92 IL "CASO" BASTOGI GUGLIELMO RAGOZZINO 1. Molti 91ornah pol1t1c1 hanno rtevocato nell'ultima parte dell' anno la storia della Basto91, la soc1eta fmanz,aria che ebbe un ruolo preminente in vane fasi cruc1ah del cap1tal1smo ,tallano operando direttamente e favorendo l'.accumulaz1one net settori che uno dopo l'altro svolgevano 11ruolo d1 guida dell'mdustna e dell'economia nel suo complesso: e questa r1evocaz1one aveva lo scopo d1 sottolineare una certa continuità e d1 conseguenza una certa tog,ca nel trasfenmento della Basto91 e dell'accumula• z1one relativa dalle ferrovie all'industna elettrica e poi da quest' ultima allo sbocco attuale nell'industria ch1m1ca, con l'entrata, p,u o meno espllc1ta, della società nell'orbita della Monted1son, attraverso la fusione con la f1nanz1aria ltalp1, uno dei caposald1 del gruppo ch1m1co. Questo sforzo rievocativo era dopotutto dettato dal buon senso: m questo modo 1nfatt1 , 91ornal1, soprattutto quelli padronali, mcancavano la Storia d1 leg1nimare. m un affresco grandioso. le mesch1nene pur presenti nel "caso" e che potevano filtrare fmo a1 lettori. orma, del tutto 1ncontrollab1h come m ogni fase critica. turbandone Hl modo 1mmed1abile la sicurezza raggiunta con tanta d1fftcoltà. Anche 1 91ornall delta sinistra furono all'altezza e risposero facendo della Bastog, il simbolo della cont1nu1tà del grande capitale nell'1mpadronirs1 dei settar, produtt1v1. Tutto questo ebbe un risultato di qualche importanza: se prima , rispettivi lettori consideravano con un moderato interesse una stravagante battaglia attorno a uno scatolone vuoto. perche tale appariva l'OPA { 11. poi. per la storia della ch1m1ca.cominciarono ( 11 L OPA ~ I ollert.t publJIICd (.JI ilCljUtSIO da parte U1una lJJnl.a tede'k.a per conto d, un cliente rimasto m1ster10so d1 20 m1l1on, d1 azioni Basto91 a! prezzo d1 2 800 lire c1a~una. un prezzo molto supe,10re sia a quelIO corrente nella bors.a klfca 2 000) che a Quello md1ca10 dalla Bastog1 stessa ( 1 6001 al momento d1 s1ab1lire 11rappono d1 cambio con le azioni delle soc1eta che essa doveva assorbire per formare la ..grande Bas1091"· l1alp1, de1 gruppo Mon,echson nonché SES e Sges Queste ultime due g,a tacenti pane del gruppo Bastog1 Le ragioni che spingevano 11 m1s1ertOSOpersonaggio erano cet1itmen1e r.ag,on, serie, da molte de<:1ne d• m11tard1, ma sono rimaste m1ster10se. dal momen10 che l'OPA non ha avuto successo Oa1 momento che sono rimaste m151enose e che non si conosce neppure 11nome del ricco collezionista d1 az,0111 e d1 m1hard1 possiamo a-vanzare solo con9e11ure Una delle p,u mahgne è che SJ sia !fallato d, un g1garuesco polverone per rendere meflicac1 1e opposizioni alla operal!One molto p1u concreta d1 sganc1arnen10 della Monted1son dalle Partec1paz10n1 S1a1ah che pa$.S3Yaanche attraverso un governo Mon1ed1son alla Bas1og1 Un'altra congeuura e che c, fosse ,n atto una scalata alla Bastog1 rimas1a incompiuta per via della fusione. de<:,sa ,I g10r• no d1 ferragos10. cioe abbastanu all'1mp,ovv,so, e che lo scalatore con rOPA s,a nusc110 a provocare una forte tensione sul titolo ed• conseguenza s, s,a t1bera10 delle sue az1on1 con un buon guadagno a interessarsene. S1 era aperto uno spiraglio che permetteva una migliore comprensione non tanto dei casi Bastogi, il cui rilievo rimaneva dopo tutto modesto, quanto di aspetti più generali e mteressant1 l'intero capitalismo nazionale. 2. Se il caso Bastog1 ha riempito le cronache della seconda metà dell'anno, il fatto significativo e del tutto positivo è che solo in parte I g1och1e le tecniche raffmate d1 borsa sono divenuti argomento privilegiato del dibattito politico. In realtà era suffi· c1ente un minimo di attenzione e si coglieva al di sotto dello schermo borsistico una realtà molto più corposa. Era m gioco il controllo della Monted,son con tutto quello che ciò significa a livello produttivo economico e politico. L'OPA rischiava di ritardare se non d1 compromettere in modo sostanziate la ripnvat1zzaz1one della Montedison, necessaria al grande complesso chimico e f1nanz1ario per potersi ricollocare al centro dello schieramento padronale italiano, tra l'ala privata e l'ala pubblica. Dopo la scalata dell'ENI, resa di pubblica cono, scenza nel 1968 e conclusa con il defenestramento del vecchio presidente della Monted,son nella primavera del 1970. la situa· zione rimaneva incerta. Da un lato 11governo non aveva consen• tito di completare l'integrazione della società nel sistema delle partecipazioni statali, affidandola invece a un consiglio di amministrazione espresso da un sindacato di voto paritetico tra azionisti pubblici e privati e dimostrando con questa finzione tanto il proprio controllo sulla società che la propria volontà politica di non farne uso. D'altro lato la borghesia italiana non si dimostrava sufficientemente tranquillizzata: essa non riusciva ancora a considerare l'impresa pubblica come l'espressione di un capitalismo adattato ai tempi nuovi. Avevano buon gioco parole d'ordine di antistatalismo infiammato: nascevano e si sviluppa· vano con tali parole d'ordine i primi rilevanti esempi italiani di piccoli azionisti organizzati, che pur se ben presto utilizzati proprio dall'ENI, il loro spauraccn10, come massa d1 manovra, esprimevano non di meno un grave e diffuso disagio nonché il rifiuto della borghesia a trasferire la guida del sistema economi· co alle imprese controllate e finanziate direttamente dal governo. 3. Ouando si apre il caso Bastagi, la situazione è delineata in un modo abbastanza preciso. Da un lato il capitalismo italiano non può rinunciare a un assetto tradizionale con un'impresa guida dotata di caratteri privatistici e capace di mediare tra settori avanzati e settori arretrati. D'altro canto non sono venute meno sia le cause generai~ sia quelle specifiche del settore chimico, che avevano spinto alcuni gruppi principati, industriali e bancari, dalla Fiat alla Mediobanca. ad accettare o in alcuni casi
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