76 mcestuosamente e orma, ha raggiunto con tutti , componenti della m1nf1ca schiera o della laida tnbu ogni pertugio. senza lasciare e senza concedere alcun vuoto. alcun spazio libero o angolo occulto. goccia d'acqua o sorso d'aria che non siano preventivamente programmati e autonzzat,. E' merito d1 Sciascia d'avere rappresentato questo con rigore e con una discrezione d'alta classe. Certo il problema, che è po, 11 problema d1 fondo di questo momento (d1 quest, anni) coinvolge in modo critico anche l'autontarismo burocratico dei part1t1, l'autoritarismo f1lolog1camente arretrato della d1ss1• denza, l'autoritarismo dell'antiautootansmo, più spec,oso e farneticante. in quanto più sfaccettato, dell'autoritarismo in atto. Il dettaglio, m fondo. finisce per contare poco. Natu· ra1mente non posso omettere di registrare alcune stecche nel racconto, come m ogni repertorio d1 tenore per quanto celebre e applaudito: giovani dissidenti schematizzati superf icialmente e con una certa volgarità ideologica; te insofferenze nei r1guard1della o delle sinistre poco o male argomentate: e altre che ho già indicate. In margine è tuttavia giusto sgomberare il campo da un equivoco (forse): sperare nella rivoluzione (1n altre parole, sperare che le cose mutino e deb• bano mutare, nella sostanza) non e proprio come sperare nella v,ta eterna /leggendo Pascal). Se un paradiso c'è ci vai. se non c·e ci resti semplicemente trombato; ma se la rivoluzione la speri e la vuoi e non puoi pili sperarla e farla, non si resta in pace sull'inginocchiatoio a speculare te stelle ma si finisce in galera o su una sedia cogli elettrodi ai coglioni; bastonato, picchiato. 1nsegu1to. finito, defenestrato. Dico ciò alla fine di un breve discorso argomentato, come credo; ma sono convinto che Sciascia nonostante alcuni estri contrari non l'ha dimenticato: anche lui nelle conclusioni di questo bel racconto Ombre rosse 1 "'Cina: cultura cinema e rivoluzione" Samona e Savelli, 1971, pp. 192, L. 1 000 MEGLIO TRINIT ~ FABIO LEMURE Attorno al cmema negli anni '60 si apri un discorso pol1t1· co suita cultura che investì soprattutto le nuove generazioni. Col sorgere del movimento studentesco questo discorso ancora incerto e spesso contraddittorio (di cui servir~bbe rifare la storia, capire la genesil fu spazzato da altri problem,. Cerca invece d1 riprenderlo più organicamente la nuova serie di Ombre rosse, un tempo fra le più vive riviste cinematografico·culturali di quella stimolante eterodossia di cu, si parlava all'mizlo. Rd1utando del proprio passato ''l'ec1etti· smo. la funzione d1 generica informazione, la polemica brillante e un certo consumismo", Ombre rosse esce in una nuova veste per compiere un discorso più specificatamente politico. senza che per questo 11cinema diventi un pretesto. perché esso è "ancora un terreno privilegiato di analisi del1' incontro tra cultura e storta politica (..,) attraverso cui è possibile risalire a discorsi più vasti". Il primo fascicolo della rivista è dedicato alla "Cina: cinema, cultura e rivoluzione", e la proposta pohtico·cultura1e della redazione e ferrea e precisa non lascia scampo. Tra le Tesi sul cinema e la rivoluzione culturale che dovrebbero offrire l'angolatura po• litica con cui affrontare i temi della cultura e del cinema in particolare, ce n·e· una (la tredicesima) che pur non rac· chiudendo tutte le 1potes1 redazionali (spesso contraddittorie) ne mostra però l'aspetto peggiore che non vorremmo fosse il pili autentico. Suona cosi: "Il cinema deve contribuire alla propria morte. Forma d1 espressione in cui la parte organizzativa. il meccanismo della realizzazione, l'autoritarismo dell'immagine, limitano o vietano la libera parte· cipaz1one dello spettatore, in una situazione comunista essa è destinata a perne (... ). Noi lottiamo per la sua progressi• va scomparsa. nell' acqu1siz1one da parte del popolo d1 forme d1 comunicazione e di espressione meno mediate e artifi• ciose". Per il presente tuttavia, f1nche il comunismo non avrà sconfitto il cinema e ogni altra forma di comunicazione "mediata" il modello che ogni mtellettuale deve scegliere per suicidarsi è quello cinese, esemplificato in citazioni di Mao sul problema dell'arte. in articoli di riviste e giornali cinesi sullo stesso tema e soprattutto nella figura di Lu Hsun che "al pari e pili d1 Brecht (... ) ha incarnato in una situazione assai prossima al nostro presente, il più conseguente processo di distruzione dell'artista e del poeta". Sulle teo• ne artistiche de, compagni cinesi è più che lecito nutrire dei dubbi, e se qualcuno non ne avesse i film cinesi in circo•
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