giovane critica - n. 29 - inverno 1971

La prima considerazione. densa di implicazioni per il futuro. che si ricava da queste cifre è che solo l'aumento del divario di produttività fra il sistema economico meridionale e quello del "resto d'Italia" ha attenuato crolli ben piU drammatici dei livelli di occupazione nel Mezzogiorno. Si può dire che, al 1970, un calo catastrofico e insopponabile dell'occupazione nel Sud, non si è avuto anche per i seguenti motivi: - è aumentata la "specializzazione agricola" dell'occupazione meridionale (ne1 1965 il Mezzogiorno aveva il 45,7 per cento dell'occupazione agricola totale che, nel 1970 è salita al 49,70 per cento, invece di scendere al 43,9 per cento); - il terziario tradizionale (Pubblica Amministrazione. commercio ecc.) ha continuato a rappresentare 0lt1e il 60 per cento dell'occupazione extra-agricola, raggiungendo soglie invalicab1• li di saturazione e di scarsa produttività; - all'interno dell"'industria", l'edilizia ha continuato a rappresentare il 40 per cento dell'occupazione, in un settore edite mer1dionale che ha una produttività al 60 per cento rispetto a quella del settore nel Centro-Nord; - il ritmo sostenuto"dell'attività edilizia (che alimenta una folla di piccole industrie locali complementari), la costruzione delle "cattedrali" siderurgiche e petrolchimiche chiuse in se stessee con minimi rapporti con l'ambiente esterno e quindi abbastanza adatte per convivere con il settore "arretrato" locale, l'ancora scarsa aggressività sul mercato locale della grande industria e della grande distribuzione del Nord, hanno permesso una parziale e stremata resistenza della piccola e media industria locale. Tuttavia in questi anni si è andato aggravando un processo duallstico interno al Mezzogiorno, la cui esasperazione, con sconvolgenti effetti di rottura, costituirà il perno della strategia di controllo neo-coloniale del Sud da parte del grande capitale e dello Stato. Diamo alcuni cenni molto sommari. Mentre I' indice medio della produttività dell'economia meridionale, ri• spetto al Centro-Nord, si è, nel complesso, deteriorato, per i settori "moderni" registriamo invece queste situazioni: l'indu· stria chimica ha nel Mezzogiorno il 32,4 per cento della sua capacita produttiva e il 18 per cento dei dipendenti, la metal• lurgica il 26 per cento degli impianti e I' 11 per cento della mano d'opera, l'industria meccanica il 15 per cento del potenziale produttivo e il 10 per cento dell'occupazione. In Campania, ad esempio, il volume della produzione lorda agricola delle zone cosiddette '.'di agricoltura particolarmente depressa" passa, Ira il 69-61 e 11 64-66, da 50 a 60 miliardi di lire correnti (+ 10 83 miliardi), mentre nelle zone d1 ··importanza agricola" passa da 155 a 227 miliard, (+ 70 m1l1ard1I. La polarizzazione demografica è g,à tate che tre "aree metropo• litane" 1,1 sistema salernitano-napoletano; 11 sistema pugliese centrate-meridionale; la Sicilia orientale) ospitano 10 milioni di persone (oltre il 50 per cento della popolazione meridionale). Sempre al 1970. il "povero" mercato meridionale contribuisce a fornire già il 25,4 per cento del fatturato della Standa e 11 31 per cento della Rinascente e. mentre il programmatore pre• vede "l'inarrestabile tendenza ad aprire sempre più l'area del consumo meridionale ai prodotti delle aree industrializzate". nel dicembre '71, i grandi produttori e, distributori milanesi dichiarano a 24 Ore, nel corso di una inchiesta sugli "Effetti territoriali della tredicesima" · "Quest'anno siamo salvati con il mercato del Sud", motivo per cui "ci siamo preparati per affrontare una domanda concentrata specialmente nei centri più importanti della Puglia, d~lla Campania, della Sicilia". (24 Ore, 10 dicembre '71). I cardini della nuova "filosofia" meridionalistica delle classi dirigenti sono sostanzialmente questi: .- I 7200 miliardi di investimenti scaturiti dalla contrattazione programmata: - i nuovi indirizzi di localizzazione basati sui cosiddetti sistemi di riequilibrio; - la organizzazione della spesapubblica straordinaria secondo i criteri dei progetti speciali. codificati nella nuova legge di finanziamento della Cassa e assunti In pieno dal programmatore; - un nuovo rapporto tra agricoltura e industria sulla linea del Piano Mansholt e del 2"Piano Verde e utilizzando la legge sui fitti dei fondi rustici (Legge De Marzi-Cipolla); - una razionalizzazione del consumo meridionale e della rete distributiva; una ristrutturazione dell'edilizia; una riquali· ficazione e concentrazione del terziario pubblico e privato e della tradizionale mediazione politica che vi era connessa (burocrazia statale, intellettuali di tipo rurale, avvocati, professori umanisti ecc.) nel senso di "un tipo di intermediazio• ne tecnico-burocratica specializzata" (impiegati di servizi bancari e assicurativi, urbanisti e sociologi, tecnic, di manu• tenzione di impianti complessi. ecc.I. Vediamo ora il significato dei singoli punti per cercare di coglierne poi il senso globale, economico. sociale e politico. I 7200 miliardi di investimento, concordati in sede di contratta• zione programmata. che prevedono un rapporto medio capita-

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