82 NOTE DI UN "NORDISTA" SULLA GIOVANE SINISTRA MERIDIONALE PINO FERRARIS 1. Il dibattito pol1t1co ed economico che ha accompagnato l'app,ovaz1one recente detla Legge d, nf1nanz1amento della Cassa per 11 Mezzog,orno, 11 b1lanc10 e le prospettive riservati al Mezzo91orno nel Documento preliminare per 11programma econom1co 1971-75, preceduti dal r1lanc10della tematica mer1d1onal1st1ca da parte dei s1ndacat1 (man1festaz1one a Roma dei 150 mila del 30 maggio 19711. rappresentano le occas1om uff1c1all e p1u vistose d1 una rinnovata attenzione sul "nodo" mend,onale. che impegna orma,, dal 1968. e specialmente dopo Batt1paglta, Avola, Reggio e L'Aquila, sia le classi d1ngen• t1 pol1t1che ed economiche, sia 1e forze "storiche" dell'oppos1z1one Al d1 là della conversione mer1d1onalista d1 Lotta continua, che lanc,a I suoi militanti a sud d1 Napoli, ut1l,zzando un giornale md,rizzato 1nmodo specifico al proletariato meridionale, al dì là d, più modesti pellegrmagg1 pol111c,nel Sud d1 gruppi extraparlamentari, da Roma e da Milano, resta mvece poco noto e decisamente sottovalutato, uno sforzo d1 analisi, un lavoro d1 ag1taz1one,che cresce 1n modo faticoso. con posizioni sovente con1radd1ttone. senza grand, clamori pubbt1c1tari, ad opera d1 c1rcol1,d1 com1tat1, d1 riviste, di collettivi, di una giovane sinistra meridionale, tanto p1u "periferica" quanto essa è "interna" alla spec,f1c1tameridionale D1 recente. alcune pubblicaz1on1, come l'acuto e interessante documento del Centro d1 Coordma• mento Campano "Sulle recenti tendenze dello sviluppo capita· listico ,n Campania. per ,I superamento degli errori d, populismo e di operaismo tra I nvoluzionan che lavorano nel mezzog,orno"; l'opuscolo curato dal Circolo C1tt'1,Campagna d1 Cagliari Per una università contadina; come gli ultimi numen della rivista Quaderni calabresi, del Circolo Salvem1n1d1 Vibo Valentia, hanno mcomincia10 a far affiorare le punte d1 un ben più vasto, articolato impegno d, militanza d1 base nel Mezzogiorno. della sinistra stonca ed ex tra-parlamentare. Questo articolo tentera d1 raccogliere, in modo assolutamente autonomo. nelle critiche e ne, consensi, gli stimoli che provengono soprattutto dal lavoro d1 questi compagni. 2. Penso che sia utile, a modo d1 premessa. tentare però di stendere alcune note sulle nuove linee d1 governo nel Mezzo91orno, quali cercano d, defm1rle le classi dmgent1 nazionali, avendo presente anche quanto scrive Augusto Graziani su Economia pubblica (maggio giugno '71 ): "Le sorti del Mezzogiorno non stanno dunq·ue tanto all'interno delle re91on1del Sud, ma al di fuori d1esse,Per intendere quali saranno presumibilmente le sort, del Mezzogiorno. occorre guardare p,ù all'esterno che all' interno dell'econorma meridionale. Guardare all'esterno s1gnif1ca prendere 1n esame la strategia delle grandi imprese, da un lato, e, dall'altro, le linee di intervento del settore pubblico". Noi, che pur crediamo che il destino del Sud sia invece nelle mani, prima di tutto, delle masse proletarie del Mezzogiorno. non possiamo tuttavia non tenere conto di questa osservazione, perché quel destino non prescinde. ma s1 costruisce in opposizione, alla pur solida e pesante presenza d1 questi "centri esterni d1 decisione". Il "consuntivo 1966-1970" della programmazione, contenuto nel Documento preliminare di Giolitti, nella franca registrazione del fallimento d1 tutte le "finalità generali" del piano Pieracc,ni, prende atto ufficialmente e senza reticenze del fallimento totale dell'obiettivo "meridionalistico" di svilup· po e di riduzione degli squilibri. Due dati essenziali vengono forn1tt: l'uno relativo alla produttività, l'altro all'occupazione. Lo scarto del valore aggiunto delle regioni meridionali. rispetto alla media nazionale, invece d1 ridursi dal 22 per cento (19651 al 15 per cento (previsione per il 19701. 10 realtà s1 è accresciuto, salendo al 24 per cento. Per quanto riguarda l'occupazione nel Mezzogiorno. invece d1 un preventivato aumento di 240 mila unità al 1970, si è avuta una diminuzione d1 144 mila occupati. Anche nel "resto d'Italia" vi sono grosse discrepanze tra piano (+ 560 mila posti di lavoro) e realtà (- 28 mila). Però, mentre nel "resto d'Italia" sono stati sostanzialmente raggiunti gli obiettivi di incremento di occupazione ne, settori extra-agricoli (+ 817 mila occupati). gli scarti registrati, nel saldo totale dell'occupazione, sono da attribuire ad un esodo agricolo assolutamente imprevisto (- 835 mila attivi. mvece di - 250 mila preventivati); il fallimento degli obiettivi di incremento dei livelli di occupazione net Sud ricade tutto e quanto sul mancato aumento nell'occupazione e-xtra agricola. 1n particolare nell'industria manifatturiera. (1) 11 D.tll ,n(J.:.g,ne della Contmdu~u,.t pt'r 11 u,enn,o 1967 69 SYI Meu091orno s1 ricavano te seguenti cifre 1244 m1l1ard1 d, 1nvest1men11 nelt'mdustna man1la1tur1era hOf'lno avuto come risultato 27 m1ta occupati m meno L·aumento d, 7800 posti d, lavoro nel seuore ch1m,co, d, 400 pos11 m quello te$$1le,d, 100 m quello delle tavoraz1on, non metalhlere, noi'\ hanf'IO"eanche lontanamef'lte compensato 1 16 m,1a posti d1 lavoro pe1s1nell'mdustna delle pelli, cuoio, calzature., 7600 pers.1nell'1ndus1ua del legno e de• mob,11, • 6200 nell'1!'ldus1r1ametallurgica e meccanica,• SSOOm meno m quella ahmenrare e del tabttcco N 1cola Cacace scrive '"Nel b,enmo 1968-69 sono s1a11mves1111nel Meuog,omo p1u d1 750 m, l1ard1nell'1ndust11a rnan1lat1ur1era e c• s• e trovati con 47 mila post• m me no Cioè 16 m1l1on, di ,nves1,menu per ogn, posto scomparso"
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