pubblici e protetta dalla Banca d'Italia. L'unificazione della chimica e il conseguente finanziamento pubblico che una serie di spinte di segno opposto hanno reso assai difficili e compi icati sono ora tentati con una nuova via: si trai· ta del piano per la chimica approvato dal governo alla fine dell' anno. Al piano chimico sono dedicati due articoli in questo stesso numero di GC e quindi rinviamo senz'altro ad essi. Qui si vuole sottolinearne un solo aspetto, cioè quello di essere, di fatto se non proprio nelle intenzioni di tutti, un nuovo tentativo di formalizzare i rapporti tra Montedison ed ENI delimitando i campi di attività di entrambi i gruppi, unificando il finan• ziamento complessivo del settore, registrando in modo coerente l'attività delle imprese minori. 4. In generale la grande stampa padronale non ha colto nell' OPA un'operazione di disturbo (o forse un diversivo) a un complicato piano di utilizzazione della Bastagi al controllo della Montedison con effetti determinanti sullo schieramento capita• listico italiano e sul settore chimico in particolare, con un contemporaneo riassetto di molti rapporti intercapitalistici finanziari e industriali. Il collegamento Bastagi-chimica è invece operato per altra via. Prima di tutto, della Bastogi, di una società tutto considerato in declino da un quarto di secolo, si è offerta un'immagine im93 probabile di quintessenza del grande capitale, quasi che non sapessero tutti che, a parte la quintessenza, ,I grande capitale m Italia è la Fiat. sono te imprese di stato, sono i gruppi stranieri. Quest'interpretazione non era un elemento d1 secondaria importanza ma la premessa indispensabile alla chiusura d1 questa fase di tutta la discussione sul '"che fare?" della chimica ri· manga solo la convinzione che la chimica sia il settore traente dell'economia italiana tanto che anche la Bastagi ci è saltata dentro. Un ragionamento che per altri in forma solo un poco più sofisticata sarà: il capitalista collettivo ha riutilizzato nella chimica,il settore avanzato del decennio '70. i sovraprof1tt1 lucrati nel settore elettrico. E quando la chimica sarà. per una• nime convinzione, il settore traente, gli operai chimici che sciopereranno, rischieranno di essere considerati poco meno di banditi senza coscienza nazionale e tutti i problemi del settore saranno gestiti in modo analogo. Il nostro timore è che nessuno si preoccuperà di guardare dentro questa formuletta. ma essa verrà assunta da tutti in blocco. accettando o combattendo ciascuno secondo le oroprie convinzioni politiche quello che è preso come un fatto tecnico indi• scutibile. Ora avviene invece che la chimica del piano non sia un fatto tecnico indiscutibile: e i compagni chiariscono i motivi per i quali essa non può risolvere i problemi di sviluppo sociale e di occupazione che ne sono la giustificazione formale. Indi· scutibile invece è il fatto che affidarla alla Montedison equivale a giudicare positivamente le precedenti esperienze del gruppo premiandolo con un compito ancora più centrale e esclusivo. In altre parole: il piano potrà anche esserevitale, sorprendendo un po· tutti, e il ministro del bilancio prima degli altri, ma ciò non toglie che non è stato fatto per funzionare come piano, cioè per indicare, coordinare o comandare le attività di un setto• re. Esso è soprattutto la copertura tecnica, al riparo degli attacchi politici contro lo statalismo. dell'integrazione e della divisione dei ruoli tra ENI e Montedison. Con la Bastagi, soluzione assai macchinosa e tormentata per via dell'OPA, il "sistema" ripropone la Montedison: rifinanziandola attraverso il piano chi· mico, esso mostra di puntare molto sulle capacità di questo gruppo di svolgere un grande ruolo negli anni avvenire. I primi risultati del nuovo· corso mostrano. con l'acquisto della Carlo Erba, l'eliminazione dei francesi nella Rhodiatoce e nella Farmitalia, gli ammortamenti scesi quasi a zero che sequello che il "sistema" andava cercando era la continuità con la gestione privatistica dei vecchi baroni exelettrici e con quella sostanzialmente uguale dei giovani leoni dell'impresa di Stato, il "sistema" può dormire sonni tranquilli: niente è cambiato, il piano è in buone mani.
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